Una carezza rifiutata

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Ero in attesa del mio secondo figlio, mancavano ormai poche settimane al parto e mi trovai in un  Fast Food  a Ragusa. Si avvicinò una barbona con il sorriso sulle labbra perché intenerita dal mio stato interessante e si propose di poter accarezzare il mio pancione, io in quell’istante rimasi  ferma e incapace di rifiutare tale proposta ,la guardai con attenzione e notai  che aveva problemi di vista, vedeva soltanto da un occhio, ed  era mal odorante. Si avvicinò quasi per toccarmi, ma scorgendo la sua mano sudicia, ebbi una forma di ribrezzo, feci un passo indietro per farle capire che non volevo essere sfiorata e scoppiai in lacrime.

Il titolare del locale alla visione di tale episodio  andò su tutte le furie, rimproverò  in maniera accesa la barbona e la cacciò via. In quella situazione si sa che gli stati emotivi sono modificati, ed io non finivo di piangere e sentirmi sdegnata dalla visione di quelle mani. Mi  sentii anche mortificata nei confronti di quella poverina che non avendo fatto nulla di male era stata aggredita verbalmente.

Poi conobbi il meraviglioso ideale di Chiara Lubich. Cominciai a capire che nell’altro e nel prossimo, proprio in quello che mi passa accanto, c’è un Gesù da amare.

L’anno scorso il giorno dell’Immacolata Concezione mi trovavo a Roma con la mia famiglia e precisamente in piazza San Pietro, li’ per caso abbiamo incontrato un gruppo di frati Camilliani e con loro c’era  anche un frate , un cugino di mio marito. Loro erano abbastanza numerosi,  c’erano seminaristi, suore, la fotografa del gruppo, e come ultima in ordine di arrivo e in “in tutti i sensi“ c ‘era Angela. Lei è una signora romana, la osservai per un po’: abbigliamento cencioso, odore poco gradevole, si…presumo sia un‘ultima. Questa volta mi sono avvicinata io a lei, ci siamo messe a parlare e a camminare insieme per San Pietro, la madre della chiesa universale. Mi sembrava di abbracciare il mondo. Stavo parlando con Gesù, nella persona di Angela, lei era dolcissima e molto contenta perché  si sentiva amata dal gruppo e pensata, quando i frati  vanno a Roma passano spesso a trovarla. Angela mi parlava dell’importanza della famiglia e diceva che lei era sola. Sembrava zoppicasse un po’ e nel salire i gradini le chiedevo se avesse  bisogno di una mano, ma diceva di farcela. Ho visto in lei un Gesù solo e non amato da tutti. In questo incontro ho messo in atto l’arte di amare di Chiara …e pensare che anni fa avevo  rifiutato una carezza da parte di Gesù…

Condivido questa mia esperienza perché vivo con la certezza che il nostro cuore può cambiare!

Sonia

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