Palermo, la scelta per gli ultimi: una comunità si adopera per le famiglie di etnia Rom.

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Pubblichiamo due testimonianze arrivate da Palermo. La prima riguarda l’inserimento dei minori Rom nelle scuole della città e la seconda racconta dell’azione di alcune persone della comunità dei focolari per sostenere l’inserimento delle famiglie Rom in seguito alla dismissione del campo nomadi.

 I minori Rom che oggi frequentano la scuola sono quasi interamente “immigrati di seconda generazione”, bambine e bambini, ragazze e ragazzi per la maggior parte con cittadinanza non italiana, nati però sul nostro territorio, figli della migrazione delle numerose giovani coppie che, a seguito del conflitto civile in ex Jugoslavia, hanno deciso di trasferirsi in zone più occidentali d’Europa. I primi tentativi di scolarizzazione dei minori Rom sono stati avviati dal Provveditorato agli Studi di Palermo sin dagli anni ’90, da quando le prime comunità Rom si sono prima insediate in via Messina Marine e in seguito sono state trasferite al campo della Favorita.

Dal settembre 2006 sono referente per l’Ufficio Scolastico Regionale dell’inserimento e dell’integrazione scolastica degli alunni Rom. Ho accettato questo nuovo e difficile incarico con la consapevolezza che si sarebbe trattato, per me, non soltanto di un incarico d’Ufficio ma di una scelta d’amore verso gli ultimi della nostra città.

Le esperienze che sto vivendo adesso con i minori e i giovani Rom, le loro famiglie, le loro condizioni di vita direttamente viste e conosciute presso le baracche del Campo Nomadi della Favorita di Palermo, mi hanno disvelato una realtà ricca di umanità ma anche di sofferenza prima per me impensabile e inimmaginabile per la nostra città.

Per ciascun bambino che riesco a iscrivere a scuola si spalancano poi abissi di bisogni, diritti negati, problemi di sopravvivenza. Il mio compito dovrebbe limitarsi ad assicurare una scuola per tutti ma, dopo aver conosciuto i bambini e i genitori, sento che non posso limitarmi solo all’iscrizione formale. Così accompagno io stessa i genitori presso le scuole, li presento ai Dirigenti, parlo con i docenti, accompagno i bambini il primo giorno di scuola.

Dal 2006 ad oggi sono state realizzate numerose progettualità, iniziative, manifestazioni per diffondere la cultura Rom e promuovere l’integrazione scolastica. Le famiglie hanno gradualmente capito l’importanza della scuola e, nel tempo, bambine e bambini hanno proseguito il percorso scolastico, che prima era fermo solo alla scuola primaria, anche alla scuola secondaria di primo e secondo grado. Per poter coinvolgere più persone, ho chiesto e si è costituito ufficialmente un gruppo di lavoro permanente presso l’Ufficio Scolastico formato da docenti referenti delle scuole che accolgono i minori Rom e dalla direttrice in pensione della scuola con cui ho sempre collaborato per iniziative a favore dell’integrazione scolastica dei nostri alunni Rom. Con questo Gruppo abbiamo avviato numerose iniziative tra cui il reperimento di fondi per l’assegnazione di borse di studio che viene fatta già da due anni e attività di doposcuola con il coinvolgimento di altri volontari. Date le terribili condizioni del Campo, sempre segnalate in tutti gli eventi pubblici, molte famiglie sono partite in altri Paesi mentre altre hanno avuto in modo regolare la casa popolare. Delle centinaia di persone che inizialmente risiedevano al Campo adesso erano rimaste 54 persone di cui 24 bambini.

Il 5 aprile 2019 è stata eseguita la dismissione definitiva del Campo e il trasferimento di queste famiglie in alloggi non ancora definitivi. E’ stata una di quelle giornate che si incidono profondamente nella vita e resteranno per sempre impresse nella memoria e nel cuore. Tutti i giornalisti e curiosi non sono stati fatti entrare nel Campo. Io in veste ufficiale di referente dell’Ufficio Scolastico ho seguito dall’interno tutte le fasi, per condividere con le famiglie questo momento e manifestare vicinanza e solidarietà che hanno molto apprezzato. La mattina presto dopo aver fatto andare a scuola tutti i bambini e i ragazzi, insieme all’assistente sociale e a tutte le famiglie siamo andati nella baracca- Moschea per “l’ultima preghiera”. Ci siamo disposti a terra, sui tappeti, gli uomini davanti e le donne dietro, molti piangevano in modo commovente. Finita la preghiera, quando siamo usciti dalla baracca è iniziato a piovere e una signora Rom mi dice. “Dio piange con noi”. Poi arriva il Sindaco, ringrazia tutti per la collaborazione. Inizia il trasferimento delle famiglie verso alloggi rimasti secretati per evitare eventuali manifestazioni strumentali di protesta. Tutto avviene in un’atmosfera di grande tristezza ma anche di compostezza e civiltà. Neanche loro sanno dove andranno, ma hanno imparato a fidarsi di noi. Li rassicuro che nessuno resterà in mezzo alla strada.

Le Forze dell’Ordine familiarizzano e offrono biscotti. Le famiglie aspettano ordinatamente con i loro borsoni e valigie che mi ricordano quelle dei nostri immigrati del dopoguerra. Quando tutte le famiglie sono state trasferite inizia il lavoro delle ruspe e l’abbattimento delle baracche con dentro ancora tappeti e quello che è rimasto.

Sono contenta che nessuno, né grande né piccolo abbia assistito a questa operazione drammatica. Ci sono famiglie che da più di 20 anni vivevano in quelle casette che si erano sistemate come meglio potevano. L’assessore procura dei panini per il pranzo e poi metterà a disposizione una mensa che durerà per il primo mese. Nei primi giorni con un gruppo di volontari, straordinari non tanto per l’aiuto concreto quanto per l’amore che mettono anche nelle piccole cose come portare una tovaglia quando offriamo il pranzo nei primi giorni che la mensa non è ancora in funzione, provvediamo ai bisogni più urgenti andando anche a trovare i nostri amici nelle nuove sistemazioni e facendo sempre sentire la nostra vicinanza e il nostro aiuto concreto.

In questi giorni il cerchio delle persone di buona volontà che collabora per aiutare queste famiglie si è allargato sempre più a testimonianza che non sono i discorsi e le parole a poter creare spiragli nel massiccio muro del pregiudizio, ma solo l’esperienza dell’incontro reale tra persone, attraverso un dialogo aperto e sincero, fondato sulla reciprocità, cioè sulla capacità di dare e ricevere che è propria di ciascun uomo”.

Carla Mazzola

Referente per l’Ufficio Scolastico Regionale dell’inserimento e dell’integrazione scolastica degli alunni Rom

 

È stato proprio nel momento della dismissione del campo che abbiamo pensato quanto fosse necessario essere presenti, far sentire la nostra vicinanza, la nostra accoglienza, la nostra disponibilità. La prima sera dopo lo sgombero – la sera più triste e più difficile –  nella quale Carla e altre maestre avevano organizzato una cena all’aperto, siamo andate per conoscere queste famiglie e le loro necessità. “Siamo amici”, abbiamo detto. Uno di loro col cellulare ha filmato quel momento e commentava dicendo: “Ecco, vedete come sono affettuosi i cittadini palermitani, hanno portato da mangiare”. Carla si è interessata affinché i bambini potessero continuare a frequentare  la scuola e con l’assistente sociale del Comune ha organizzato un pulmino.

Anche se il Comune si è impegnato per trovare una sistemazione per ogni famiglia si sono manifestate delle necessità. Ad esempio in un Istituto (alloggio provvisorio) non fornivano lenzuola e asciugamani e le famiglie non potevano cucinare, né lavare i panni. Così con Ornella abbiamo portato tutto l’occorrente ed abbiamo fatto la spesa comprando alimenti che non era necessario cucinare e Ornella ha provveduto a fare il bucato. Qualcuno ha contribuito economicamente. Le famiglie alloggiate nelle case requisite alla mafia hanno avuto bisogno anch’esse di viveri per i primi giorni.

Una famiglia si è trasferita in un’altra città. Abbiamo trovato per loro delle valigie e tanti indumenti. Un’altra famiglia composta da papà, mamma incinta e tre bambini, in attesa di documenti  necessari per un trasferimento in Francia, dove ha dei parenti e la sicurezza di un lavoro, ha avuto bisogno di una visita per la mamma che è stata accompagnata da Ornella ed Elda presso un medico che gratuitamente ha fatto un’ecografia. Avevano bisogno anche di medicine e dato che provvisoriamente erano alloggiati in un albergo ed erano costretti a mangiare solo  panini, abbiamo pensato anche, con il coinvolgimento altri amici di preparare per loro ogni giorno il pranzo. Non posso raccontare la loro felicità! Con i soldi raccolti, anche da parte delle maestre, abbiamo comprato loro il baule per la macchina per il trasloco, poi abbiamo regalato vestitini per il nascituro. Un giorno avevo ricevuto un telefonino da destinare a chi ne avesse avuto bisogno. Così l’ho proposto a questa mamma che è rimasta felicemente sorpresa e commossa: proprio quel giorno  si era rotto il suo e non sapeva come fare. Quando i documenti erano pronti, abbiamo deciso di salutarli, anche per loro desiderio, prendendo insieme un gelato e abbiamo portato dei libri in  dono ai bambini, affinché non dimenticassero la lingua italiana. Prima di partire ci hanno mandato una scatola di cioccolatini e una letterina:

Per i nostri cari

Ciao a tutti, nel periodo più difficile che abbiamo avuto grazie a delle persone speciali che abbiamo avuto accanto abbiamo superato i nostri giorni più difficili. Sarete sempre nei nostri pensieri e non vi scorderemo mai; noi speriamo un giorno che la nostra vita sia migliore e che vi potremo ricompensare di tutto quello che avete fatto per noi. Grazie mille da Enis, Rita, Musa , Marvin, Sabrina. Vi vogliamo un mondo di bene.

 Hanno lasciato una letterina di ringraziamento anche alle maestre, affinché si facessero portavoce anche verso le famiglie dei compagnetti di scuola”.

Rori Cigna

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