Il mondo in una chiamata.

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“Siamo a Roma, siamo fermi in casa. Apparentemente fuori dal mondo, isolati. Badate bene, solo  a p p a r a r e n t e m e n t e! Sì, perché anche quando il corpo non può muoversi, il cuore viaggia e non conosce confini. Pensiamo al mondo, ai parenti e agli amici che abbiamo nei cinque continenti: ognuno personalmente e tutti insieme stiamo lottando contro un piccolo ma gravissimo virus. Tutti insieme, a remare sulla stessa barca, a navigare lo stesso mare in tempesta. Chissà come stanno vivendo in Francia? E in Cile? In Kenya? In Giordania? In Corea? E…?

È da questo interesse per l’altro che nasce l’idea di proporre ai giovani che conosciamo di ritrovarci alle ore 15.30 di un sabato di aprile, per un collegamento zoom con amici che vivono in altre nazioni, per raccontarci dal vivo com’è la vita in tempo di Covid-19. Una teleconferenza che collega 19 Paesi di 4 continenti. Uno scambio di esperienze di giovani immersi nel proprio vissuto locale e nazionale, impegnati a donarsi e a donare. Si parla in italiano ma anche in inglese, e pure chi non conosce queste lingue comprende, perché sono i cuori a parlare, insieme agli sguardi, ai sorrisi. 

Facciamo l’esperienza di essere fratelli, anche con chi vediamo per la prima volta. L’esperienza concreta di fraternità universale, costruita dal dolore comune e condiviso. Siamo grati per quel ‘sentirci vicini’ anche se lontani, consapevoli che non siamo soli, ma che ci possiamo ricordare gli uni degli altri, ciascuno impegnato a navigare con il proprio remo in mano. Sì, perché insieme il mare in tempesta può trasformarsi in mare calmo. Ne facciamo subito l’esperienza nei nostri cuori, dove tutto si rasserena e rassicura. Per alcuni di noi c’è un’emozione che si aggiunge: connesso, in incognita, dalla stanza di ospedale c’è anche un nostro amico vescovo, che sta lottando proprio contro Covid-19. 

Covid-19 ci ha portato tutti a riflettere e chissà che questo tempo, così imprevisto ed imprevedibile, non ci stia facendo riscoprire l’essenzialità: siamo fratelli! Siamo famiglia! Il desiderio di essere anche noi tutti un po’ Covid-19, che va oltre ogni ostacolo, ogni limite, che non fa distinzione di cultura e credo ma contagia. Ci lasciamo contagiati di Speranza e con la gioia di riprendere a contagiare in quel pezzettino di mondo dove viviamo, per essere testimoni credibili che tutti insieme, uniti, possiamo vincere! Sopraffatti dall’intensità, a conclusione, spontaneamente, è naturale darsi appuntamento per un altro momento come questo. No! Non è un incontro virtuale! È un incontro reale, autentico. Il mondo in una chiamata, il mondo in una stanza di ospedale, il mondo a casa nostra… perché il mondo sia unito”. 

Alessandra, Eugenia, Jean Paul, Mariana, Giuseppe, Patrizia, Simona

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