Insegnante al tempo del #coronavirus

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Sono Massimo, insegno in un Liceo a Ispica, nel sud della Sicilia. Noi docenti stiamo vivendo una esperienza particolare. In modo super veloce  dobbiamo attrezzarci per affrontare la nostra attività didattica da una nuova prospettiva: didattica a distanza, detta DAD. Dietro queste tre parole c’è tutto un mondo, per alcuni di noi del tutto oscuro. Nella nostra scuola stiamo assistendo all’impegno di tanti colleghi, anche quelli meno avvezzi alle nuove tecnologie, con uno sforzo che onora la categoria. Nei momenti di confronto, di ascolto e di dialogo con loro mi metto a disposizione per dare una mano a chi non è abituato alle video-chat. Così giorno dopo giorno si sta creando un ambiente positivo e costruttivo.

Per me gli incontri giornalieri coi ragazzi in videoconferenza sono momenti  sacri e preziosi. Momenti in cui infondere in loro fiducia, anche se dentro i pensieri per l’incertezza della situazione non mancano. Si fa lezione, si scherza, ci si raccontano aneddoti, ci si mette d’accordo su come festeggiare il ritorno alla normalità.  Il pomeriggio è dedicato poi  alla preparazione delle attività del giorno successivo.

Con i colleghi andiamo alla ricerca di materiali sul web (video, esercizi, attività di laboratorio).  Facciamo anche attività one-to-one con i singoli ragazzi che chiedono chiarimenti. Arriva la sera  e mi rendo conto di aver trascorso quasi tutta la giornata davanti al pc. Il pensiero va ai figli lontani (a Milano e in Polonia), un po’ di preoccupazione mi assale. Ma rimetto tutto nella mani della Madonna. Che sia Lei a metterli sotto il suo manto! Mi ritrovo stanco, ma siamo in un momento di emergenza e sento che ne vale la pena. Ci riposeremo più avanti tutti insieme.

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