Iniziano le vacanze, che fare?

Condividi

Tratto dalla rivista Città Nuova n.7 / Luglio 2016

Iniziano le vacanze, che fare?
di Ezio Aceti

Mi ricordo quando, alla fine della scuola, nei mesi di luglio e agosto, molta gente si preparava a partire per le vacanze. Era come un rito, un desiderio che si stava realizzando e, indipendentemente dal luogo dove si andava, l’importante era rompere con la routine del lavoro o della scuola, per vivere momenti di riposo e di socializzazione con altri.

Ma oggi tutto è cambiato. Il mondo è cambiato e i tempi si sono accorciati, e soprattutto non c’è più l’esodo di massa verso le zone di villeggiatura. Per non parlare poi degli enormi problemi che viviamo in quanto il mondo è divenuto piccolo e i telegiornali sono lì a informarci dei continui problemi che si vivono. Però, forse, c’è una caratteristica comune che è rimasta e che rappresenta il verso motivo delle vacanze: la vacanza è in sostanza un tempo per sé, per gli altri e soprattutto per la cura dei legami. Siamo persone e come tali possiamo essere felici se rispettiamo la nostra natura umana sociale.

Mi sembra che possiamo vivere bene la vacanza se rispettiamo la nostra identità di esseri umani.
Suggerirei: un periodo di riposo in un luogo (non importa se vicino o lontano) ove la mente e il corpo siano in movimento salutare spezzando la routine del lavoro o della scuola, o facendo semplicemente le attività in un modo rilassato; l’esercizio della socialità (verso sé e verso gli altri) volta al positivo, al bene, a nutrire la mente e la volontà di immagini o esercizi positivi ove venga rinforzato il legame con sé e con gli altri (esperienze di volontariato, l’impegno per gli oratori o per i nostri figli, viaggi di istruzione culturale per ampliare la conoscenza, o l’assistenza di un parente anziano, insomma a tutto quanto ci possa riconciliare con il senso di appartenenza alla gente e alla gente più bisognosa); infine, l’esercizio di ascolto della propria interiorità, mediante esperienze dove, un po’ isolati, riprendiamo in mano l’essenza della nostra vita, ricaricando le pile di valori essenziali per vivere. Penso a esperienze di fraternità in alcuni monasteri o di condivisione con altre famiglie dove la socialità venga formata anche con periodi di escursioni alternati a momenti formativi spirituali. Penso anche a esperienze di deserto con Dio, insomma a tutto quanto riguarda l’afflato dello Spirito in noi. L’importante è che alla fine della vacanza possiamo ricongiungerci con la bellezza e l’armonia che alberga in ciascuno, perché in fondo la vacanza è il nutrire il bambino che c’è in noi.

E infine, non dimentichiamoci di portare un buon libro o di visitare una bella città per nutrire di bene il nostro pensiero. In questo modo il bello,
il buono e il bene saranno il nostro riposo. Buona vacanza a tutti.

image_pdfimage_print
Condividi

2 Commenti

  1. e ricordiamo che non è vacanza se abbandoniamo gli anziani negli ospedali o nelle “case di cura” o gli animali in autostrada. non siamo meritevoli nè di vacanza e nè di stima!

  2. “Vacanza è nutrire il bambino che c’è in noi.” Bella definizione. Mi piace andare, come tutti. Mi piace anche tornare! Mi succede che torno più volenterosa verso le cose di casa : mi metto a farle con maggiore volontà e il risultato è che trovo anche qualche idea per sistemare meglio le tante cose di casa che intasano e non voglio buttare. Sì, vacanza è bello, anche per questo. Buona estate! Carla M.

LASCIA UN COMMENTO