Un carisma che si incarna

Riflessioni profonde ed esperienze concrete, vita e pensiero all’incontro delle e dei volontari italiani a Castel Gandolfo

Il secondo giorno del congresso delle e dei volontari italiani in corso a Castel Gandolfo si apre con una sorpresa: alla presenza di don Andrea De Matteis, vicario del vescovo e cancelliere della diocesi di Albano, viene firmato l’atto costitutivo col quale i volontari si assumono la responsabilità di essere promotori del processo di canonizzazione di Domenico Mangano, un volontario della prima ora, partito per il Cielo nel 2001.

congresso-aperturaE’ una conferma, se mai ce ne fosse bisogno, di quanto questa vocazione, vissuta con radicalità, possa costituire una vera e propria via di santità. La commozione è grandissima e non pochi devono trattenere le lacrime alla notizia che viene data da Paolo Mottironi, responsabile internazionale dei volontari.
Il programma che si svolge subito dopo sembra spiegare il segreto dell’impegno nelle vicende umane radicato nelle cose di lassù. Una registrazione video di Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, entra nel mistero del dolore-amore di Gesù che in croce ha sperimentato la separazione dal Padre, noto ai presenti come il mistero di Gesù abbandonato. La presidente ripercorre l’esperienza di Chiara Lubich che più volte nella sua vita ha parlato di Gesù abbandonato, centro della sua vita e di quanti come lei si sentono chiamati a costruire l’unità. L’intervento si articola su due punti: Gesù abbandonato finestra di Dio spalancata sul mondo e finestra dell’umanità attraverso la quale si vede Dio.

«Se il dolore più grande di Gesù è stato l’abbandono noi lo scegliamo come ideale e lo seguiamo così», diceva la Lubich alle sue prime compagne, in una delle tante frasi che tradiscono la sua passione per Gesù abbandonato. E ancora oggi, laddove la meta dell’unità appare irraggiungibile, è quest’amore la chiave che spinge ad andare incontro all’umanità sofferente, senza Dio, priva di pace.  E’ quest’amore che fa ricomporre ogni disunità; è per quest’amore che si sta dentro le spaccature, le periferie esistenziali, le situazioni dove la morte sembra prevalere sulla vita, le tenebre sulla luce, l’odio sull’amore.

In fondo, pensando al tema del congresso, non si può non pensare che la più grande condivisione sia stata quella di un Dio che ha voluto condividere la nostra natura umana fino alla morte.

congresso secondo giorno esperienzeE’ grazie a questa misura di amore che prendono vita tante esperienze concrete che qui vengono condivise, e non solo in sala. Sul palco qualcuno racconta dell’impatto col dolore che ha il volto di una disabilità grave oppure dell’accoglienza dei profughi, degli studenti di tante nazionalità, dei minori stranieri, dell’impegno per la legalità, per la solidarietà. Ospite d’eccezione, Ariola Trimi, campionessa paralimpica, argento nei 50 stile libero, che offre una testimonianza significativa. Sua, tra l’altro, un’affermazione: «L’unica cosa che puoi fare quando ti succede una malattia come la mia è riuscire a capire non quello che hai perso, ma quello che ti è rimasto e cosa puoi fare con quello».

Esperienze con una dimensione civile della condivisione che emerge nelle sue potenzialità di fare sistema. Come d’altronde era stato evidenziato nella tavola rotonda di ieri sera dove la condivisione veniva presentata come una necessità e una risorsa per il mondo della ricerca, della scuola, dell’informazione, della società in genere.

Congresso secondo giorno ItaliaNella mattinata non manca uno sguardo alle sfide del Movimento dei Focolari, nel nostro Paese e non solo. Ne parlano Margaret Karram e Marc St-Hilaire, membri del Centro internazionale, e Rosalba Poli e Andrea Goller, responsabili del Movimento in Italia, reduci da un appuntamento che ha visto convergere la scorsa settimana a Castel Gandolfo, 200 responsabili dei Focolari da tutta Europa. Un appuntamento in cui, al di là delle diversità, emergeva la grande potenzialità di un’Europa unita.

Lo sguardo, quindi, travalica i confini nazionali e si apre al nostro continente e al mondo intero dove le comunità locali dei Focolari si attivano nei modi più diversi per promuovere la fraternità, a Sidney come a Recife, in Camerun come in Indonesia.

E’ l’occasione per sottolineare l’importanza di testimoniare insieme la vita del Vangelo; di impegnarsi nel dialogo a tutto campo con umiltà, capacità di ascolto e di mediazione; di continuare a dar vita a tutte quelle iniziative, numerose, che incidono sulla società; di privilegiare quell’ “abitare le frontiere e le periferie” che sta tanto a cuore a papa Francesco; di puntare a una radicalità di vita che non esclude nessuno, ma scatena una luce capace di mangiare il buio; di non avere paura del mondo, anzi di andare verso la gente, inserendosi nelle ferite delle divisioni. Di essere tutti insieme, insomma, promotori di quella incarnazione del carisma dell’unità che se è di tutti gli appartenenti al Movimento dei Focolari, lo è in maniera del tutto particolare dei volontari.

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Foto di Enzo Parenza