Echi dalla Mariapoli Europea 2019 (2)

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Un pre-giudizio nascosto…

Tutto passa così velocemente che davvero resta solo l’amore dato o ricevuto, che ti costruisce dentro e dunque rimane, come mattone dell’anima, della personalità propria e del legame interpersonale!

Mariapoli Europea: in mezzo a 300 persone in albergo, 600 partecipanti dislocati nella valle di Primiero in maggioranza sconosciuti provenienti da tanti Paesi europei e altrettante lingue e fisionomie, sei bombardata quotidianamente da impressioni e sentimenti che sorgono istintivi: quello ti attira, quell’altro ti incuriosisce o ti irrita, uno ti stupisce per la gentilezza ed apertura, un altro per la serietà e chiusura; ti infastidisce la confusione, ti devi adattare al ritmo diverso ed entrare nella comprensione del programma, con le sue diverse opzioni e scegliere in armonia con le esigenze di mio marito. Ma sono tutte occasioni per metterti in gioco e devi superare la tentazione di giudicare, la pigrizia nel metterti in gioco, gli imbarazzi, la sicurezza di stare sempre nello stesso posto a tavola o con le stesse persone. Con mio marito Alberto abbiamo fatto scoperte bellissime e tante conoscenze nuove, ci siamo sentiti sempre più fratelli nella grande famiglia europea!

L’altitudine gioca lo scherzo ad Alberto di procurargli un po’ di fatica nel respirare durante i primi due giorni, siamo sempre sul chi va là per i dolori che lo assalgono e lo limitano, ma è anche stimolato a stringere i denti, offrire, andare avanti, a cogliere come un dono tanti momenti: un panorama, una passeggiata portata a termine, il buon cibo, una chiacchierata intima, una meditazione o l’esempio senza parole di chi sta visibilmente peggio nel fisico di lui e che fa con fatica e dignità quello che può per partecipare a tutto.

La visita ai luoghi dove ha vissuto Chiara Lubich è stata commovente e si è incisa nell’anima, come l’esser presenti allo storico momento di intitolazione della Via Chiara Lubich a Tonadico. Molto arricchente il momento di dialogo con gli amici, i  gruppi di condivisione per lingua, il dare un passaggio a chi ne aveva bisogno!

In particolare mi resta impresso l’aiuto che mi hanno dato i partecipanti alla Mariapoli provenienti dalla Romania nel superare in me uno stupido pregiudizio, inespresso ma ben annidato, verso le persone di quel paese che identificavo con i badanti conosciuti e gli zingari. A cena, malgrado la difficoltà della lingua, abbiamo fatto conoscenza con una bella famiglia giovane. Mamma e figlia sembravano sorelle, belle, gioiose e nello stesso tempo serie, ciò che altre volte avrei visto come chiusura lo vedevo ora come innata regalità! Il papà, un giovane imprenditore che era nel mio gruppo il primo giorno, aveva chiesto come poteva fare per restare in contatto per essere nutrito dalla spiritualità dell’unità nella vita quotidiana di lavoro. Che sete e semplicità nell’esprimersi! Ora prego sempre per questi miei fratelli, rimasti nel mio cuore.

Elisabetta Recami – Firenze

 

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