Dalla Parola vissuta nasce la comunità

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Appignano è un comune di circa 4 mila abitanti, della provincia e della diocesi di Macerata. Ci sono arrivata su invito di alcuni amici che mi avevano parlato di una Festa della Parola di vita che si fa ogni anno e che coinvolge praticamente tutto il paese. Sono stata incuriosita dal titolo: forse che le parole del Vangelo attirino tanto da coinvolgere un intero comune a radunarsi attorno ad esse per una festa? O sarà solo il titolo felice delle solite sagre parrocchiali o comunali di fine anno sociale, dove in genere il piatto forte è una serata tra amici, un buon mangiare e bere, e qualche cantante di grido per attirare i giovani?

Arrivo quando già si fa sera e vedo che attorno al salone parrocchiale della chiesa c’è un grande via vai di gente: bambini, ragazzi, famiglie… C’è anche un bel giro di strumenti musicali ma non vedo locandine con nomi di gruppi musicali famosi, piuttosto ragazzi che allestiscono il palco e provano allo stesso tempo.

L’accoglienza è calorosa. Mi segnalano che è presente la sorella di un ragazzo che qualche mese prima era andato in cielo, a soli 13 anni, e che aveva unito il paese in modo un po’ eccezionale. Durante i tre anni della sua malattia i suoi compagni di classe si sono stretti attorno a lui. Pur di consentirgli di fare insieme a loro la prima comunione, come egli tanto desiderava, decidono di rimandarla di un anno.

E quando Andrea torna dall’ospedale senza capelli, anche loro si rasano i capelli per non farlo sentire a disagio. Dopo la sua partenza per il cielo, nasce ad Appignano il Torneo Ideale, una gara annuale di calcetto, lo sport che Andrea tanto amava e nel quale si distingueva come portiere.

Il torneo non è soltanto un momento per ricordare insieme Andrea, ma è un’occasione per sentirsi tutti una grande famiglia. Vi partecipano insieme ragazzi, giovani e adulti, gli amici di Andrea e i loro famigliari, gli amici dei campi scuola e tutti coloro che gli sono stati vicini e che comunque erano a lui affezionati. Anche loro sono presenti stasera.

Mentre aspetto l’inizio della festa mi raccontano tante storie, piccole e grandi. Come quella della realizzazione della nuova chiesa e dell’oratorio. A un certo punto della costruzione, quando non c’erano i soldi per andare avanti, a un parrocchiano appassionato è venuta l’idea di bussare alle porte degli industriali della regione. Non solo dei cattolici praticanti.

Il fatto è che in breve tempo nasce un legame tra credenti e persone di convinzioni non religiose. Avviene così che la chiesa di Gesù Redentore tutti la sentono come propria e che l’oratorio è di tutti.

Una delle ultime attività, sorta dalla sinergia tra comune e parrocchia, è una iniziativa sociale: l’emporio A cuore aperto. Nato dall’aiuto concreto a una persona disagiata, l’iniziativa si è estesa a tutta la comunità. Nel giro di pochi giorni si trova il locale adatto, diverse persone si mettono a disposizione come volontari e un commercialista dà la propria disponibilità per sbrigare gratuitamente le pratiche burocratiche. Dopo appena quindici giorni l’emporio si apre.

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Ekklesía n.1/2018 – Città Nuova Editrice

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