Accoglienza: una famiglia per Aeneid

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Bianca e Luciano Battaini ci raccontano l’ospitalità che hanno offerto a un giovane seminarista nigeriano, Aeneid, che si prepara al sacerdozio. Un’esperienza che rivela un profondo amore per la Chiesa e per le persone che necessitano aiuto.

“All’inizio di agosto fummo convocati dal nostro parroco che aveva una proposta da farci. Il Vescovo aveva intessuto delle collaborazioni con alcune diocesi africane e un frutto di questi gemellaggi era la possibilità di far arrivare in Italia degli studenti seminaristi per intraprendere il loro percorso di studi teologici, essere ordinati sacerdoti e fermarsi a prestare un servizio in Italia per alcuni anni. Erano in arrivo due studenti dalla Nigeria ed il Vescovo stava cercando altrettante famiglie pronte ad ospitarli, a far loro da casa, in quanto erano sradicati dalla loro cultura e dal loro ambiente. Non era proprio quanto ci aspettavamo, non immaginavamo di certo iniziare una nuova avventura e poi avevamo appena trovato nuovi equilibri di una vita a due dopo l’uscita di casa dei nostri tre figli. Eppure ci è parso da subito che fosse Gesù a chiedercelo, era un modo di aprire il nostro cuore a un bene più grande nei confronti della Chiesa, alla quale potevamo prestare un servizio concreto. Sappiamo tutti come la Chiesa soffra per la carenza di vocazioni al sacerdozio e abbiamo sentito che questo poteva essere il nostro piccolo contributo per affrontare questa difficoltà, attualizzando l’amore che Chiara Lubich ci ha sempre indicato per la Chiesa. Abbiamo condiviso subito questa proposta con i nostri figli, che si sono trovati d’accordo ad accogliere un quarto fratello. Dubbi e perplessità non sono mancati, ma il chiederci quale fosse l’atteggiamento che Dio domandasse a noi non ci ha fatto esitare nella decisione. Siamo stati colpiti dal fatto che uno dei figli fuori casa per lavoro, ma che rientra ogni tre, quattro settimane, ha desiderato cedere la sua camera e pian piano, nei weekend in cui è stato presente, ha rimosso tutti i suoi effetti personali per lasciare il posto a Aeneid. E così, verso la fine di settembre Aeneid è arrivato, inserendosi con naturalezza nella nostra famiglia, anche grazie al suo carattere solare e gioioso. Ha subito legato con i suoi fratelli italiani, come egli chiama i nostri figli. Cerchiamo di essere attenti alle sue necessità, perché lui non chiederebbe mai nulla. Piccole attenzioni quotidiane che per lui hanno un grande valore. Per esempio ci siamo accorti che la notte dormiva con una felpa che uno dei nostri ragazzi gli aveva donato: ‘Perché, che cos’è un pigiama?’. Nel suo paese, a causa del clima caldo, non ne fanno mai uso. Così gliene abbiamo regalato uno. Una domenica sera, di ritorno da una giornata impegnativa, non vedevo l’ora di mettermi a letto a leggere finalmente il mio libro. Durante la cena Aeneid però mi chiese se dopo potevo aiutarlo a fare i compiti. Pensavo di aver concluso l’epoca in cui si affiancano i figli per i compiti! Ma non ci pensai due volte e mi resi disponibile. La settimana dopo, con orgoglio, ci ha detto di avere fatto una bella figura, esprimendosi con il miglior italiano di sempre. Ma la frase che una volta ci ha detto rispecchiava quell’atteggiamento che cercavamo ogni giorno di avere nei suoi confronti, ci ha colpito: ‘Mi sento amato da Dio attraverso di voi!’.

Aeneid ci racconta della sua nuova vita in famiglia!

“Vengo da una città nello stato di Imo, nella parte orientale della Nigeria. Sono l’ultimo figlio di cinque figli. Naturalmente, ho un profondo affetto per i miei genitori ma, allo stesso tempo, ho scelto di servire Dio e il popolo nel sacerdozio cattolico. Da quando ho fatto quella scelta, mi sono preparato a seguire Dio dovunque la Sua Volontà mi portasse. Così mi sono trovato pronto quando il mio vescovo mi scelse per continuare la mia formazione al sacerdozio in Italia. Arrivato, sono stato accolto da un sacerdote, anch’egli della mia diocesi nigeriana, e sono rimasto con lui per circa due settimane. 

Il vescovo della diocesi di Udine mi ha accolto con gioia. È stato in questo giorno che mi ha detto che avrei avuto una famiglia in Italia e che avrei potuto considerarla come la mia. Che gioia è stata per me: Dio mi donava altri genitori, Luciano e Bianca! L’accoglienza, l’amore e la cura che mi hanno mostrato, e continuano ad avere, mi fanno sentire il figlio più amato del mondo. Apprezzo molto il loro amore per me e sono davvero felice di vivere con loro. Ad esempio la festa a sorpresa che hanno organizzato per il giorno del mio compleanno, un giorno indimenticabile nella mia vita. Esso cadeva in un giorno feriale e quindi ero in Seminario con altri seminaristi e formatori. Trascorsi la giornata come ogni altro giorno tranne che dedicare un tempo speciale alle preghiere di ringraziamento a Dio per la mia vita e per tutti coloro che hanno contribuito a realizzare la mia vocazione. Sono entrato nel refettorio per cena e chi ho visto? Luciano e Bianca che mi hanno portato dei regali! Sto ancora imparando la lingua italiana; c’è ancora qualche difficoltà nella comunicazione tra di noi, ma la loro pazienza con me dimostra che l’amore conquista davvero tutte le cose. Non vedo l’ora di andare a casa ogni sabato per trascorrere del tempo con loro. Di recente, hanno organizzato la possibilità per me di frequentare lezioni extra d’italiano. Non trovo parole adeguate per esprimere il mio apprezzamento per il loro sostegno. Tutto ciò che faccio ora è pregare per loro. Possa Dio continuare a benedirci tutti”.

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