Punti di vista – n° 3
«Per favore, non guardate dal balcone la vita, ma impegnatevi, immergetevi nell’ampio dialogo sociale e politico», aveva detto papa Francesco nel discorso di apertura del convegno di Firenze nello scorso novembre, rivolgendosi in particolare ai giovani.
Un invito che non può essere lasciato cadere nel vuoto da chi si dice cristiano: giovani e meno giovani, ragazzi, anziani. Di fronte a mancanza di lavoro, corruzione e illegalità diffusa, emergenza educativa, disgregazione familiare, frammentazione sociale, divario economico e culturale non è più possibile rimanere inermi, come se tutto questo non toccasse la nostra esistenza. Scendere in strada è scomodo, vuol dire togliersi le pantofole rassicuranti delle nostre abitudini e infilare invece gli scarponi adatti ai sentieri impervi del nuovo. Vuol dire mescolarsi tra la folla e farsi prossimo per ogni persona che s’incrocia sul cammino, condividere le gioie, lenire le sofferenze, mettersi in gioco, chiedersi se si vuole essere parte del problema o della soluzione chiedendosi: «Io, noi, cosa possiamo fare?».
Rosalba Poli e Andrea Goller
da Città Nuova n.3/2016 Editoriale n.3