Tommaso Sorgi, una vita per il bene comune – Convegno a Teramo

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 FOTO ENZO PARENZA

TERAMO. Un messaggio più che mai attuale, quello portato dalle opere e dalla vita di Tommaso Sorgi. Importante per i politici ma anche per i cittadini elettori. Nato a Campli 96 anni fa, è stato l’intellettuale teramano che forse più di ogni altro ha lasciato il segno nel panorama culturale contemporaneo. Politico, docente universitario, ma ancor prima uomo di fede.
La sua figura è stata ricordata venerdì nell’aula magna dell’Università di Teramo nel convegno “Tommaso Sorgi, studioso, politico, uomo di fede. Una vita per il bene comune”. A organizzarlo, fra gli altri, il Movimento dei focolari e in particolare quel Movimento politico per l’unità a cui l’intellettuale teramano – scomparso il 24 aprile scorso a 96 anni – ha dato un fondamentale contributo di idee.
Laureato in lettere dopo un corso di studi al seminario di Chieti, consigliere comunale a Teramo dal 1946 al ’64 e consigliere provinciale dal 1960 al ’64, venne eletto per la prima volta deputato nel 1953, a 31 anni, e rimase in parlamento per quattro legislature, fino al 1973. Fra i vari incarichi fu anche presidente degli Ospedali e Istituti riuniti di Teramo dal 1957 al ’61.
Alberto Lo Presti, direttore del centro “Igino Giordani” – lo stesso diretto per tanti anni da Sorgi – riferisce così i ricordi della sua prima candidatura come deputato: «Lui era impegnatissimo, stava facendo cinque concorsi diversi per insegnare a scuola. La Dc di qui era in forte litigio e i dirigenti credevano di trovare in Tommaso un candidato debole da affiancare a Castelli Avolio, deputato uscente, personaggio eccelso ma che non riusciva a entrare in sintonia con la gente. Tomassino in campagna elettorale diventò ben presto la persona che attraeva più consensi: parlava dai balconi, arringava la folla. Prese 27mila voti e Castelli Avolio ce la fece pelo-pelo. Da deputato era molto impegnato, era oggetto di una serie di richieste – gli chiesero persino di trovare la moglie a uno scapolo – e la sua esperienza di fede si andò attenuando. Fino a quando un giorno andò nello studio di un dirigente della Dc che faceva il medico e visto che lui stava visitando dovette aspettare. La moglie del medico gli parlò di un’esperienza che si stava facendo a Trento – la città natale di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei focolari – e gli chiese di informarsi ancor meglio dal direttore della Biblioteca apostolica vaticana Igino Giordani. Tommaso lo incontrò, per caso, pochi giorni dopo ma Giordani tagliò corto e gli disse: “Te ne parlerò un’altra volta”. Più tardi, a Teramo, fu Maria Sisino a parlargli di quella Mariapoli che si teneva sulle Dolomiti nel 1956». E alla fine Sorgi a quella Mariapoli (letteralmente “Città di Maria”, laboratorio e momento di incontro dei Focolari) ci andò, con qualche scetticismo iniziale. E qui avvenne il cambio di prospettiva. «Mi raccontò che fino ad allora aveva concepito il prossimo come un attore collettivo: tutti = nessuno. Lì capì che si poteva dare un nome e un cognome al prossimo, da lì si propose di portare Gesù in parlamento e all’università».
Il Sorgi politico cattolico lo ricorda Lucia Fronza, deputata per due legislature e ora formatrice della Scuola di preparazione sociale di Trento: «Chiara Lubich fu molto importante per entrambi. Tommaso incontrò Chiara quando era un politico in crisi e lei gli disse: il tuo destino è lavorare per la famiglia umana, la politica è aiutare l’umanità a diventare una famiglia». Fra le tante lezioni di politica, Fronza ne ricorda una sulla competenza: «Vedeva nella competenza e anche nella professionalità solida un pre-requisito per svolgere qualsiasi mandato. Ricordo che un giovane a cui avevano proposto di candidarsi gli chiese consiglio. Lui glielo sconsigliò: “Finisci di studiare e trovati un lavoro. Se non potrai mantenerti da solo non sarai mai libero, avrai la necessità di rimanere ancorato alla poltrona e accetterai qualsiasi compromesso”». L’ex deputata ricorda anche il “Patto politico”, lanciato da Sorgi nel 1985 con l’approssimarsi delle amministrative e Teramo. «Di fronte alle prime difficoltà dei partiti a rimanere nei luoghi di partecipazione capì che non bastavano piccoli ritocchi riformisti. E lanciò un patto democratico fra eletto ed elettore. Il solo votare e addormentarsi per 5 anni non basta più: il cittadino è un soggetto competente e il dialogo deve essere costante da entrambe le parti. Infine l’ultima intuizione: la politica come amore. L’amore interpersonale che si fa amore sociale. Un amore sociale che si fa carico del destino della propria comunità».
Importante fu il rapporto con i giovani, all’università. Non a caso al convegno c’erano scolaresche dei licei scientifico e classico e del Programmatori di Teramo. A ricordarlo è la sociologa Giulia Paola Di Nicola, ora direttrice del Centro ricerche personaliste, all’epoca sua assistente nella cattedra di sociologia a Teramo. «Gli anni dell’insegnamento universitario di Sorgi, per il periodo in cui abbiamo collaborato (1972-1985), erano carichi delle proteste del ’68. Come politico Tommaso era noto come democristiano, ma in cattedra riusciva a non essere di parte. Di fronte alle esigenze del singolo studente, metteva da parte ideologie e burocrazie. Non ricordo alcun episodio di aggressività degli studenti verso il professor Sorgi. Eppure in quel periodo se ne verificarono ovunque in Europa. L’atteggiamento mite, l’ascolto attento delle ragioni altrui, il carico di esperienza che si intuiva, la disponibilità a concordare su tutto ciò che era possibile, smontavano la rabbia e creavano ponti».
La visione della vita pubblica vissuta come amore per il prossimo trova riscontro nella vita privata. Sposò nel 1946 Assunta Di Egidio, che gli è stata vicino fino al 2014, quando è scomparsa. Quattro i figli: Magda, Gabriella, Chiara e Giuseppe, docente universitario morto prematuramente nel dicembre 2017. Il ricordo del padre e marito è tracciato da Gabriella: «Era un padre piuttosto esigente, prima di tutto con se stesso, e allo stesso tempo affettuoso e premuroso con la mamma e con noi. Quando ero bambina e per più di vent’anni, papà era impegnato al parlamento e tornava da Roma nel fine settimana, ma mia madre riusciva in qualche modo a renderlo presente e preparava il suo ritorno con grande dedizione. È impossibile parlare di lui senza ricordare Assunta: il loro rapporto, nelle varie stagioni della vita, ha messo radici profonde e, nel tempo, è divenuto sempre più delicato e tenero. Nel 1985 Assunta e Tommaso hanno aderito alla chiamata di Chiara Lubich a trasferirsi a Grottaferrata per collaborare più strettamente con lei a servizio della comunità dei Focolari. In quegli anni siamo stati più vicini nelle vacanze estive o nelle feste natalizie, ma il loro stesso essere è rimasto per me sempre un punto di riferimento. Nel 2010, a 89 anni, sono rientrati a Teramo e abbiamo avuto il dono impegnativo ma arricchente di accompagnarli quando a poco a poco tutto è venuto meno e papà è passato dalla fermezza nel prendere decisioni personali e per la collettività al distacco da ogni ruolo fino al remissivo abbandono nelle mani di altri, dalla fervida attività intellettuale al mancato ricordo della sua stessa vita, fino alla difficoltà di esprimere quanto aveva nel cuore o nella mente, anche se sempre vigile era l’attenzione verso chi aveva accanto. Alla fine è rimasto solo l’essenziale, la luce che ha illuminato tutta la sua esistenza, punto di riferimento per me e per tanti, tantissimi che l’hanno conosciuto e amato».

SERVIZIO FOTOGRAFICO A CURA DI ENZO PARENZA

Foto Enzo Parenza
Foto Enzo Parenza

Invito Convegno Sorgi

Locandina Tommaso Sorgi

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