Giovani e cultura alla scoperta della città

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La partecipazione motore di una cittadinanza attiva

Giovani e cultura alla scoperta della città – Moreno Orazi, Architetto coordinatore Cantiere Oberdan, Spoleto (Italia)

Sono nato nella verdeggiante Umbria, terra natale di S. Benedetto e S. Francesco. Sono felicemente sposato, ho due figli e vivo a Spoleto. Dal 1982 esercito la professione di architetto presso la Abaco, società che opera nel campo della progettazione e nella pianificazione territoriale ed urbanistica, di cui sono cofondatore.

Dal 1994 ho partecipato alla redazione di programmi integrati economici e urbanistici per la riqualificazione urbana e territoriale. Attualmente sono impegnato, tra l’altro, in progetti di ricostruzione nei territori aquilani colpiti dal terremoto del 2009. Mi sono occupato anche dei linguaggi artistici e delle estetiche contemporanee, perché nella civiltà delle immagini le arti visuali occupano una posizione centrale nel sistema della comunicazione.

La famiglia è il bene più prezioso che possiedo. Le esperienze che considero più significative nella mia formazione umana e culturale sono quelle sviluppate in comunità. Concepisco il rapporto con gli altri in modo attivo e scambievole. Sento il diritto/dovere di fare fino in fondo la mia parte, di apprezzare l’apporto degli altri e di concorrere con le mie idee e con il mio impegno al loro progredire.

Negli anni ’80 ho animato insieme a una decina di amici un circolo culturale dell’A.R.C.I., un’associazione collegata al Partito Comunista Italiano che ha rappresentato un’esperienza sociale, culturale e politica fondamentale nella mia formazione umana e civile.

Il mio rapporto col Movimento risale al 1994 ed è dovuto all’amicizia di Elio e Letizia, due focolarini sposati. Sono qui perché ho risposto all’invito di partecipare ad uno dei primi congressi del “Dialogo con persone di convinzioni non religiose”. Il resto è venuto da se.

Sono stato incaricato dall’Erica, Associazione collegata al Movimento dei Focolari, di coordinare le attività del Cantiere Oberdan, spazio aggregativo gestito da quattro associazioni laiche. È una specie di “oratorio” (circolo) laico. Proprio per il mio approccio laico alla vita e, al tempo stesso, per l’adesione al Movimento e la condivisione dei valori etici e spirituali del Carisma dell’Unità, sono stato designato come coordinatore dell’iniziativa.

Il Cantiere Oberdan è uno spazio polifunzionale dedicato ai giovani: in questi anni è stato frequentato da compagnie teatrali amatoriali e gruppi musicali informali. Vi si svolgono eventi nell’ambito del famoso festival dei Due Mondi di Spoleto dedicato al Teatro d’Avanguardia. Vi si tengono corsi di musica, danza africana, Yoga ed educazione alimentare. Il Cantiere ha come scopo la promozione del lavoro creativo dei giovani; il confronto e la collaborazione tra soggetti associativi diversi nella gestione di uno spazio comune al servizio della vita culturale cittadina, vista comune strumento di elevazione e di crescita civile; realizziamo progetti educativi rivolti alle scuole, finalizzati alla conoscenza di problematiche sociali scottanti attraverso il coinvolgimento diretto di insegnanti, alunni e studenti.

Il primo di questi progetti, dal titolo emblematico “La città siamo noi” aveva come oggetto proprio la conoscenza della città come luogo fisico organizzato e come spazio relazionale che costruisce l’identità della persona e determina la qualità delle relazioni sociali.

Il Cantiere si propone di contrastare l’atomizzazione delle comunità urbane. Nello spazio disperso della città contemporanea conduciamo una vita nomade che indebolisce la coesione sociale, generando solitudine, sofferenze psichiche e comportamenti devianti.

La Rete supplisce in qualche modo al senso di solitudine, ma non può sostituirsi al bisogno delle persone del contatto umano diretto.

Come architetto durante questi anni, con i miei colleghi di studio, abbiamo restaurato diversi edifici storici di Spoleto, ad esempio la Biblioteca municipale, il Teatro Comunale, la Sede del Comune ed abbiamo voluto illuminare le buie pareti del passaggio sotterraneo che collega la parte bassa della città con quella alta, riproducendo i colori della natura, per rendere più gioioso il passaggio dei nostri cittadini e visitatori.

La mia famiglia negli anni della mia prima infanzia viveva in condizioni di estrema indigenza. Da bambino e poi nella adolescenza, a scuola ed in altri ambienti sociali ho subito molte mortificazioni a causa della povertà che si palesava attraverso il modo di esprimermi, di vestire, nelle amicizie, nella casa dove abitavo, fredda scarna e disadorna.

Questo mio vivere tra gli ultimi, essere stato io stesso uno di questi ultimi, non me lo sono mai dimenticato in tutte le circostanze della mia vita, nel mio lavoro, nella famiglia, nei rapporti di amicizia ed in quelli di vicinato.

Quando vedo le sofferenze dei profughi e le difficoltà degli extracomunitari, sulla strade della mia città, sento una grande vicinanza, mi vedo, in un certo senso, rispecchiato in loro.

Cerco di manifestare concretamente la mia solidarietà verso le persone che vivono ai margini ricorrendo a piccoli gesti umanamente molto intensi (con un cenno di saluto, pagando qualche bolletta, con gesti concreti di accoglienza). Tengo un comportamento rispettoso nei confronti delle maestranze operaie nei cantieri che conduco, nel condominio cerco di stabilire buoni rapporti di vicinato, nello studio tecnico divido alla pari con i miei colleghi i frutti del lavoro comune e nel mio rapporto con i committenti cerco di soddisfare le loro richieste evitando di imporre il mio punto di vista. Stiamo facendo fronte alla crisi grave che travaglia il settore edilizio e che ha determinato una forte contrazione del lavoro ridividendo in modo paritario le esigue entrate tra tutti, indipendentemente dalla condizione lavorativa e dal ruolo professionale, cercando di garantire comunque un minimo stipendio senza procedere a licenziare nessuno.

So che è poco, davvero troppo poco. Sicuramente non salverò il mondo come pensavo quando, dopo aver letto il Manifesto del Partito Comunista di Carlo Marx, diventai seduta stante comunista, ma così facendo penso di onorare la dignità degli altri e la mia. Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Il comandamento dell’Amore è la soglia limite della mia adesione al cristianesimo, un cristianesimo etico ed immanente.

Moreno Orazi

Fonte:OnCity: reti di luci per abitare il pianeta

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