“Sabato 27 maggio 2017 alle ore 21,30 presso la Sala Banti del Comune di Montemurlo i richiedenti asilo, ospitati nelle strutture CAS della Coop 22 di Prato e Montemurlo, portano in scena, con la regia di Stefano Luci, uno spettacolo che parla di bisogno di pace e comprensione fra culture: lo spettacolo della Compagnia CIURMA STORTA vede in scena da protagonisti ragazzi che arrivano da Nigeria, Mali, Ghana, Gambia, Costa d’Avorio e Senegal.
Tante lingue e la comune esperienza di aver attraversato prima la Libia e poi il mare per arrivare in Italia. Il teatro ha unito le loro storie,dando loro un senso comune e li ha impegnati per mesi in lezioni di italiano, dizione e recitazione. Anche le scenografie ed i costumi sono opera degli attori, realizzati in collaborazione con il laboratorio di sartoria e pittura scenica del Movimento dei Focolari di Prato.”
Questo il trafiletto con cui un giornale locale ha raccontato in poche ma efficaci parole una esperienza vissuta dalla comunità dei Focolari di Prato.
Il laboratorio di sartoria è una realtà iniziata più un anno fa, insieme ad altri laboratori, nella prima struttura di accoglienza pratese per richiedenti asilo. Le persone della comunità hanno aderito e risposto, nelle loro possibilità, alla richiesta di collaborazione di una delle Cooperative sociali pratesi impegnate a gestire il notevole numero di migranti accolti in un ex convento nel centro della nostra città.
All’inizio pochi, poi altri si sono aggiunti donando talenti ed energie e questo essere insieme che più di una volta ha dato la forza di superare difficoltà, senso di impotenza e di inutilità. In quei primi mesi di attività indispensabile è stato il sostegno della comunità poiché, come raccontano i volontari impegnati nel progetto, umanamente la prima sensazione che si prova è di sgomento, quello che puoi dare forse è una goccia rispetto a ciò che servirebbe, forse la stessa sensazione provata anche dagli operatori ma mai paragonabile al disagio che vivono i giovani migranti costretti all’inattività in attesa di passare l’esame della commissione .
Dopo alcuni mesi dall’avvio del progetto è arrivata la proposta di aderire ad un progetto teatrale a cui sta lavorando un giovane regista con lo scopo di coinvolgere un gruppo di richiedenti asilo di strutture più piccole, non solo nella recitazione ma anche nella realizzazione dei costumi e della scenografia.
Si parte in questa nuova avventura con un po’ di titubanza, ma le attività che svolgono i ragazzi, come imparare a cucire, a dipingere e i dialoghi del “drama” in italiano aiutano chi sta con loro anche a conoscerli per nome: Soulemaine…. Ogieva….Ousmane…Sissoko…..Kounekante….Augustine….Fanny…Sunday….Mickey…Peter…Yunusa…Adama… .Mameri ….e via via che passa il tempo con quel poco di inglese, francese e italiano che riesce a circolare si incomincia anche ad entrare in quella confidenza che fa raccontare la vita, senza pretese e con molta allegria. Fondamentale è anche il rapporto con gli operatori, tutti giovani e pieni di buona volontà e disponibilità, sopratutto con il regista che sta riuscendo a realizzare un suo sogno.
La recitazione diventa forma di inserimento, di integrazione. Sette di questi ragazzi, infatti, supereranno alla grande l’esame della Commissione, potendo così sperare in un futuro diverso.
Le scenografie sono bellissime, anche i costumi. Soprattutto questi ultimi hanno richiesto pazienza, inventiva e fantasia, e i grandi sorrisi soddisfatti dei ragazzi dopo che li hanno indossati ce lo dimostrano.
Il debutto dello spettacolo è emozionante, per lo sforzo, la bellezza e la finalità.
Anche i volontari della comunità dei Focolari sono presenti, e la foto finale insieme al regista e ai ragazzi è l’apice di questa emozione.
Ci sono … e ci saranno, poiché il regista Stefano Luci, che ha in mente altri lavori, li ha già “prenotati” …
Al termine del progetto non resta che ricalcare le orme dell’ esperienza di amore scambievole fatta e buttarsi con passione nella prossima avventura!
Alla festa organizzata il 1 luglio dalla comunità dei Focolari partecipano anche undici dei ragazzi conosciuti nel progetto. Hanno voluto fare il dono di recitare l’inizio del loro spettacolo e quello che è sorprendente è che hanno organizzato tutto da soli mettendosi insieme anche se di nazionalità, lingue e religioni diverse, contribuendo alla realizzazione di un momento di famiglia di festa, con canti e balli provenienti da tante tradizioni diverse.
La conclusione la lasciamo al messaggio di Yunusa, uno dei ragazzi richiedenti asilo: “Grazie mille per la bella festa. Noi siamo felice davvero. Dio ti benedica voi tutti”.