“I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, incontro a Roma per i giovani religiosi

foto Agensir
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Martedì 27 novembre 2018 presso l’aula magna dell’Accademia Alfonsiana a Roma si è svolto un incontro per giovani consacrati, un confronto a tutto campo sul Sinodo da poco concluso. “Non dobbiamo portare i giovani da noi, ma uscire con i giovani per andare incontro agli altri giovani”: una vera e propria conversione anche sul piano pastorale l’invito che ci è stato proposto in modo semplice dal Cardinale João Braz de Aviz e da due giovani che hanno partecipato al Sinodo dei vescovi dal titolo: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

L’incontro è stato organizzato dai giovani religiosi e consacrate del Movimento dei Focolari, Gen-Re (Generazione Nuova Religiosi/e), ed era indirizzato soprattutto alle religiose e ai religiosi al di sotto dei 40 anni. In apertura Federica Vivian, focolarina che lavora nella segreteria del Sinodo, ci ha raccontato brevemente il “Sinodo in numeri” e ci ha fatto dono della sua esperienza su questo tempo di grazia così speciale. Poi è stato il momento delle risposte alle domande dei giovani religiosi. 

Oltre al Cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata, i due giovani presenti, Federica (volontaria di Nuovi Orizzonti) e Filipe (giornalista brasiliano che ha partecipato al sinodo come esperto) hanno risposto alle domande, condividendo il vissuto di queste tre settimane e sottolineando l’esperienza di straordinaria apertura alla Chiesa.

Il Cardinale, in particolare, ci ha riportato tre criteri guida che il Papa ha raccomandato anche nel corso del Sinodo: ascoltare senza pregiudizi, farsi i prossimi con gli altri, testimoniare Gesù è il Vangelo così come sono. Camminare insieme è la sfida della sinodalità che è venuta fuori dalle risposte dei tre testimoni del Sinodo, esperienza che ora tutti siamo chiamati a portare avanti. Se ci mettiamo nella mentalità del camminare insieme ci sono novità per noi. Ma per camminare insieme bisogna riconoscere la dignità dell’altro nella sua diversità: una comunione tra noi che elimini le diversità non è un’autentica comunione.

Matilde e P. Carmine

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