L’impiegata di fronte a me non passava ora senza che aprisse il cassetto della sua scrivania dove teneva uno specchio per rimirarsi e aggiustarsi ora la pettinatura ora il trucco.
Sforzandomi di andare al di là delle apparenze e riconoscendo Gesù in lei, ho ricevuto dai suoi atteggiamenti un grande insegnamento. Anch’io avevo uno specchio con il quale confrontarmi e aggiustarmi all’occorrenza: era una immagine di Cristo sul calendario del mio tavolo da lavoro.
Così, quando la collega apriva il suo cassetto, altrettante volte io guardavo quella immagine, che sembrava suggerirmi: «Guarda che ci sono io in questi prossimi che ti sono accanto».
Questo tu a tu con lui mi aiutava a dominare l’istintiva insofferenza verso uno dei miei superiori, che quando passava davanti a noi impiegati sembrava la superbia fatta persona. Oppure mi ricordava la pazienza e la carità che subito cercavo di avere per sostenere la pignoleria estenuante di un collega e la superficialità petulante di un altro.
(a cura di Tanino Minuta)