Da qualche giorno mi trovo ad assistere la mamma ricoverata. Tra i malati terminali di tutte le età, ascolto la storia di Marianna: ha 40 anni e un figlio diventato cieco per un problema di malasanità; il suo è un tumore devastante e recidivo.
Le passo le cose di cui ha bisogno, l’aiuto a vestirsi, rispondo al cellulare per lei. A mia volta le racconto di come cerco di vivere il Vangelo. Con lei nasce una sintonia profonda. Una delle infermiere dice: «In questa stanza sembra non esista la malattia, siete sane dentro, c’è una luce nei vostri occhi… Come mai?».
Anche a lei diciamo il nostro impegno a vivere da cristiane. Un giorno arriva Filomena: avvelenata dall’odio, urla, dice parolacce, tratta male tutte. Con mamma ci accordiamo per volerle bene, le cediamo il posto più comodo, io l’aiuto a disfare le valige e l’ascolto per ore. A poco a poco Filomena si apre, si rasserena. Poi è lei ad aiutarmi ad accudire la mamma e insieme andiamo da chi è più solo.
Emi – Italia
Fonte: Il Vangelo del giorno, Città Nuova, Maggio 2016, p.74