Fare memoria della freschezza dello spirito delle origini
Correva l’anno 1967. La mia generazione si stava preparando a dare l’assalto al cielo.
Un giorno qualsiasi del marzo di quell’anno, un giovane architetto argentino bussò alla mia porta. Cercava un certo Walter con cui aveva parlato a lungo la sera prima. Solo che quel Walter non ero io. La persona con cui aveva parlato non era conosciuta con il suo nome ufficiale, ma con un soprannome, come usa molto da queste parti.
Quando aveva chiesto in giro dove abitava Walter, le indicarono la mia casa e così, per quello che potrebbe essere definito uno scherzo del destino, oppure, come credo io, un disegno della Provvidenza, la mia vita cambiò verso.
Rimasi affascinato dal tipo di contestazione che mi venne proposta.
Dopo qualche mese da quell’incontro andai ad abitare a Loppiano, il luogo da dove proveniva quel giovane argentino. C’erano centinaia di ragazzi venuti da tutte le parti del mondo. La mia prima abitazione fu una casetta prefabbricata in cui eravamo stipati in otto. Un giovane nero del Camerun, erede di un’importante dinastia di notabili, un nero americano di New York con una voce incredibile, un filippino di Manila, uno slavo di Lubiana, capitato per sbaglio pensando di trovare un monastero, due italiani, uno del nord e l’altro del sud, uno svizzero appena arrivato dall’India dove aveva vissuto per qualche anno e un francese.
Non era una convivenza facile ma avevamo tutti un sogno: costruire un mondo nuovo, abbattendo tutte la barriere culturali, politiche, economiche e sociali, linguistiche che ci dividevano.
Migliaia di persone ogni fine settimana arrivavano in questo colle richiamati dal fascino di questa utopia in cui l’unica legge era il vangelo.
Sono rimasto a vivere nella cittadella di Loppiano quasi cinque anni, studiando e lavorando per sviluppare le piccole aziende che permettevano il sostentamento delle centinaia di persone che si avvicendavano per la propria formazione spirituale e culturale.
Ho provato un’emozione forte quando papa Francesco ha ricordato agli attuali abitanti di Loppiano di fare memoria, cioè di avere presente, nell’oggi della storia, la freschezza dello spirito delle origini di quel tempo di fondazione.
Walter Checcarelli