“Grazie per questa meravigliosa esperienza che ci consente di rompere le barriere linguistiche e culturali”, dice uno dei partecipanti al cantiere dei ragazzi per l’unità a Faro in Croazia. Una settimana di luglio nella cittadella del Movimento dei Focolari ha visto insieme un gruppo di circa 80 ragazzi di Milano e della Croazia. Il cantiere ha dato l‘occasione unica di provare cosa vuol dire concretamente costruire un pezzetto di mondo unito.
Il programma era ricco e variegato, diviso tra momenti spirituali, workshops e momenti di lavoro, il tutto inserito nel progetto “GenerazioneFameZero” che si prefigge di debellare la fame nel mondo entro il 2030 coinvolgendo i ragazzi, usando testa (informarsi), cuore (impegnarsi) e mani (agire concretamente). Il cantiere in una delle Cittadelle del Movimento è sempre una grande ricchezza per tutti: per quelli che accolgono, un respiro più universale; per quelli che arrivano, un impatto con una forte esperienza di vita in atto e la possibilità di immergersi nella realtà sociale nella quale è inserita la cittadella. Un’accoglienza fatta a corpo dalle più varie persone ha fatto sperimentare a tutti una “logistica dell’amore”.
Ogni giorno cominciava con un input e continuava con alcune ore di lavoro. E proprio questa possibilità di contribuire in modo concreto a rendere la vita più bella a persone povere o a portare gioia a quelle emarginate, come lo sono i disabili, che ha riempito di senso i cuori dei partecipanti. “Quando aiuto una persona bisognosa lavorando, mi si riempie il cuore di gioia, amore, gratitudine e serenità” dice una di loro.
La gioia è una risposta inaspettata alla generosità dei giovani, che si sono buttati a servire con lavori semplici nelle case di famiglie veramente disagiate: sistemare la legna, imbiancare la casa, rifare pavimenti, ripulire gli ambienti… E poi conoscere e passare del tempo giocando e lavorando con ragazzi con vari handicap o ancora ascoltare le testimonianze di giovani della comunità Cenacolo, che sono usciti da dipendenze varie. “Bisogna operare in questi contesti di povertà e continuare a farlo” ci incoraggiava don Luigi, che ha partecipato insieme ad un animatore e una decina di ragazzi dell’oratorio estivo della sua parrocchia di Milano, dando con la loro presenza, un tocco tutto particolare al cantiere.
I quattro workshops svoltisi nel pomeriggio hanno toccato i temi del credere-non credere, dell’affettività, della disabilità nello sport e dello stile di vita da tenere per contrastare il consumismo.
Giochi d’acqua e di colori, tuffi in piscina, visite a Zagabria e nel bellissimo parco nazionale di Plitvice, patrimonio UNESCO, hanno offerto la possibilità di entrare più in profondità nella cultura del posto e tessere nuovi rapporti.
E’ stata una vera ed importante scuola di vita: “In questi giorni non ho dato sempre il massimo per stare vicino alle persone che hanno bisogno, perché mi sono accorto che penso ancora troppo a me stesso”. Qualcuno dice che dopo questa esperienza si sente più forte e più umile, un altro testimonia che questo cantiere lo ha reso capace di andare oltre certi limiti che riteneva insuperabili. In tutti, l’esperienza del rapporto vero, dell’accoglienza senza riserve, come in una famiglia, dove si arriva un’amicizia e un’unità profonda che riesce a superare tutte le diversità che pur rimangono e diventano una ricchezza aggiunta.
Anche le sfide non sono mancate: il cibo diverso, con l’ulteriore sfida a non fare sprechi, l’incontro fra lingue sconosciute, con tanti nuovi amici da conquistare… Anche le fragilità dei giovani d’oggi sono state presenti, con momenti delicati da superare insieme. Quale medicina migliore se non il desiderio di mettercela tutta per andare oltre le difficolta con un coraggio e un amore più grandi. Perché lo scopo è altrettanto affascinante: “Sono venuto qua per mettere le mie mani al servizio di un un mondo che voglio diventi più unito, come lo siamo noi”.