La città è luogo di fraternità?

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A Loreto, la Giornata Nazionale dell’Associazione Città per la Fraternità che si interroga sulla Città e consegna a Iglesias il 9° Premio Chiara Lubich per la Fraternità

A dieci anni dall’idea e a 9 anni dall’inizio delle attività, l’Associazione Città per la Fraternità, indice la sua Giornata Nazionale che vede celebrate l’Assemblea Nazionale delle città aderenti, il Convegno di approfondimento ed il Premio Chiara Lubich per la Fraternità.

Dopo alcune Giornate Nazionali vissute di seguito a Roma, si torna, come tradizione, a viaggiare tra le varie città aderenti. La scelta è caduta su Loreto sicuramente per la sua decisa candidatura, ma anche perché densa, senz’altro, di suggestioni particolari. Prima di tutto perché per sua essenza Loreto è “casa”; la sua è una regione dove le città hanno significati profondi e particolari, non ultimo perché la donna, Chiara Lubich, che ha ispirato, col suo messaggio di fraternità universale anche in politica, gli iniziatori dell’Associazione, proprio a Loreto ha trovato la scintilla della sua vita e di tutto quello che ne è conseguito.

La sala consiliare del comune di Loreto ha ospitato il Convegno “La città è luogo di fraternità?”, su questo interrogativo si sono concentrate le relazioni della professoressa Elena Granata, docente di Urbanistica al Politecnico di Milano e Marco Luppi, docente di Storia Contemporanea all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano. Partendo da una data definita l’ora zero della nascita delle città europee quel 410 d.C., caduta dell’Impero Romano, la professoressa Granata, ha esposto a chiari toni un cambiamento epocale: il crollo totale, di un sistema che aveva garantito la vita e la stabilità. Ma da lì, nell’osare e nel reinventare il nuovo è cambiato il volto dell’Italia e dell’Europa, una sorta di morte generativa. “Le imperfezioni ci rendono migliori, anzi, aiutano ad essere perfetti. Usando quest’assunto, ha invitato a capire l’importanza dell’integrazione tra popoli. A pochi chilometri, e quasi in contemporanea, si svolgeva la manifestazione antirazzista di Macerata dopo i fatti dei giorni scorsi, che ha coinvolto oltre 15 mila persone.

Marco Luppi partendo dalla visione di Giorgio La Pira – disarmante ottimista e sognatore – di cui è studioso e profondo conoscitore, ha sottolineato come, da un’idea e da una cultura della città, si possano strutturare idee guida per una città accogliente, incentrata sulla persona e sul patto tra i suoi membri, fino ad essere la Città strumento di dialogo e di pace tra Stati e Nazioni.

Ovviamente le forti sollecitazioni dei due relatori hanno suscitato domande e interventi della sala a sottolineare come le citte oltreché la Fraternità sono, nonostante una apparente minorità, snodi essenziali e fondamentali della nostra quotidiana vita di relazione. Ad esempio ci si è domandato perché oggi i giovani scappano dall’impegno e non hanno speranza. Elena Granata ha ribadito con forza che molto dipende da una narrazione del mondo adulto annoiata e pessimista ed occorrerebbe una contro narrazione che ridia slancio e speranza. E circa il disimpegno Marco Luppi ha suggerito di esplorare i luoghi del prepolitico, rinnovando il civismo oltreché a fare campagne elettorali, – e siamo nel contemporaneo – dove occorre dire con onestà quello che si può fare e quello che non si può, perché dichiarando con trasparenza il proprio impegno i cittadini capiscono e accettano piuttosto che seguire un libro di favole edulcorato e impossibile. Quanto c’è da fare….

A seguire il conferimento del 9° Premio Chiara Lubich per la Fraternità 2018 che quest’anno è stato assegnato alla città di Iglesias in Sardegna con la motivazione: «alla Città di Iglesias, cogliendo la candidatura proposta dal Sindaco di Assisi, “per l’impegno alla pace, al disarmo e alla fraternità”, si conferisce la IX edizione del Premio Internazionale “Chiara Lubich per la Fraternità 2018” alla città di Iglesias per il coraggio e la forte volontà a costruire la Pace contro ogni logica di convenienza condannando sin dall’origine la dialettica della guerra, contrastando la fabbricazione di bombe sul proprio territorio. Essa è divenuta punto di riferimento in Italia e ponte tra la Sardegna e il Mediterraneo. Ha altresì mobilitato cittadini singoli e associati con altrettanto spirito di fraternità. L’augurio è che le piccole e grandi voci di Fraternità possano far udire la loro musica corale». A consegnare il Premio il delegato del Sindaco di Assisi Stefania Proietti, assegnatario del Premio 2017, il consigliere comunale Carlo Migliosi e a riceverlo Arnaldo Scarpa, delegato dal sindaco di Iglesias Emilio Agostino Gariazzo. Il sindaco Gariazzo, ha voluto ringraziare l’Associazione e il Comune di Loreto via telefono.

Iglesias, 27 mila abitanti, nella Sardegna Sud Occidentale. famoso centro minerario, fin dall’antichità da anni sente una profonda crisi economica e occupazionale ed ha avuto il coraggio e la forte volontà di condannare la dialettica della guerra e contrastare la fabbricazione di bombe sul proprio territorio. Nello stabilimento Rwm Italia Spa a pochi chilometri del suo centro urbano si producono bombe come la Mk82 tristemente nota per essere usata dall’Arabia Saudita nella guerra in Yemen che ha provocato la più grave e molto nascosta catastrofe umanitaria mondiale dal 1946 ad oggi. Il consiglio comunale il 19 luglio 2017 dichiara Iglesias Città della Pace e della Solidarietà ed esprime la contrarietà della Città alla produzione di ordigni di guerra. Ovviamente occorre, oltre la flebile voce di un Comune pur coraggioso, la forte voce della Regione Sardegna, del Parlamento e del Governo nel riaffermare i dettami dell’art. 11. della nostra Costituzione «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni»; e di quanto previsto dalla Legge 9 luglio 1990, n. 185, “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”.

Per il momento Iglesias guarda con fiducia e speranza il Premio appena ritirato.

Fonte: Sito Città per la fraternità

Perché non siamo indifferenti alla guerra

Intervento di Arnaldo Scarpa, coportavoce del Comitato riconversione Rwm, alla consegna del premio Chiara Lubich Città per la fraternità avvenuta nell’aula del consiglio comunale di Loreto, nelle Marche, alla città di Iglesias

Sono qui certamente con grande gioia a ritirare questo premio, delegato anche dall’amministrazione comunale, ma potremo sentire tra poco la voce del sindaco che non è potuto intervenire per problemi legati al suo ufficio e voglio dire semplicemente che insieme a questa gioia non riteniamo di poter avere tanto orgoglio. Riteniamo, piuttosto, di volerci impegnare ulteriormente perché l’obiettivo che ci siamo posti, quello di arrivare alla riconversione di una fabbrica di bombe d’aereo che si trova sul territorio di Iglesias, veramente possa trasformarsi in un laboratorio di pace, di economia civile, di benessere reale per i cittadini del nostro territorio, ma per i cittadini del mondo.

Ecco, la fabbrica si chiama “RWM Italia spa”, da essa partono ogni anno alcune migliaia di bombe destinate in particolare ad un cliente del Medio Oriente che è l’Arabia Saudita che, insieme ad una coalizione, in questo momento combatte la guerra in Yemen contro i ribelli Houti e anche contro l’Iran; questa guerra, in realtà, avviene tra la coalizione saudita e l’Iran che vanno a farsi una guerra in un territorio che non è loro, portandovi una distruzione che possiamo immaginare forse, ma che non possiamo certamente comprendere se non l’abbiamo vissuta, vista.

Ecco, l’Onu ha incaricato più volte gruppi di esperti di valutare la situazione reale presente in quel territorio e i rapporti parlano di crimini contro l’umanità, parlano di bombe che cadono sugli ospedali, sulle scuole, sugli acquedotti, su gruppi che migrano da una parte all’altra del territorio. Sappiamo che lì la guerra ha causato quella che l’Onu stessa definisce la “più grande catastrofe umanitaria dal 1946 ad oggi”.

Sappiamo che è in corso un’epidemia di colera che non si era mai vista prima in nessuna parte del mondo. Ecco, di tutto questo siamo in qualche modo corresponsabili.

Noi cittadini iglesienti ci siamo sentiti tali, abbiamo sentito che non potevamo rimanere indifferenti, fare finta di niente rispetto a quel fumo che esce dai camini di quella fabbrica, che ci ricorda il fumo di Auschwitz, di Birkenau e degli altri posti dove si è consumato lo sterminio di tante persone uccise solo perché differenti, perché non compiacenti alla logica di dominio sul mondo. Ecco, vogliamo che questa cosa non avvenga più e che invece sia trasformata in un’economia di pace.

Per cui bisogna immaginare un nuovo sviluppo per questa terra, per il nostro territorio, così come per tanti altri. È un fatto emblematico questo di Iglesias e di Domusnovas, ma non è un fatto isolato. È una cosa che avviene con l’autorizzazione del Governo Italiano. Mi dispiace che la Presidenza del consiglio invitata a partecipare qui, abbia ritenuto più importante essere presente ad altri avvenimenti, in altri luoghi, perché il primo interlocutore nostro è proprio la Presidenza del Consiglio: le bombe sono autorizzate dal Ministero degli Esteri, di concerto con la Presidenza.

Quindi, in questo momento, chiediamo a tutte le autorità, ma in particolare alle autorità governative di intervenire per fermare questa cosa che porta l’Italia su un piano che non le spetta, perché la Costituzione ha voluto che non le si potesse attribuire. “L’Italia ripudia la guerra” proclama l’art.11 della Carta Costituzionale, invece l’Italia collabora con una guerra che non ha niente a che fare con gli interessi nazionali, che non è difesa del territorio italiano. Collabora ad una guerra in un modo che porta soltanto poco denaro in un territorio povero com’è il Sulcis mentre ne porta tanto altro alla proprietà dell’azienda che produce gli armamenti ma soprattutto, distrugge valori enormi sia economici che specialmente morali in quel Paese così martoriato dalla guerra.

Il nostro tentativo, che speriamo possa raggiungere l’obiettivo, parte da oltre 20 associazioni del territorio in spirito di fraternità prima di tutto fra loro e poi con la popolazione dello Yemen e poi con l’amministrazione comunale che ascolta e dà spazio a questa istanza.

Ecco, la nostra azione passa anche attraverso tanti momenti come questo. Qui in questo momento ci viene riconosciuta una peculiarità, in altri momenti ci viene riconosciuto magari il coraggio di interagire in situazioni così difficili, in altri ancora ci si cerca (tra organizzazioni con analoghi obiettivi), per darsi reciproco sostegno.

Se questo obiettivo sarà raggiunto, non sarà soltanto merito nostro, sarà merito anche dell’Associazione Città per la Fraternità, sarà merito delle reti per la pace che in Italia e nel mondo lavorano perché obiettivi come questo possano essere raggiunti e cito Rete Pace, Rete Disarmo e le varie Ong che hanno collaborato con noi finora.

Mi preme dire un’altra cosa. Vi ripeto, è un caso emblematico però anche dal punto di vista economico, il caso di cui ci stiamo occupando, ce ne occupiamo perché è vicino a noi, perché è vicino a noi, però è un caso ristretto rispetto alla quantità di armamenti che vengono prodotti in questo momento in Italia.

Durante il solo governo Renzi (cito questo perché non abbiamo i dati del governo Gentiloni) l’export italiano di armamenti è sestuplicato. Fa impressione perché evidentemente va a cozzare contro quel principio che è l’articolo 11 e anche l’articolo 41 della Costituzione che tutela la libertà d’iniziativa, ma la riconduce in ambiti di pace. La libertà di iniziativa delle imprese non può essere rivolta a creare situazioni come quelle che invece vengono create nello Yemen.

E quindi io ringrazio l’associazione, esprimo, ripeto, tantissima gioia per questo premio e lo accolgo personalmente come rappresentante del Comitato riconversione RWM, come umile rappresentante della città di cui da solo sono presente e però ripeto, tra poco potremo sentire la voce del sindaco e lo prendo come sprone, come incoraggiamento, come sostegno per una battaglia che deve andare avanti grazie al contributo di tutti e in particolare di chi può fare di più.

Ecco, noi aspettiamo che le Istituzioni, l’istituzione regionale, e le istituzioni statali facciano dei passi avanti in questa direzione. Crediamo che gli elementi ci siano, c’è la legge 185 del ’90 che nel 1° articolo, comma 3 dice che lo Stato finanzia la riconversione dell’industria bellica. Ecco vorremmo che questa legge si applicasse magari con una legge regionale che può determinare le condizioni a livello locale e può costituire un fondo che si possa applicare per arrivare ad una soluzione di questa questione che sarebbe emblematica e sarebbe l’espressione di un progetto più a lungo termine, molto più vasto, che, per esempio, possa prevedere che il gruppo Leonardo – ex Finmeccanica – inverta la tendenza che l’ha contraddistinto in questi anni in cui moltissime attività industriali ad alta tecnologia, che ci veniva riconosciuta da tutto il mondo, sono state convertite invece in attività di genere militare, bellico. Quindi ci sono da fare molti passi indietro, speriamo si possano fare con l’aiuto di tutti.

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