Mai più accada – Corso online sulla prevenzione del femminicidio

“MAI PIU’ ACCADA” – Corso on-line gratuito sulla prevenzione del femminicidio e della violenza sulle donne.

  • 15 febbraio Gatti Nicoletta, biblista. Il pensiero di Gesù riguardo alle donne lapidate nel suo tempo per motivi di ottemperanza alla legge mosaica: lettura esegetica dell’ episodio di Gesù e l’adultera. Gesù e le donne nel Vangelo di Giovanni.
  • 22 febbraio Angela Maria Toffanin, sociologa. Sociologia delle emozioni e la violenza di genere. La violenza maschile contro le donne, pratiche e politiche di contrasto e superamento della stessa.
  • 29 febbraio Nibras Breigheche, Dottorato di Ricerca in Lingue, Letterature e Culture in Contatto (Università “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara)
    La donna nell’islãm: studi e considerazioni attorno agli ahädith falsi e deboli. Prevenire la violenza di genere nelle religioni: come?
  • 7 marzo p. Mario Mingardi O.F.M.Conv. Violenza di genere e influenza del Maligno sulla mente e sulla volontà umane: la prevenzione dei femminicidi alla luce di Genesi 4,7.
  • 14 marzo dr. Diego Coelli, psicologo dell’emergenza. Percorsi personali e comunitari per prevenire la violenza sulle donne: questioni sulla formazione della coppia, della distribuzione dei poteri all’interno di essa, sulla relazione di coppia e l’evoluzione della stessa.

Iscrizioni: jonathan@davide.it




TOGETHER: 100 ragazzi, 3 giorni e tantissima felicità!

Il CONGRESSO dei e delle gen3 (ragazzi e ragazze del Movimento dei Focolari) da 9 a 18 anni: tre sorelle, di 11,12 e 16 anni ci raccontano la loro esperienza vissuta nel periodo pasquale

Ciao a tutti!  Durante il triduo pasquale, dal 6 all’8 aprile, con i e le gen 3 abbiamo partecipato ad un “congresso” a Cavallino, un piccolo paese sul mare in provincia di Venezia. Eravamo tantissimi. Arrivavamo dal Triveneto, da Udine, da Bergamo, da Brescia e anche da Mantova! Il viaggio per raggiungere il Cavallino è stato un po’ tormentato a causa di un incidente che ci ha rallentati, ma siamo riusciti comunque a divertirci e sfruttare il tempo dell’attesa per conoscerci.

Appena arrivati abbiamo cominciato le nostre attività divisi per età.

Noi più piccoli abbiamo iniziato con la parola di vita di aprile “Cercate le cose di lassù” che abbiamo subito tradotto in “punta in alto la tua vita” e l’abbiamo poi sfruttata come spunto per giochi e riflessioni. Abbiamo imparato a non accontentarci di piccole soddisfazioni perché si possono sempre raggiungere un sogno e una gioia più grandi. Un’attività che abbiamo molto apprezzato è stata la creazione del “cartonales” (un murales composto di scatoloni) che abbiamo colorato con la scritta “together”: la cosa più importante del congresso infatti era essere uniti con gioia. Per concludere,ci siamo salutati con i “grazie per”: ognuno di noi aveva un foglio attaccato alla schiena per accogliere le dediche degli altri. Ci ha stupito vedere quanto avessimo condiviso in soli tre giorni.

Leggi tutto su: https://www.focolariveneto.it/bambini-e-ragazzi/together-100-ragazzi-3-giorni-tantissima-felicita/




La bellezza di crescere – Ezio Aceti e Stefania Cagliani – Video delle 6 puntate

Guida per genitori ed educatori che vogliono amare

EZIO ACETI E STEFANIA CAGLIANI

Gli incontri, della durata di un’ora, sono stati trasmessi in diretta da Telepace per sei giovedì consecutivi.
PRIMA PUNTATA

SECONDA PUNTATA

TERZA PUNTATA

QUARTA PUNTATA

QUINTA PUNTATA

SESTA PUNTATA




La sofferenza al cuore permette pure di dilatarlo

Egidio Canil ofm

Non sono stati pochi i religiosi e le consacrate che hanno vissuto nella propria carne la piaga del Coronavirus. Tante volte senza sapere come, sono stati investiti dalla marea del Covid-19 e costretti anche al ricovero in ospedale. Sono loro, che l’hanno vissuto “in diretta”, a poterci raccontare il nuovo orizzonte che tale esperienza comporta e quali siano le lezioni da imparare. Ce ne parla p. Egidio Canil, religioso francescano conventuale, che si è trovato in isolamento per 40 giorni. Risiede a Padova, presso la Basilica di Sant’Antonio, ed è allo stesso tempo membro del Centro internazionale dei religiosi che aderiscono al Movimento dei Focolari.

Il Coronavirus è entrato, inaspettatamente, anche nella mia vita. Sono stato dichiarato “positivo”, assieme ad alcuni confratelli, il 19 marzo. Subito mi è stato imposto di vivere completamente segregato dal resto della comunità. Una quarantena che per me si è prolungata per 40 giorni. Per sette giorni sono dovuto ricorrere anche a un ricovero ospedaliero. Unico sintomo la febbre, piuttosto elevata, che mi ha accompagnato per diversi giorni sia in convento che in ospedale. Il virus con ogni probabilità ha indebolito il mio cuore.

È stata un’esperienza che però non mi ha impedito di continuare ad amare i fratelli, a collegarmi spesso e sostenere gli altri confratelli che erano in isolamento come me, e a mostrarmi grato verso i confratelli sani per tutte le premure che avevano nei nostri confronti.

Molte volte inoltre, dimenticando me stesso, mi sono trovato anche a “gioire” di questa prova perché mi spingeva a vivere la mia malattia in comunione con tanti altri fratelli e sorelle che nel mondo erano stati colpiti dallo stesso virus!

Il sostegno dell’unità e delle preghiere di tanti

Nei giorni più pesanti e difficili dell’infezione, mi sono stati di grande sostegno e sollievo la solidarietà, i segni d’unità e le preghiere che tante persone da varie parti del mondo mi face- vano pervenire. Numerosi religiosi francescani e di altri ordini. E poi molti altri amici e tanti membri del Movimento dei Focolari, compresi Maria Voce, la presidente, e Jesús Morán, il copresidente.

Di particolare forza e sostegno sono state anche le preghiere che, tramite i contatti dei focolari e altri, venivano fatte da fratelli e sorelle di altre religioni. Per molti anni, infatti, sono stato in Assisi, dove ho partecipato agli incontri interreligiosi e ho potuto conoscere e instaurare rapporti di fraternità e amicizia con fratelli indù, buddhisti, musulmani e, allo stesso tempo, con membri di altre Chiese cristiane. Avendo saputo della mia malattia mi hanno fatto arrivare molte espressioni di vicinanza, assicurandomi la loro preghiera.

[…]

Anche se il virus, un po’, ha intaccato il mio cuore, l’esperienza della pandemia me lo ha allargato, lo ha dilatato nel prendere dentro tutto e tutti, specialmente le ferite e i drammi dell’intera umanità. Un’esperienza viva di universalità che proprio non mi aspettavo, dato che la tendenza “normale” quando siamo malati è piuttosto a racchiudersi nel proprio mondo. Si vede che la malattia, se vissuta in un certo modo, genera un cuore più grande.

Leggi tutto sulla Rivista Ekklesia n. 8 – anno 3 (2020/3) pp.53/54

 




Esperienze sul sito del Veneto

ESPERIENZE – SEGNI DI FRATERNITA’




Coronavirus, gli anziani (non più) scartati

Possono gli anziani contagiati da coronavirus essere scartati dalla terapia intensiva perché con poche “speranze di vita”? L’esperienza del dottor Valter Giantin nel Comitato etico di Padova.

Gli anziani sono il suo mondo, il suo lavoro, il suo orizzonte di cura, anche in tempi di pandemia di coronavirus. Valter Giantin da 25 anni è un apprezzato geriatra e negli ultimi anni è vicepresidente del Comitato etico per la pratica clinica dell’Azienda Ospedale-Università di Padova, dove nei reparti Covid sono stati ricoverati i primi contagiati al virus, dal primo focolaio di Vo’ Euganeo.

In Veneto i contagiati di coronavirus dall’inizio dell’emergenza raggiungono quasi quota 17 mila, circa 4 mila solo nella provincia di Padova, in gran parte anziani sopra i 74 anni con patologie pregresse.

Si cura solo chi può sopravvivere?

Un documento della Siaarti, la Società italiana di anestesia analgesica rianimazione e terapia intensiva, uscito il 6 marzo, su “Raccomandazioni di etica clinica per l’ammissione a trattamenti intensivi e per la loro sospensione, in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili” lo allarma perché oltre a presentare alcuni spunti etici interessanti, ne propone altri molto discutibili. Si parla, in modo improprio, di “medicina delle catastrofi” assimilando la pandemia a una guerra o ad altre calamità naturali improvvise e disastrose. Si chiede di favorire l’accesso alla terapia intensiva dei «pazienti conmaggiori possibilità di successo terapeutico: si tratta dunque di privilegiare la “maggior speranza di vita”». Si consiglia di fatto di curare non chi arriva prima in terapia intensiva ma solo chi, secondo un criterio anagrafico, ha più possibilità di sopravvivere. «Ma – chiosa ildottor Giantin – spesso l’età anagrafica non corrisponde all’età biologica. Ho visto alpini di 100 anni lucidi stare ritti in piedi per sei ore con una bandiera in mano. Non si può dare priorità solo in base all’età, anche se così hanno fatto in Francia e in Svezia dove i malati di Covid-19 sopra i 70 e 80 anni sono esclusi dalla terapia intensiva».

Problemi etici  

La pandemia pone dei problemi di tipo etico. Chi salvare? Quali sono i criteri? Può un medico non prendersi cura di ogni paziente? Il documento, inoltre non cita «altre possibili risposte alla pandemia – continua il dottor Giantin – che si potevano mettere in atto per evitare la scelta dei pazienti secondo priorità dei soli medici rianimatori. Ad esempio aumentare i posti nelle terapie intensive, creare più reparti di terapia semi-intensiva, dislocare in aree meno colpite dall’epidemia alcuni pazienti di terapia intensiva, ecc… Molte di queste risposte si sono poi concretizzate in effetti nel tempo, nelle regioni d’Italia più colpite dall’epidemia, come ad esempio la Lombardia ed il Veneto». Che fare allora? Lasciar perdere? O convocare il Comitato etico del suo ospedale mentre tanti medici sono in prima linea per la pandemia da coronavirus?

L’iniziativa del Comitato etico   

«All’inizio sono un po’ restio a mettere in atto una riflessione approfondita su questo autorevole documento, per lo sforzo che richiedeva e per le scarse possibilità che ritenevo ci potevano essere nella mia realtà aziendale . . . 

continua – leggi tutto su Città Nuova

 




Far sentire meno sole le persone in totale isolamento

La Parola di Vita di questo mese recita così: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la legge e i profeti”. Sono fisioterapista e lavoro all’ospedale di Trecenta in provincia di Rovigo. Durante gli ultimi 15 giorni mi son trovato a vivere la riconversione totale di tale struttura sanitaria in ospedale interamente dedicato ai Covid19. Questo ha comportato uno sforzo organizzativo che non ha precedenti come in tante altre zone del Nord d’Italia.

FIOSIOTERAPISTA IN GERIATRIA

Già prima il coronavirus aveva stravolto le normali attività dei vari reparti con tutte le procedure di distanziamento fisico. Soprattutto nei reparti di geriatria, medicina o lungodegenza nei quali esiste una forte presenza di anziani fragili non è stato più possibile far entrare persone, come famigliari e badanti, che erano di supporto alle attività di assistenza fisica, ma soprattutto di supporto psicologico e portatrici di quel calore umano indispensabile a persone in stato di malattia. La solitudine è diventata uno dei problemi principali che si ripercuote molto spesso anche sull’andamento della malattia stessa.

A contatto con questi pazienti la Parola di vita mi ha aiutato a dedicare del tempo non solo per la riattivazione fisica ma anche per il supporto morale e psicologico. Lacrime asciugate, messaggi recapitati, lamenti accolti e poi parole buone, battute scherzose, affetto e tenerezza. Sempre la domanda: io al loro posto cosa vorrei?

DA OSPEDALE A CENTRO COVID19

Durante gli ultimi 15 giorni mi son trovato a vivere la riconversione totale di tale struttura sanitaria in ospedale interamente dedicato ai Covid19. Questo ha comportato uno sforzo organizzativo che non ha precedenti come in tante altre zone del Nord d’Italia.Da tempo il coronavirus aveva stravolto le normali attività dei vari reparti con tutte le procedure di distanziamento fisico Soprattutto nei reparti di geriatria, medicina o lungodegenza nei quali esiste una forte presenza di anziani fragili. Non era più possibile far entrare famigliari e badanti, che erano di supporto alle attività di assistenza fisica. Soprattutto mancava il supporto psicologico e quel calore umano indispensabile a persone malate. La solitudine è diventata uno dei problemi principali che si ripercuote molto spesso anche sull’andamento della malattia stessa.

LAVORO ESTENUANTE

Dopo l’arrivo dei primi malati di coronavirus mi accorgo che le persone da sostenere di più sono gli operatori sanitari stremati dopo le lunghe giornate di lavoro estenuante.

La mia coordinatrice alla fine di una di queste giornate mi  chiede di accompagnarla al pronto soccorso per risolvere ulteriori pratiche burocratiche. Persona dal carattere un po’ duro, abituata allo scontro per portare avanti le sue idee, diretta nei rapporti. Vado con lei. Oramai è arrivata l’ora di fine turno di lavoro e le chiedo se posso andare, anche perché lì io non potevo fare niente. Capisco che preferisce stare in compagnia.

Cosa avrei voluto al suo posto? decido di rimanere. Mi dice scherzosamente che mi avrebbe addirittura firmato gli straordinari per il tempo oltre l’orario di servizio.  L’ascolto fino in fondo senza pensare a niente. Lei si  sfoga; il suo viso è solcato da alcune lacrime. Ci confrontiamo sui nostri caratteri, sui difetti che si possono avere e sulla solitudine che facilmente si sperimenta in questo periodo difficile. Il tutto  fra barelle che giravano e ambulanze in arrivo.
Il nostro rapporto è cresciuto.  Magari nei prossimi giorni potranno esserci tensioni, problemi o incomprensioni. Non importa. In quel momento abbiamo dialogato e sperimentato un rapporto nuovo.

VOLONTARI PER LE EMERGENZE

Due giorni fa arriva la richiesta di alcuni fisioterapisti dedicati espressamente ai malati di coronavirus a Trecenta. Chiedono volontari. Non è una situazione facile e neanche ambita da nessuno di noi.
Penso alla PdV. “Se io fossi al posto di quei malati cosa vorrei?” Dopo essermi consultato con la famiglia mi offro volontario.

Non so cosa mi aspetterà, ma sicuramente non andrò in quei reparti solo per fare un lavoro ma per far sentire meno sole persone in totale isolamento.

L.Z.

Fonte: http://www.focolariveneto.it/citta-comunita-accoglienza/fisioterapista-a-trecenta/




Vacanze insieme 2020 – Arabba

Vacanza insieme 2020 – Arabba

Quest’anno la nostra vacanza si snoderà non più su due, ma su tre settimane:

         
  • Da sabato 04 luglio a sabato 11 luglio 2020
  • Da sabato 11 luglio a sabato 18 luglio 2020
  • Da sabato 18 luglio a sabato 25 luglio 2020

Le prime due settimane sono rivolte specialmente a coloro che abitano nelle province di Milano, Monza/Brianza, Lodi, Como, Lecco, Pavia, Varese, Sondrio, Novara e Verbania, la terza settimana alle province di Brescia, Mantova, Cremona, Bergamo, Liguria e Castelli Romani.

La Mariapoli si svolgerà ancora ad Arabba (BL) a 1600 metri di altitudine, all’hotel Porta Vescovo. Saremo quindi di nuovo al centro delle Dolomiti, circondati dai più bei gruppi dolomitici, con possibilità di passeggiate, gite ed escursioni di ogni genere.

Centrale nella Mariapoli sarà l’incontro con la figura di Chiara Lubich, ispiratrice, tra l’altro, di questa nuova modalità di vita insieme.

Ti aspettiamo!

Per maggior informazioni e prenotazioni:

www.focolaremilano.org




We care education – Sessioni di Loppiano e Verona

Da Loppiano a Benevento passando per Verona: we care education, scuola d’autunno 2019, Corso di formazione per il Personale della Scuola, Per Studenti e per  Genitori

Un centinaio di docenti, una quarantina di genitori, una trentina di studenti sono già riemersi dalla scuola d’autunno di We Care 2019, un corso di formazione che in questa sua seconda edizione si è fatto in tre per due volte: ha moltiplicato per tre le sedi (Loppiano, Verona, Benevento) e per tre i suoi destinatari (docenti, genitori, studenti).

Lezioni accademiche introduttive e finali vissute in comune, laboratori-esercitazioni individuali e di gruppo finalizzate all’apprendimento dei principi generativi e di strategie per una comunicazione efficace nei rapporti interpersonali e sociali portate avanti per gruppi di appartenenza.

In tre giorni le sessioni di Loppiano e Verona hanno visto l’attiva partecipazione dei corsisti ai seminari accademici e alle attività laboratoriali attraverso processi induttivo-deduttivi d’apprendimento, di costruzione e verifica di mappe concettuali, di percorsi  e modelli comportamentali da spendere nella vita scolastica o familiare.

Il titolo del corso, “Parole come pietre, Parole come ali” – ciò che fa la differenza nella relazione con gli altri- è stato sviluppato dalle parole   del prof. Piero Coda (rettore di Sophia ), del prof. Michele De Beni (Istituto Universitario Sophia -Loppiano), del priore di Bose    fr. Luciano Manicardi, del prof. Domenico Bellantoni (Pontificia Università Salesiana – Roma) e da un team di Esperti Facilitatori/trici dell’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona, dal prof. Ivo Lizzola (Università di Bergamo).
Professori illustri e straordinari che sono riusciti a prendere l’attenzione in modo continuativo e a condurci in un tour de force di formazione.

leggi tutto – fonte focolariveneto

http://www.focolaritalia.it/events/we-care-education-2019-progetto-a-cura-delli-u-sophia/




Fare catechismo insieme e coinvolgere le famiglie

Sono catechista in una quinta elementare. All’inizio del percorso iniziato in seconda, non riuscivamo a trovare in parrocchia catechisti disponibili per questo servizio. Tra i genitori dei bambini c’era anche mio genero e anche lui ha rifiutato di impegnarsi per questo servizio.
Il giorno delle iscrizioni si sono presentati ben 36 ragazzi e, trovandomi in difficoltà, ho chiesto a mio genero di darmi una mano per compilare i moduli.
 
Lui generosamente si è prestato e rendendosi conto delle poche forze, ha dato la sua disponibilità e tuttora fa il catechista. Tra i nominativi dei bambini iscritti c’era il figlio di una signora che conosco e che abita in una parrocchia vicina. Un giorno l’ho incontrata al mercato e, approfittando di questa occasione, le ho chiesto se era disponibile a dare una mano per il catechismo.
 
Meravigliata per la proposta ha detto subito di sì. Da sola non se la sentiva ma insieme a chi aveva più esperienza lo avrebbe fatto molto volentieri. Eravamo così 2 catechisti con esperienza e 2 che iniziavano per la prima volta. Ma soprattutto avevamo la possibilità di operare con Gesù in mezzo a noi. Ho ringraziato Dio per tutto questo, Lui tra di noi ha fatto grandi cose che da sola non avevo mai sperimentato.
 

Riscontravamo difficoltà educative con i ragazzi ma soprattutto con le famiglie. Così abbiamo proposto al nostro parroco qualcosa di diverso dai soliti incontri con i genitori. Con coraggio e fiducia nella provvidenza abbiamo proposto degli incontri con Ezio Aceti citando la frase “PER EDUCARE UN BAMBINO CI VUOLE UN VILLAGGIO”. (Anche il Papa ultimamente ha citato questo proverbio africano.)

In questo percorso abbiamo coinvolto, oltre alle tre parrocchie vicine, le scuole elementari, la scuola media ed i servizi sociali del Comune. Gli incontri, programmati al sabato sera, si sono dovuti tenere in chiesa in quanto i saloni parrocchiali non contenevano le numerose persone intervenute (oltre trecento).

La chiesa era piena ogni volta e per aiutare i genitori abbiamo offerto il servizio di babysitting nei saloni parrocchiali sotto la chiesa. Ogni volta erano più di cento i bambini da gestire. Per questo bisogno abbiamo chiesto aiuto a Famiglie Nuove. Il loro aiuto è stato prezioso e molto apprezzato. La risposta così numerosa a questi incontri ci ha fatto capire quanto siano importanti e sentiti questi temi sull’educazione al di là di ogni credo religioso.

L’anno dopo, sollecitati dai servizi sociali del Comune e per dare una continuità al progetto educativo iniziato, sono stati proposti altri tre incontri con il dott. Alberto Pellai e con il prof. Giuseppe Milan, proponendo temi riguardanti l’età evolutiva.

L’impegno continua e sono in fase di programmazione altri due/tre incontri sul tema della comunicazione in famiglia (tra i genitori e con i figli), organizzati sempre con il Prof. Giuseppe Milan e con Gigi De Palo, presidente del Forum Nazionale delle Associazioni Famigliari.

Ci sembra di aver donato ai genitori presenti momenti di luce, di speranza e di aiuto concreto nella fatica educativa con la consapevolezza che insieme si possono condividere e superare le fatiche e le preoccupazioni, ma anche le gioie e le esperienze di vita vissuta.

Annamaria e Marco




Dall’IO al NOI: una giornata per ripartire con maggiore slancio e nuova decisione

Domenica 13 ottobre 2019, a Gazzera di Mestre (VE), ci siamo ritrovati in oltre 600 persone del Movimento dei Focolari del Veneto  per “raccontarci” del nostro percorso ecclesiale, del nostro vivere e lavorare per la nostra Chiesa locale. Fin dalla preparazione iniziata ai primi mesi del 2019 sentivamo che non potevamo confrontarci con i soli “addetti ai lavori”, ma tutti potevano essere protagonisti.

Così è stato! Una giornata importante per ciascuno, un ribadire la volontà di vivere nella contemporaneità, superando chiusure, ripiegamenti su sé stessi e una visione a volte pessimistica dell’impegno comunitario nelle realtà ecclesiali.

Illuminante il video di Chiara Lubich del 1966 “La passione per la chiesa“. Chiara ha ci riportato attraverso le sue parole all’esperienza iniziale del Movimento dei Focolari, all’appartenenza alla Chiesa come madre, nell’impegno ad avere uno sguardo universale che abbracci tutta l’umanità. Questi stimoli hanno permesso di affrontare alcuni temi in 27 gruppi di discussione, partendo dalla riflessione del nostro compito all’interno delle varie realtà ecclesiali.

Sono state affrontate alcuni delle  principali tematiche di questo impegno: i rapporti con le istituzioni, le relazioni per un maggior dialogo, l’impegno nei vari campi di servizio, il dialogo interreligioso e le prospettive future.

Quanto emerso è stato raccolto in 3 grandi aree.

La prima riguarda la consapevolezza: la necessaria capacità di rivedere con un nuovo sguardo la presenza all’interno delle realtà ecclesiali mantenendo una dimensione universale che include tutte le realtà umane, le sofferenze e le richieste che vengono dai vari luoghi del pianeta. Il Carisma dell’Unità permette di affrontare le sfide che quotidianamente ci vengono proposte, non solo mediante l’ascolto, ma anche con la capacità di fare proposte e lavorare per il cambiamento.

La seconda area messa in luce: la condivisione e la relazione. Il vivere per il testamento di Gesù: “Che tutti siano uno” ci deve caratterizzare come agenti di dialogo e relazioni costruttive. In moltissime occasioni possiamo creare ponti, offrire idee e indicazioni per creare spazi di collaborazione. Se valorizziamo la formazione ricevuta, la capacità sviluppata nel tempo di saper cogliere gli elementi di positività grazie alla presenza del Risorto fra noi possiamo essere agenti di nuovi ed efficaci legami sociali. Seguendo le parole di Chiara, possiamo affrontare le difficoltà, i conflitti e le incomprensioni che spesso sono presenti nelle nostre comunità cristiane per fare passi in avanti, per essere costruttori di pace e di fraternità.

Infine la terza area riguarda la proiezione, l’apertura all’inclusione delle varie realtà che compongono la nostra società.

Le innumerevoli esperienze vissute nei vari territori ci dicono che negli ultimi anni stiamo cercando di buttarci più fuori, non per essere attivisti, ma per donare quanto abbiamo maturato e provare a costruire insieme ad altri un’umanità più accogliente, più solidale e con più giustizia.

Ci sembra che le tre parole emerse consapevolezza, condivisione e proiezione sono quelle che sintetizzano un impegno scaturito dal cercare di vivere la Parola di Dio mettendola in pratica negli ambiti quotidiani del nostro operare.

Certamente siamo solo agli inizi di un cammino ancora lungo, ma sentiamo di essere  molto cambiati e gli orizzonti che Chiara Lubich ci ha fatto intravvedere sono quanto mai attualissimi nell’oggi della Chiesa di Papa Francesco e dell’Opera di Maria (Movimento dei Focolari). 

La commissione preparatoria – Percorso Ecclesiale Veneto




Una vacanza “speciale”: Arabba 2019

240 persone, (di cui moltissimi bambini, ragazzi e giovani, tante famiglie) hanno partecipato dal 6 al 13 luglio alla VACANZA INSIEME 2019 dal titolo: “PUNTARE IN ALTO: Mettere in relazione persone, culture e storie” che si è svolta ad Arabba, nel cuore delle Dolomiti.
Una settimana di vacanza secondo un programma ormai consolidato e che ha visto negli anni aumentare sempre più il numero dei partecipanti anche molto diversi tra loro per età, provenienza, professione…. : attratti dalla possibilità di vivere rapporti veri e accogliendo la sfida di una vera esperienza di fraternità.

E proprio le relazioni sono state alla base dell’esperienza di questa vacanza speciale che ha avuto ,nei vari giorni, delle parole chiave a cui ognuno era invitato ad aderire: dal “mescolarci” andando incontro a chi non si conosce o è diverso da noi, all’ “incontrarci” donando all’altro qualcosa di sè, dall’ “ascoltare l’altro” in profondità al non spaventarsi delle difficoltà, saper ricominciare e camminare insieme.

Ognuno ha potuto dare il proprio contributo con semplicità, nel riposo, nel camminare insieme ,nell’aiutarsi concretamente in un clima che faceva intravedere la bellezza della famiglia umana quando i rapporti sono basati sull’amore reciproco.

Non sono mancati, la sera, dei momenti culturali ed artistici. Il tema della solidarietà è stato presente con la proiezione del film documentario “Straniero io?” e con la presentazione dei progetti internazionali di Azione per un Mondo Unito (AMU). Una serata è stata dedicata all’arte contemporanea nel suo anelito per le relazioni sociali. Molto intensa anche la serata in cui tre sacerdoti si sono messi in gioco raccontando la loro vita in comune a servizio di una grossa parrocchia dell’hinterland milanese.

In definitiva sette giorni nei quali si è sperimentata la gioia di stare insieme nelle varie diversità,avendo come riferimento la legge dell’amore concreto.

Equipe Vacanze Insieme

www.focolaritalia.it/2019/03/14/arabba-mariapoli-vacanza-insieme/




Mariapoli vacanze 2019 – Falcade (BL)

Mariapoli vacanze organizzata dalla comunità del Movimento dei Focolari dell’Emilia Romagna




Arabba – Mariapoli vacanza insieme

Mariapoli vacanza organizzata dalla comunità del Movimento dei Focolari di Milano in Veneto, ad Arabba.

Per maggior informazioni:

http://www.focolaremilano.org/vacanzainsieme

VacanzaInsieme_2019




Rifugiati, l’accoglienza  a Verona si fa casa

“Da oltre un anno seguiamo, in collaborazione con un gruppo parrocchiale di Santa Lucia, quartiere della periferia di Verona, quattro ragazzi africani richiedenti asilo, ospiti in un appartamento precedentemente ristrutturato di proprietà della parrocchia. In questo lungo periodo abbiamo insieme condiviso tante realtà belle e significative per il loro inserimento sociale del territorio locale: momenti di festa e partecipazione alla loro gioia di poter vivere finalmente in un appartamento vero; di attività concrete, di ricerca di  lavoro, di superamento di difficoltà. Occasioni tutte che hanno contribuito a costruire e rinsaldare rapporti reciproci sempre più sinceri e profondi. Durante questo percorso, supportati anche dalla Caritas Diocesana, tutti hanno potuto ottenere un permesso di soggiorno in Italia della durata di due anni per “motivi umanitari”; due di loro lavorano  con un contratto a termine, più volte rinnovato; gli altri due svolgono lavori saltuari “a chiamata” tramite cooperativa.

In occasione di momenti speciali li abbiamo coinvolti in iniziative culturali del territorio e anche del Movimento dei Focolari – spettacolo del Gen Verde, partecipazione a Loppiano Lab, gita con la comunità locale ad Assisi. Momenti difficili e di difficoltà non sono di certo mancati. Non di rado abbiamo percepito un certo pregiudizio nei confronti degli immigrati in generale, e in particolare la loro accoglienza in strutture territoriali. Questo però non ci ha scoraggiati ma, semmai, spinti maggiormente a credere e agire concretamente in ogni situazione di criticità. Come ad esempio quando, Mocta, uno dei quattro giovani, cadendo in bicicletta per andare al lavoro, si è procurato una lussazione del polso.  Avrebbe dovuto fare un intervento chirurgico, ma l’attesa sarebbe stata di almeno due settimane e portare una gessatura che immobilizzava tutto il braccio e non gli permetteva di riprendere il lavoro. È in lista d’attesa per l’operazione e dopo quindici giorni viene chiamato ma l’intervento viene rimandato! È scoraggiato e preoccupato perché si rende conto che una malattia così prolungata mette a rischio il rinnovo del suo contratto di lavoro ormai prossimo a scadere e anche il rinnovo del suo permesso di soggiorno. Dopo alcuni giorni lo riaccompagniamo in ospedale ma ci rendiamo conto che dovrà attendere ancora oltre due o più settimane per avere un nuovo ricovero ospedaliero. Profondamente scoraggiati superiamo un primo momento di “ribellione” e ci sforziamo di mantenere un rapporto “disarmato” e riconoscente per l’impegno reale, concreto e profondamente partecipato con ciascuna delle persone interpellate che, aldilà degli ostacoli oggettivi, ci assicurano che avrebbero fatto il possibile per anticipare quanto prima l’intervento. Mentre accompagno Mocta, gli dico che è molto importante la sua presenza perché non essendo io persona componente la sua famiglia, non ho titolo per rappresentarlo. È allora che lui mi risponde deciso e commosso: “Tu sei la mia famiglia!”. Dopo qualche giorno, arriva la telefonata tanto attesa e Mocta viene operato. Siamo davvero felici, anche perché costatiamo che la sua vicenda ha raggiunto e “contagiato” positivamente gli operatori sanitari del reparto, ai quali abbiamo voluto dire grazie portando un fiore”.

Valentina Maccacaro e la comunità di Santa Lucia (Vr)  




“Comunicazione efficace e gestione dei conflitti”: corso per famiglie

CORSO PER ANIMATORI DI FAMIGLIE

Verona – 26/28 maggio 2017    

“Comunicazione efficace e gestione dei conflitti” è il titolo del corso tenutosi a Verona dal 26 al 28 maggio e a cui hanno partecipato circa 60 coppie provenienti da tutta Italia.

Il corso è nato dalla vita “sul campo” condivisa tra molte  famiglie appartenenti al movimento Famiglie Nuove dell’Italia: sempre più spesso, infatti, si possono riscontrare nella propria famiglia o nelle coppie che si incontrano segnali di disagio che, se non ascoltati e presi sul serio, possono portare a crisi famigliari vere e proprie.

Questa sensibilità particolare è un modo per attualizzare il discorso di fondazione di Famiglie Nuove fatto da Chiara cinquant’anni fa, in cui emerge l’invito a “prendersi cura” idealmente e concretamente di tutte le famiglie, soprattutto quelle più in difficoltà. Inoltre è una risposta concreta all’invito che papa Francesco fa nell’Amoris Letitia di “accompagnare” e “sostenere” ciascuna famiglia.

Il corso è stato realizzato in collaborazione con una Commissione della segreteria centrale di Famiglie Nuove, formata da esperti in dinamiche di coppia e che trova le sue radici nella realtà denominata “Per-corsi di Luce”: questa iniziativa è nata nel 2009 con l’obiettivo di aiutare alcune coppie in difficoltà che chiedevano di essere sostenute nel percorso di riavvicinamento tra i due coniugi, attraverso settimane residenziali presso la cittadella di Loppiano.

L’esperienza e il materiale formativo di questo percorso è stato quindi rielaborato per essere messo a disposizione di tutte le coppie, a cominciare dagli  animatori di Famiglie Nuove, per sperimentare la prima di una serie di tappe che vedranno coinvolti successivamente altre famiglie di accompagnatori di “Per-corsi di Luce” e la formazione di nuovi esperti.

Con queste premesse si possono intuire le novità che i partecipanti al corso hanno trovato nei tre giorni veronesi e l’attenzione e l’interesse dimostrati e che traspaiono dai successivi messaggi e impressioni condivise.

L’obiettivo principale del corso, quindi, era di dotare i partecipanti di alcuni strumenti utili per una formazione umana, da affiancare a quella spirituale, per identificare in tempo i segnali di eventuali disagi e crisi presenti nelle coppie che per saperle ascoltare, accompagnare e indirizzare, se necessario, verso figure più competenti.

E’ come voler cercare un kit di pronto soccorso per prestare le prime cure in caso di incidente, orientare agli specialisti, senza volersi sostituire ai medici veri e propri.

Il programma del corso è stato molto intenso e articolato: l’antropologia della famiglia e della coppia, il senso della relazione (Okness), il tema sul colloquio, empatia, consapevolezza,  il tema dell’ascolto e comunicazione efficace, segnali di pre-crisi, conflitto nella coppia, accompagnamento,  sono stati sviscerati e approfonditi man a mano che venivano proposti alla sala. Sono state proposte a tal fine anche delle esercitazioni da fare all’interno della coppia che sono servite sia ad approfondire il tema specifico, sia a far crescere la comunione e il dialogo fra i coniugi, portandoli ad una condivisione profonda, come gli stessi partecipanti hanno in seguito confermato nei successivi feedback.

Ci si è avvalsi di alcuni “attivatori” di vario tipo, come cartoni animati, scritti, canzoni e un film che trattavano temi inerenti il convegno.

In due diversi momenti è stata proposta una divisione in gruppi per sperimentare altre tecniche e apprendere strumenti anche in questo caso.  C’è stata quindi la “simulata di colloquio” per esercitarsi in questo importante aspetto soprattutto nel momento in cui ci si trovi di fronte una coppia che abbia manifestato alcuni segnali di crisi.

Un secondo momento è stato dedicato al “laboratorio di pensiero” attraverso il quale i partecipanti hanno individuato alcuni punti di forza e altri di debolezza che hanno riscontrato nei grup
pi di FN riguardo alla capacità di scoprire in tempo i segnali di pre-crisi.

Una serata a tema (sorpresa per il prossimo corso) con un’esercitazione in coppia guidata dagli esperti è servita come strumento unificante che aiuta a una maggiore intimità nella coppia.

In base alle impressioni lasciate dai partecipanti pare proprio che il corso sia servito anzitutto a ravvivare il rapporto in ciascuna coppia e ad avviare un processo di sensibilizzazione verso quei segnali di disagio e di crisi che sono sempre in agguato. Inoltre, si sono appresi e interiorizzati alcuni elementi di “pronto soccorso” per poter accompagnare in modo più responsabile e consapevole ogni famiglia con cui si condivide un tratto di strada.

 

 

 




Mariapoli Vacanze – Auronzo di Cadore (BL)




Mariapoli vacanze a Falcade 15/22 luglio 2017

POSTI ESAURITI 




Mostra dell’artista Michel Pochet a Noale (VE)

A Noale all’interno della Torre dell’Orologio

Da giovedì 30 marzo a lunedì 17 Aprile 2017

L’artista
Nato nel 1940 in Provenza, Michel Pochet si è trasferito giovanissimo a Parigi, dove si è diplomato in architettura. Il suo percorso artistico è alla costante ricerca di una bellezza perduta, riscontrabile, secondo l’artista, esclusivamente in Dio, per la quale sperimenta, in evoluzione continua, tecniche, materiali e ambiti artistici sempre nuovi. Realizza per lo più dipinti di grandi dimensioni, secondo il filone dell’arte povera, con materiali umili, quotidiani (tele, lenzuoli, pannelli), i quali devono secondo l’artista entrare nella realtà dell’osservatore, toccarlo, parlare con lui. La sua tecnica scaturisce da un dialogo continuo fra segno e colore: il colore è denso, materico, i segni sono mescolanza di antico e nuovo. Dipinge, scolpisce, scrive poesie, saggi e romanzi, in particolare sul rapporto tra Dio e Bellezza. A Roma ha fondato il “Centro Maria”, un laboratorio artistico internazionale legato al Movimento dei Focolari, dove l’ispirazione è il frutto di una comunione fraterna.

La mostra
L’artista ha presentato una “icona moderna” del volto di Dio Misericordia, un Dio che piange, che mostra attraverso quelle lacrime tutto il Suo amore. Le grandi tele raccontano la misura di questo amore nelle Parabole della misericordia, che penetrano nella contemporaneità illuminandola, nel corpo del Sempre flagellato, nei volti della Stabat Mater e Consummatum est, nell’Adultera.
Il Grande volto, le Lacrime, i Pesci, il Cuore: elementi simbolici che ci conducono nell’intimo di ogni opera svelandoci un’iconografia cristiana nuova, intrisa di una profonda esperienza estetica e spirituale. L’amore, la comunione, guida la mano dell’artista e muove la sua ispirazione in una dinamica in cui l’altro è parte essenziale di sé.

https://youtu.be/k01FYRmqf7M

Dal sito: www.focolariveneto.it

 

 

 

 




Sostieni il progetto dei Cantieri Hombre Mundo 2017: basta un click!

La compagnia assicurativa inglese, Aviva, che è attiva anche sul territorio nazionale, ha istituito un fondo dedicato al “sostegno di iniziative volte alla valorizzazione della cultura della diversità, alla difesa del futuro dei più giovani e alla tutela della salute”.

Per definire come distribuire i fondi stanziati ha bandito un concorso dal titolo “Vota i progetti che ti stanno a cuore” dove è stato anche inserito il progetto a sostegno dei cantieri dei Ragazzi per l’Unità che sono in programma per la prossima estate in diverse città del Veneto e che vedono coinvolti circa 60 ragazzi che provengono dall’Europa e dai Continenti: il progetto si chiama “Hombremundo 2017”.

Il regolamento del concorso prevede che i vari progetti vengano votati via web e che una giuria nomini, tra i progetti più votati, i vincitori cui verranno devoluti i fondi.

Per sostenerlo è tutto molto semplice, basta cliccare sul link qui sotto
https://community-fund-italia.aviva.com/voting/progetto/schedaprogetto/16-966
e seguire le istruzioni.

Ci sono due possibilità di registrazione:
1- tramite email:registrare i propri dati (compreso un indirizzo mail).
Al termine di questa fase si riceve una mail all’indirizzo inserito contenente un nuovo link con il quale accedere alla pagina per la votazione

2- tramite Facebook
tramite lo stesso link invece di registrarsi con indirizzo email cliccare su registrati su Facebook e proseguire

Ogni utente che si registra ha a disposizione 10 punti che può distribuire anche su più progetti… anche se, ovviamente, a noi farebbe molto piacere che tutti assegnassero i loro 10 punti al progetto Hombremundo…

Grazie del tuo sostegno!!




Mariapoli 2017 – Jesolo Lido

Volantino Mariapoli Veneto




Vacanze insieme 2017 – Falcade (BL)

 

Invito 2017 vacanza insieme

Sito Vacanza Insieme 2017




E’ iniziata così la seconda fase della mia vita lavorativa . . .

Dopo circa due anni di lavoro in banca ho iniziato ad avere più di qualche scrupolo di coscienza, che mi faceva chiedere sempre più spesso, se ciò che facevo, fosse giusto oppure no.

E’ pur vero che, nella routine lavorativa, nell’andamento che ha sempre caratterizzato un certo modo di fare, tutto sembra normale, ma, nel momento in cui la banca aveva orientato il suo interesse, dal cliente al prodotto, in un’ottica di massimizzazione del profitto, i problemi sono aumentati. E con essi sono aumentati anche i miei scrupoli di coscienza nel seguire un andazzo che poco si adattava al mio modo di vedere, soprattutto nei rapporti con i clienti, con i quali cercavo di tessere rapporti umani veri.

E’ stato un periodo molto difficile nel quale non sapevo cosa fare e ho iniziato a pensare che quello del bancario non fosse il lavoro adatto a me.

Dopo poco tempo, confidando ad una persona questi scrupoli e chiedendo un parere, con sorpresa mi vedo proporre tre soluzioni: 1) adeguarmi senza pormi domande 2) andarmene cambiando lavoro 3) restare cercando, nel mio piccolo, di cambiare le cose.

Aggiungo anche che le prime due soluzioni non avrebbero risolto il mio problema:  adeguarmi avrebbe messo a tacere la mia coscienza fino al punto in cui sarebbe esplosa, nell’andarmene avrei ritrovato lo stesso problema anche altrove.

Ho deciso così di rimanere dov’ero, iniziando a guardare il mio lavoro di sempre, sotto una nuova luce e viverlo secondo una nuova prospettiva. Soprattutto, con l’ obiettivo che non fosse solo l’arrivo del 27 del mese!

Mi sono subito reso conto che, lavorare secondo principi di correttezza, di giustizia e di onestà costava, talvolta anche economicamente, per mancate promozioni e minori premi, e costava ancor più in emarginazione.

E questo è l’aspetto che fa veramente male, più ancora di quello economico! Non far parte del giro, significa perdere opportunità, non venire a conoscenza di notizie utili, non essere considerati… e allora che fare? Mi sono ricordato che una volta Chiara Lubich parlando con un giovane aveva detto che sul posto di lavoro dobbiamo cercare di far fruttare al massimo le nostre capacità. Non tanto per far vedere agli altri quanto sei bravo, ma per mettere a frutto i talenti che Dio dona nell’ aiutare chi gli sta intorno, partendo dai colleghi e via via sempre più in là.

Sono tornato a casa con le idee chiare!

E’ iniziata così la seconda fase della mia vita lavorativa, quella cioè, in cui ho cercato di conoscere a fondo ciò che la banca voleva da me, sia che si trattasse di prodotti di investimento che di analisi di bilancio per valutare affidamenti. Mi sono reso conto che essere professionalmente preparato mi apriva delle possibilità inaspettate e un po’ alla volta, soprattutto per i colleghi più emarginati, iniziavo ad essere il riferimento ed il portavoce.

La battuta ironica, il cercare di sdrammatizzare i momenti difficili, l’ atteggiamento di non allineato alla corrente di turno, mi aiutava ad essere me stesso davanti a tutti, senza distinzione di ruoli o gradi. E’ iniziato così un ulteriore periodo di crescita professionale che mi ha portato a lavorare per momenti più o meno lunghi a Padova, a Roma e a Milano.

Oggi, dopo trent’anni, sono contento del mio lavoro e continuerò a svolgerlo con coscienza e professionalità.

Giorgio




Consigliera regionale per passione

La più giovane consigliera nella storia della regione Veneto. Con un impegno preciso: fare della politica la casa della fraternità.

Cristina Guarda, 25 anni, lavoratrice dipendente dall’età di 20 anni, imprenditrice agricola, interessata al mondo della piccola impresa, attenta al progetto dell’Economia di Comunione. Com’è nata la tua passione politica?

«L’anno scorso a un workshop sull’etica nell’impresa organizzato a Palermo dai giovani dell’Economia di Comunione, una citazione del prof. Becchetti: “Politica non è occupare uno spazio di potere, ma creare progetti nel tempo” mi ha aperto un nuovo orizzonte.

Qualche giorno dopo, tornando dal lavoro, ho ricevuto la chiamata di un parlamentare veneto: mi proponeva di candidarmi in una lista civica al Consiglio regionale.

I miei amici mi hanno sempre definita un’ottimista sognatrice, determinata, capace di disquisire anche per ore sulle realtà sociali e politiche, ma mai mi ero occupata della sua parte pratica. Della politica vera, non quella della dialettica e della retorica di buon senso, ma quella pragmatica fatta di leggi, programmi e concretezze, non sapevo proprio nulla.

Il mio curriculum stracolmo poteva giustificare una candidatura, ma con quali prospettive di vittoria per un ruolo cui approdano solitamente ultra 40enni con una ventennale esperienza di partito?».

Cosa ha determinato la tua decisione? Chi ti ha dato la spinta definitiva?

«Ti confesso che il mio sì è stato convinto ed entusiasta (maturato assieme alle persone a me vicine), anche se consapevole di quanto fosse complessa la situazione che avrei dovuto affrontare. Ci credevo e ci credo. Come avrei potuto tenere per me, chiuse in un cassetto, le esperienze di vita, le convinzioni maturate nell’ambito della mia comunità? Sapevo di non essere sola. Quanto avevo imparato e vissuto nell’ambito del Movimento dei Focolari andava messo alla prova dei fatti, al servizio dei tanti bisogni che attraversano la mia Regione.

Il mio obiettivo non era certo vincere: sapevo che sarebbe stato improbabile entrare in Consiglio, ma comprendevo altrettanto chiaramente che era un’occasione per testimoniare che il fine ultimo della politica è la fraternità, è il “servizio umile al prossimo”.

La campagna elettorale è stata un percorso fatto di scelte importanti come non investire denaro nell’autopromozione su radio e giornali, non assumere uno stile aggressivo che discredita l’avversario. Sono scelte che determinano un apparente isolamento, ma ben presto suscitano solidarietà e condivisione.

Ho trovato sostegno in Valter, anche lui candidato alle elezioni regionali, in Francesco, impegnato in un volantinaggio che non ha conosciuto soste, e persino in Marco di Torino e Noemi di Enna che da 300 e 1300 chilometri di distanza mi hanno supportata nella progettazione della faticosa campagna elettorale.

Non si è trattato di un sostegno determinato dall’appartenenza allo stesso partito, quanto della convergenza su un punto fondamentale per tutti noi: fare della politica la casa della fraternità».

Poi l’inaspettata elezione. Cosa ha significato per te e a cosa ti stai dedicando oggi?

«Entrando in Palazzo Ferro Fini a Venezia dopo l’elezione ho avvertito di poter continuare ad aver fiducia in chi mi aveva portato fino a lì. Per la più giovane consigliera nella storia del Veneto acquisire autorevolezza di fronte ai colleghi non è semplice, ma sono accompagnata da ottimi compagni di viaggio, fuori e dentro al Palazzo.

La mia famiglia, il mio fidanzato, gli amici con cui condivido gli ideali alti e concreti del Vangelo vissuto, esponenti delle comunità cristiane e islamiche, associazioni operanti nel territorio, tanti cittadini attivi.

Il rischio di cadere nel vortice della ricerca di consenso, di dare priorità alle apparizioni sui giornali è sempre molto alto, ogni giorno. E ogni giorno si ripresenta l’opportunità di scegliere come intervenire sui banchi del Consiglio, dando e cercando rispetto.

Attualmente partecipo a 3 commissioni su 5, ognuna molto articolata e impegnativa.

Gli ambiti che voglio approfondire sono quelli legati alla mia formazione: agricoltura e ambiente, piccole e medie imprese, attenzione alle fasce più a rischio di emarginazione: disoccupati, bambini, malati.

Cerco di dedicare tempo alle visite nel territorio: aziende, scuole, ospedali, centri turistici. Incontro persone che amano l’innovazione e chiedono a gran voce un cambio di rotta anche nella vita politica, apprezzano la trasparenza e la sincerità. Praticamente sto scoprendo le potenzialità della mia gente e della società in cui vivo. Ciò che noto con sorpresa è che la gente apprezza la distanza dai soliti metodi di fare politica, questo mi incoraggia e nello stesso tempo mi impegna. Mi ritrovo spesso ad ammettere la mia ignoranza e a chiedere aiuto».

Sappiamo del tuo impegno per importanti progetti di legge in una Regione che presenta grandi potenzialità e altrettante sfide. Cosa ritieni essenziale affrontare e risolvere?

«Sto studiando con precisione opportunità sulla partecipazione attiva della cittadinanza, sulle politiche giovanili e per la famiglia, sulla ricerca agricola e sul microcredito. La realizzazione di questi i progetti, i più ambiziosi, è lenta poiché desidero sia partecipata sempre da altri consiglieri, tecnici, studiosi, professori, amministratori, giovani e associazioni del territorio.

Ho condiviso con altri consiglieri, di minoranza o maggioranza, una serie di interrogazioni e mozioni, e costretto ad affrontare alcuni gravi problemi relativi al territorio. Questo mi aiuta a non alimentare polemiche, a denunciare le ingiustizie senza cadere nella strumentalizzazione politica».

Tutto ciò è stato possibile anche per la cosiddetta “legge anti-moschee” che ha tanto fatto parlare i giornali nei mesi scorsi.

«Era un progetto di legge proposto da alcuni consiglieri di maggioranza e minoranza nell’ottobre del 2015 e discusso subito dopo i drammatici fatti di Parigi. In Consiglio e sui giornali veniva denominata tristemente “legge anti-moschee”, io preferisco chiamarla “legge sui luoghi di culto”. L’obiettivo era delegare ai Comuni l’opportunità di autorizzare a livello edilizio e urbanistico l’apertura di luoghi di culto, di formazione o di sostegno sociale legato al culto. A mio avviso era una legge rischiosa perché poteva bloccare non solo la vitalità della comunità islamica veneta, ma anche quella di ogni chiesa, cattolica, ortodossa o evangelica, di ogni comunità, movimento o associazionismo legato al culto.

Pur sapendo che la legge sarebbe passata così com’era, non accettavo che venisse approvata senza l’utilizzo del prezioso strumento delle “audizioni”, unico metodo di partecipazione e consultazione della cittadinanza di cui disponiamo in Consiglio regionale. Mi sono letteralmente impuntata affinché venissero chiamate tutte le espressioni religiose rappresentate in Veneto, cogliendo l’occasione per un confronto mai visto prima d’ora in Regione.
Ho iniziato una lunga e faticosa opera di confronto con la mia diocesi e i vescovi, gli imam conosciuti grazie al Movimento dei Focolari, la diocesi ortodossa, la Caritas e altre associazioni che potevano essere messe in difficoltà nel seguire la propria vocazione di assistenza.
Il giorno dell’audizione in Regione, segnalata con poco preavviso, ero stremata dal rincorrere i responsabili delle molte chiese e un po’ preoccupata perché cosciente che forse gli unici a presentarsi sarebbero stati i rappresentanti del mondo islamico del Veneto. Arrivata in commissione, non credevo ai miei occhi: non solo vi erano 6 amici della comunità islamica, ma anche i Sikh, la Chiesa luterana, ortodossa, riformata, protestante, i Testimoni di Geova. Nonostante ciò, la legge è stata approvata, molti consiglieri sono rimasti sordi. Ma la buona notizia è che il governo l’ha impugnata proprio perché la si considera non rispettosa dei principi di libertà di culto. È stato un grande successo per me attivare un confronto tra Regione e cittadini che ora potrebbe diventare permanente con l’istituzione di un tavolo interreligioso.

Le dinamiche in cui lavoro restano dure, a volte chiuse alle sfide dell’inarrestabile connotazione multietnica del nostro Paese. Con la difficoltà aumenta in me la passione con obiettivi chiari e condivisi: non aver paura delle conflittualità, continuare a far emergere i bisogni e le domande dei cittadini, catalizzare il positivo, le tante soluzioni concrete già attivate nel territorio, come antidoto alla disgregazione sociale».

a cura di Maria Rita Topini

Blog di Cristina Guarda http://www.cristinaguarda.it/blog