Agosto in città

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In agosto l’arte di una delle tante città italiane, sature di bellezza, è restituita alla consapevolezza dei residenti dalla folla di turisti che cercano, con il naso all’insù, inesistenti indicazioni, attendono autobus che si fanno aspettare un po’ troppo, chiedono informazioni, timidamente, a qualche passante dall’inglese stentato.
Le stesse città in cui le stazioni ferroviarie, più di altri luoghi, portano i segni di evidenti contraddizioni: negozi di marchi famosi, eccellenze, raffinati ristoranti e a pochi passi mercatini arraffati, bancarelle “tutto a un euro”, sottopassaggi occupati da senza fissa dimora.
I sensi, soprattutto la vista e l’olfatto, sono buoni navigatori, consigliano di non percorrere mai quei pochi metri per non avvicinarsi alle strade più sgradevoli e pericolose della bella città.
Un po’ di coraggio comunque ripaga, subito, e libera da confini tirati su troppo presto. Offre un possibilità di conoscenza più approfondita e completa il quadro globale, libera dalla paura o almeno l’attenua.
E ce ne vuole per scoprire quelle tre aule vicino ad un maleodorante sottopassaggio della stazione che richiamano ogni giorno una piccola folla etnicamente variopinta. L’indirizzo non è riportato su nessun social media. E’ un passaparola: chi ha la necessità di imparare la lingua italiana per tentare di trovare un lavoro o tenersi quello che con difficoltà ha racimolato, sa di poter andare lì da lunedì a venerdì in qualsiasi periodo dell’anno, anche in agosto.
Si formano classi improvvisate di pakistani, indiani, bangla, venezuelani, cinesi, colombiani, peruviani, russi, bulgari, siriani, nigeriani, elenco che potrebbe non finire mai e che cambia nelle percentuali seguendo l’andamento delle politiche migratorie nazionali e internazionali.
Gli insegnanti sono per lo più pensionati, volontari molto attivi e motivati, coordinati da quattro studentesse del servizio civile che assicurano competenza e continuità.
Mi sono unita a loro un anno fa, al ritorno nella “mia” città nel periodo delicato dell’inizio del pensionamento, e non solo dal lavoro. C’è un’età in cui scopri con sorpresa ciò che già sarebbe ovvio aver acquisito: quello che sei e che fai non è determinante, puoi essere felicemente sostituita, non presenti più caratteristiche interessanti che suggeriscono di investire su di te, nell’ambiente lavorativo, in quello associativo e oltre. Quando l’atmosfera interiore rischia di diventare depressiva, da “resa dei conti”, da “fissa” persecutoria, un po’ di coraggio non può mancare, quello che ripaga subito.
Proprio in agosto ho più tempo per immergermi in quel pezzetto di mondo negato della mia grande città e subito quelle persone a cui cerco di insegnare italiano si rivelano un’ancora di salvezza per ricostruire il presente da abitare senza sospetti, fiduciosamente. Vedo declinarsi in storie concrete le grandi narrazioni politiche, cerco di ascoltare perché ogni piccolo fatto spiega più di mille insostenibili dibattiti.
I miei attentissimi alunni mi restituiscono la mia lingua, musicale e accogliente, che sulla loro bocca risuona di assonanze immaginate, di storie d’amore, di dolorose odissee. Una lingua che dissolve nella mia anima il rancore e mi costringere a non sottrarmi alla “salvezza” di questo presente, complesso, spesso ingiusto, ma che nasconde la bellezza inaspettata di uomini e donne che si incontrano, si riconoscono, rischiano per condividere il mondo in una città.

Ada Corsi

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