“Anche voi fatelo a loro”.

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Pubblichiamo una testimonanianza sulla parola di vita di marzo 2020, quanto mai attuale in questo periodo durante il quale ciascuno vuole mostrarsi più sensibile alle necessità di chi ci sta accanto.

Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la legge e i profeti (Mt 7,12)

Con la quota 100 sono andate in pensione diverse persone del mio ufficio i quali, essendo i più “anziani”,  erano anche esperti nel loro lavoro. Al loro posto sono stati assunti dei ragazzi sicuramente bravissimi ma altrettanto inesperti. Mi sono sentita spinta così a fare qualcosa perché questi ragazzi si sentissero accolti, in un ambiente per loro nuovo e fatto di persone “abbastanza più grandi”, abituate a stare tra loro con dinamiche particolari. Così, per ciascuno che arrivava durante la settimana, preparavo una buona colazione con dei dolcetti fatti da me a casa e ho coinvolto gli altri colleghi nel fare un saluto di benvenuto ai nuovi arrivati.

La cosa li ha favorevolmente impressionati poiché non si aspettavano una simile accoglienza. Poi mi sono messa nei loro panni quando, nei giorni successivi, non essendo esperti, mi sono stati affiancati per illustrare loro i vari lavori da fare. Ho cercato di essere più chiara possibile, preparando anche dei vademecum che potessero facilitare loro le cose quando si fossero ritrovati a farle da soli e questo è accaduto abbastanza presto perché, dato che siamo sotto organico, sono stati buttati nella mischia abbastanza presto. Per questo ho cercato di seguirli anche da lontano, per prevenire, o quanto meno correggere in tempo, eventuali errori.

Questo mio comportamento ha portato a istaurare un buon rapporto e anche a un buon inserimento all’interno della compagine dell’ufficio. Da parte loro mi hanno manifestato più volte sentimenti di riconoscenza e gratitudine. Una ragazza qualche giorno fa mi ha ringraziata dicendo che l’avevo fatta sentire non solo accolta, ma  “a casa”. Ogni volta che hanno qualche dubbio mi interpellano senza timore perché sanno, a detta loro, che troveranno “ascolto paziente”.

In questi giorni di coronavirus ci hanno diviso in gruppi “split team” che si sono alternati tra lavoro delocalizzato e lavoro in filiale. A un certo punto ho dovuto prolungare il mio turno di lavoro a casa per via della quarantena decretata al lavoro da mio marito per un caso di coronavirus. Così ho scombinato i turni prestabiliti dove si era cercato di distribuire equamente le persone con maggiore esperienza accanto ai nuovi arrivati. Ho cercato di far sentire ai ragazzi rimasti presenti la mia disponibilità ad aiutarli concretamente anche dalla mia postazione casalinga di smart working.

Sono piccole cose ma che possono fare la differenza in certe situazioni! Chiara Lubich ci ha insegnato come farci uno con l’altro. A volte mi rendo conto di agire consapevolmente mossa dalla volontà di vivere la Parola e sento che essa agisce in me prima della consapevolezza stessa.

Alla fine della giornata lavorativa vissuta così, il cuore vive nella pace, indipendentemente dai ringraziamenti o anche dal fatto che qualcuno si accorga o meno di ciò che cerco di fare.

Lorella Pompei

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