Un giorno, mentre mi recavo a scuola, sono stato aggredito da una banda di ragazzi in un sottopassaggio. Mi hanno preso a calci ed a pugni e sbattuto a terra: volevano il mio cellulare.
Quando finalmente sono andati via, non riuscivo ad alzarmi dal dolore che provavo nel corpo e nell’anima. Mi chiedevo: “Perché a me?” e in me montava il rancore.
A scuola ho raccontato al alcuni compagni l’incidente che mi era capitato, ma nessuno ha capito il mio dolore e questo mi ha ferito. Per alcune notti non ho potuto dormire: piangevo dalla rabbia, mentre come in un film rivedevo la scena del sottopassaggio.
Solo dopo un po’ di tempo sono riuscito a parlarne con alcuni amici che come me hanno come riferimento il Vangelo. Confidarmi mi ha aiutato a fare ciò che prima mi pareva impossibile: perdonare gli aggressori.
Quando sono andato in tribunale per il riconoscimento e per il processo, sentivo in cuor mio che li avevo perdonati e, senza difficoltà, potevo guardarli dritto negli occhi.
a cura di Tanino Minuta
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