Ascoltare la Sua voce che mi parla attraverso i fatti

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Un giorno viene a trovarmi P., papà rimasto solo dopo la morte del figlio M. di appena 26 anni, morto in un incidente stradale. P. è separato dalla moglie già da qualche anno. Lui non frequenta, ma lo rivedo puntuale ogni fine mese quando viene in cappella per ascoltare la Messa in suffragio del figlio. E con lui, ogni volta, sempre un gruppetto di giovani amici di M., che solitamente non frequentano mai la chiesa, ma che da un anno a questa parte vengono sempre per la Messa mensile di anniversario in segno di amicizia.

Quella mattina P. mi chiede se posso celebrare nella chiesa grande una Messa straordinaria per M. in occasione del primo anniversario. Cadrebbe proprio durante la Settimana Santa. P. vorrebbe invitare tutti gli amici, le squadre di calcio della zona e i famigliari. L’anno precedente, il funerale ricordo che era stato una fiumana di giovani impressionante, mai visti prima di allora. Fissiamo la data e sposto alcune celebrazioni penitenziali in programma.

Qualcuno potrebbe però non accogliere di buon cuore la scelta di spostare le confessioni serali in preparazione alla Pasqua. Così colgo l’occasione di questa Messa per coinvolgere tutta la comunità nel mostrarsi accoglienti non solo a parole, ma anche nei fatti. Il gruppo adolescenti aderisce in pieno, pur non avendo conosciuto M. per la troppa differenza di età.

Faccio un passaparola tra famiglie “vicine” incoraggiando la loro presenza. Coinvolgo pure la corale giovanile ad animare la Messa, chiedendo loro un piccolo sacrificio visto che nella Settimana Santa hanno poi da animare anche tante altre liturgie. Spiego loro che è importante mostrare l’accoglienza facendo sentire non a disagio chi solitamente non frequenta la chiesa. Arriva la sera del Mercoledì Santo. La chiesa, piuttosto capiente, è praticamente quasi piena con circa 300-350 persone. Mai mi sarei immaginato una cosa del genere.

Coinvolgo l’amico del cuore di M.: M., un giovanotto di 25 anni, che fa parte della squadra calcistica, prepara un breve pensiero di introduzione alla Messa e, con non poca fatica, alcune preghiere dei fedeli che mi porta in visione qualche giorno prima. A dire la verità, quando leggo  le preghiere, d’istinto mi sarebbe venuto da fare tante correzioni; siccome, però, ho visto tutto lo sforzo di questo giovane e la sincerità del suo cuore, mi sono limitato a correggere solo due gravi errori grammaticali per non umiliare la sua fatica e gli dico: “sono molto belle e che vanno benissimo perché fatte con il cuore e nella verità”. Tra l’altro, la sera che viene a trovarmi, questo giovanotto, in modo inaspettato mi apre il suo cuore: ne nasce una bellissima e profonda chiacchierata a 360° sul senso della vita.

Arriva la sera della Messa. Durante la celebrazione in pochi rispondono e cantano. E ancor meno fanno la Comunione quando è ora! (… d’altra parte è tutta gente non abituata). Eppure avverto un grande clima di raccoglimento e una forte presenza di Dio. Anche nel pensiero che faccio dopo il Vangelo vedo tanta attenzione e un profondo clima di ascolto. Ripropongo i testi della Parola usati un anno prima nella celebrazione delle esequie: racconto qualche breve esperienza personale.

Terminata la Messa dico loro che possono fermarsi in chiesa tutto il tempo che vogliono per salutarsi, viste le condizioni non buone del tempo fuori. Mi viene così offerta la possibilità di conoscere un po’ di gente mai vista prima. Mi svesto in fretta in sacrestia e passo tra i banchi. C’è un allegro vociferare, ma avverto che la cosa non disturba affatto. C’è un clima bellissimo che mi allarga il cuore. Ad alcuni riesco ad andare incontro per primo, altri, prima di uscire, passano a salutarmi e a presentarsi.

Qualche settimana dopo la Messa, gli stessi amici organizzano un torneo di calcio in memoria di M. e concludono con il pranzo e le premiazioni negli stand della sagra parrocchiale. Durante il pranzo, anche se sono già passate 4 settimane, alcuni di questi giovani mi avvicinano e ringraziano per la Messa di quella sera. Il buon Dio evidentemente aveva toccato i loro cuori. Al momento delle premiazioni, gli amici di M. mi chiedono di prendere il microfono e dire una parola (non era inizialmente previsto). Ringrazio tutti per la loro presenza perché ci hanno aiutato ad essere comunità aperta e accogliente.

Dopo di allora non è che questi giovani abbiano cominciato a venire in chiesa, però, quando incontro qualcuno di loro per strada, mi dà tanta gioia poterli salutare “non in forma anonima”. Il papà già mi ha invitato questa estate quando si ritroveranno per una cena in compagnia.

Questa esperienza “prolungata” mi sembra abbia messo insieme le Parole di Vita di questi mesi:

  • “Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri”. Davvero il Signore mi ha guidato in questa esperienza a mettermi in gioco, a non rimanere fisso nei miei programmi e nelle mie cose, ma ad ascoltare la Sua voce che mi parlava in questi fatti.
  • “In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna”.In questa esperienza ho respirato la bellezza della “vita eterna” e del credere insieme come comunità. Perché credere non è questione di testa, ma di cuore. Chi ama crede. E l’aver amato queste persone mi ha aiutato ad avere una più bella unione interiore con Dio.

Un parroco

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2 Commenti

  1. Grazie per questa bellissima esperienza che ci da tanta tanta speranza e che indica percorsi nuovi per creare ponti con giovani che non frequentano più le parrocchie!

    Lucia Magno

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