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In treno sono solo, a Firenze si siede nel posto accanto al mio una ragazza sui 25/30 anni, le auguro buon viaggio e subito si immerge nel suo smartphone, io continuo la mia lettura.

Ad un certo punto, siamo ormai vicini a Milano, mi urge dentro una riflessione: Ma è ‘umano’ che due persone siano seduti una accanto all’altra e non comunichino tra loro?

L’urgenza cresce, mi vinco e le dico: “Ormai mancano 10 minuti a Milano, le sembra una cosa umana stare vicini per ore senza dir niente e chiudendoci in noi stessi? Possibile che non abbiamo niente di bello da comunicarci semplicemente come persone umane?”

Lei acconsente, rileva che tutti fanno così e io dico che possiamo reagire. Di bello ho che sto tornando da una vacanza e lei:”Io ho partecipato al funerale della mamma della mia più cara amica”.

Io: “E non si è fatta le domande fondamentali sul significato della vita?”

Lei: “Io non sono dell’area di chi ha fede, non mi pongo domande sul quello che c’è dopo, mi interessano i rapporti tra le persone ora”.

Io: “Certo, si tratta di esprimere al massimo le capacità di rapporto, offrendo i nostri doni. Lei accenna che ha un rapporto difficile con sua madre”.

Io: “Una persona vale quanto più è capace di vivere relazioni positive con tutti. Il discorso va a vanti, le dico che noi sull’esempio dell’Uomo perfetto, Gesù, amiamo per primi, amiamo tutti, ci facciamo uno, ecc…”

Siamo ormai in stazione e mi dice: “Terrò veramente conto di quanto dice chi ha fede”. La vedo contenta, ha apprezzato il dialogo che – dice – le è stato utile. Io mi avvio con una speciale gioia dentro.

un sacerdote

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