Focolarini in Albania: da 25 anni una via nuova

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Ci sembra incredibile che sia passato un quarto di secolo dall’apertura del focolare in Albania. “Ricordo come fosse ieri l’incontro con il primo focolarino e successivamente la gioia per l’apertura del focolare maschile a Tirana. Anni dopo si apre quello femminile e da allora una schiera di persone si susseguono, cercando di diffondere l’ideale dell’unità in una terra che ha sofferto tanto per le discordie sociali, ideologiche e soprattutto, durante il regime totalitario, la devastante cosiddetta lotta di classe. 

Noi che abbiamo seguito gli sviluppi del Movimento dei Focolari nel mondo e in Albania, abbiamo notato la risposta concreta al profondo bisogno dell’unità di noi albanesi. Essendo un paese con quattro religioni: cattolica, cristiana ortodossa, musulmana e bektashi, il messaggio di unità di Chiara Lubich, che supera le divisioni di qualsiasi tipo, è stato salutare. Si sono avvicinati ai due focolari, non solo cattolici ma anche musulmani e non credenti. Anche se timidi all’inizio, gli albanesi hanno però potuto vincere tale timidezza e pregiudizi; col tempo si e creato un ambiente famigliare che ha reso possibile intraprendere tante attività”- dice Donika Omari, giornalista e traduttrice albanese, di convinzioni non religiose, in occasione del venticinquesimo anniversario dell’arrivo della spiritualità dell’unità nel ‘Paese delle aquile’. 

Incontri, Mariapoli, visite nei diversi luoghi di culto, spettacoli con la partecipazione di rappresentanti delle diverse religioni…e poi l’aiuto dato alle famiglie albanesi in difficolta economiche e non solo. In un momento tragico per gli albanesi, la guerra di Kosova nel 1999, si è sentito molto vicino l’affetto e l’impegno concreto di Chiara Lubich. Tanti aiuti finanziari sono arrivati dall’Italia e da tutto il mondo, in tanti si sono mobilitati per accogliere e sistemare i profughi di Kosova in Albania, erano più di 500.000. 

“La fratellanza tra le persone senza distinzione di categoria sociale, razza, nazionalità, ideologia, paese ecc . . .  è questo il messaggio meraviglioso che ci ha toccato e attirato fin dall’inizio! Di tutto ciò si sente un profondo bisogno per il nostro paese, dove vecchi e nuovi sconvolgimenti hanno ostacolato la normalizzazione delle relazioni umane”.”- aggiunge Donika.

Ora nel 2018, esattamente il 1° dicembre, si è voluto festeggiare i primi 25 anni di questa presenza dei focolarini in Albania con un evento pubblico realizzato nell’Aula Magna dell’università cattolica “Nostra Signora del Buon Consiglio” di Tirana. In modo sintetico e altrettanto ricco di esperienze si è ripercorso un po’ di storia. Si voluto anche presentare il libro di Chiara Lubich: “Una via nuova”, tradotto in lingua Albanese. Le parole di quanti sono intervenuti esprimevano la profonda e consapevole gratitudine verso Dio, Chiara, e verso i focolarini e focolarine passati in questa terra.

Anche l’attuale presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce Emmaus si è fatta presente con un suo caloroso messaggio:“… mi unisco alla gioia di tutti voi che, insieme a molti amici e autorità civili e religiose, celebrate il 25º anniversario dell’arrivo del focolare in Albania. E’ un momento di grande festa e di commozione; un’occasione speciale per ringraziare Dio di questa importante tappa raggiunta!”.

Erano circa 200 le persone presenti, tra cui una rappresentanza dal Kosovo e una coppia di musulmani della Macedonia che hanno testimoniato la loro esperienza di Dio nello spirito dell’unità dei focolari. Presente il Nunzio Apostolico Mons. Charles John Brown, il vescovo Asti Bakallbashidella della Cattedrale ortodossa in Tirana, l’arcivescovo della Chiesa cattolica Mons. Frendo, che ha curato la prefazione in albanese del libro, ed il Prof. Shehu, professore di Pedagogia all’Università di Skopje.

Un messaggio importante di Chiara, particolarmente attuale per noi, è “mettere in pratica la parola e non solo ascoltare”. Questo riporta alla mente il motto della nostra Santa Madre Teresa: “L’amore in azione”. Lo diceva anche Papa Giovanni Paolo II: “Dove c’è cuore ci sono delle braccia”.

Abbiamo chiesto a Livio, in focolare a Tirana dal 1993 al 2005, invitato alla festa del 25°, come ha vissuto questa tappa del cammino dei focolari in Albania: “Mi pare che il significato di questo 25° della presenza del Movimento in Albania sia da trovare nel segno della continuità e dello sviluppo. Sono stato molto contento di rivedere dopo 14 anni tante delle persone che avevo conosciuto. Allora erano studenti, ora sono belle coppie con i loro figli, allora erano religiosi o sacerdoti ora sono i vescovi della Chiesa Albanese. Nonostante che non siano diminuite le difficoltà, ho sentito una grande vitalità, uno sguardo sempre dinamicamente rivolto verso una speranza, un futuro migliore, sostenuto dall’Ideale dell’Unità che rimane per loro il riferimento per la vita personale e sociale.  Vedo uno sviluppo non solo numerico, ma anche nella sempre più attiva e profonda presa di coscienza e responsabilità dei suoi membri nel portare il messaggio di unità nelle diverse componenti socio-religiose dell’Albania”.

E Madi Roço, anche lei della prima ora. E’ sposata e mamma d un ragazzo di 14 anni. Laureata in giurisprudenza. Esperta legale nelle legislazioni ambientali.

“… un quarto di un secolo… io allora quindicenne con tantissimi sogni. La mia Albania si era appena aperta. Io sognavo di vivere quel profumo meraviglioso che la libertà può dare…… ma Dio aveva un bel progetto in serbo per me. Quando Dio si manifestò a me con la “parola di vita”  allora ho capito che non c’era libertà più grande e più gioia nel mettere Dio al primo posto ogni giorno. Il nostro 25° mi ha rinfrancato il cuore”.

Maria Voce Emmaus continua nel suo messaggio ricco di conferme, incoraggiamenti e prospettive per il nostro paese: “Ripercorrete un pezzo di storia, che nel tempo si è andata componendo con il contributo – a volte – eroico di tanti. Una “storia sacra” intessuta di gioie e dolori, di fatiche e speranza e soprattutto di fedeltà alla luce dell’Ideale dell’unità che un giorno vi ha raggiunto. Molte le sfide affrontate in questi anni: povertà, crisi di valori, mancanza di lavoro, che hanno spinto tanti a migrare in cerca di un futuro migliore. Ma anche generosità – come nella triste circostanza della guerra del Kosovo – quando avete aperto cuori braccia per accogliere chi era nel bisogno, per lenire ferite, offrendo sollievo e pace spirituale. Come parte del popolo nato dalla vita del carisma di Chiara Lubich e ormai sparsi in tutto il mondo è bello che questa vostra “famiglia” di giovani e adulti arricchita dalle molteplici esperienze vissute fin qui, riprenda ora con nuovo slancio il cammino per intensificare ovunque nel Paese brani di fraternità, prediligendo come unica via quella del vero dialogo che ha radici nell’arte di amare. La meta l’ut omnes. Ecco il mio augurio: che alimentati e fortificati dal continuo amore reciproco, contribuiate con accresciuto impegno a fare “risplendere d’oro” le vostre città per la presenza sempre più intensa tra voi dell’Amore degli amori. ”

Cristina Tomelleri

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