Il nostro sguardo non è solo capacità visiva ma uno stato d’animo espresso.
E’ la prima cosa che il bambino chiede allo sguardo d’amore della mamma che l’ha generato, per sentirsi protetto. Quanti bei quadri hanno rappresentato questo momento, una richiesta di empatia che, nel tempo, diventa una domanda sospesa e spesso perduta.
Chissà se ci siamo mai fermati a meditare sull’importanza di questo aspetto dello
sguardo, la finestra sul mondo che da linfa vitale al nostro cuore. La società moderna, di
certo, non ci aiuta piena com’è di sguardi indifferenti e superficiali, sguardi restii ad ogni
empatia, che ci hanno resi “disincarnati” e poco partecipi della vita in comune.
Eppure il buon Dio, nella creazione, ci ha posti ”di fronte”, ben sapendo che
l’apertura del nostro sguardo non è a 360°. Abbiamo bisogno dello sguardo dell’”altro”
per vedere il mondo nella sua interezza.
La pandemia che ci ha colpiti ha fatto riscoprire quanto sia importante lo sguardo.
Ce lo ha fatto comprendere affidando il malato allo sguardo di qualcuno che non solo tiene in cuore il suo messaggio e ascolta le esigenze ma porta tutto a destinazione.
Tutto avviene al di sopra di una mascherina che nasconde gran parte del viso ma in compenso rende più intenso il linguaggio degli occhi.
Leggiamo in questi giorni tante esperienze che aprono il cuore. A medici e infermieri che l’avevano assistita, una signora dimessa ha detto che, quando li incontrerà di nuovo, non ricorderà distintamente i loro volti ma riconoscerà infallibilmente i loro occhi.
La scoperta di una nuova profondità dello sguardo che tocca l’anima è confermata dagli operatori che assistono da vicino i malati. Quando il malato va in grave affanno è tutto occhi attraverso i quali comunica non solo sofferenza e angoscia ma soprattutto implora una prossimità, qualcuno che si prenda cura, uno sguardo d’amore.
Uno sguardo carico di “umanità” cambia la vita nostra e dell’altro che ci sta di
fronte, e ci rende partecipi del mondo, ma soprattutto ci fa capire quanto sia importante
la misericordia, invocata per noi nella vita quotidiana ma spesso dimenticata per i
bisogni degli altri. Scrive Chiara Lubich. “Ho sentito di essere stata creata in dono a chi mi sta vicino e chi mi sta vicino è stato creato da Dio in dono per me”.
Proviamo ad immaginare una società che, in un momento di crisi da superare, non conosce l’amore reciproco, quell’amore che Gesù fa suo nello sguardo che rivolge al mondo.
Ecco, noi dovremmo riscoprire queste capacità dello sguardo che diventa dono.
In tal senso, da malato di SLA completamente immobile e senza voce, mi sento un fortunato. Circondato da persone amorevoli, tutto il mio sentire passa solo attraverso i miei occhi. Grazie ad un puntatore oculare posso anche lanciare messaggi e dar loro voce. La voce si chiama Vittorio, così dice il programma, ma io sono il mio sguardo, (Tito), rivolto al Cielo verso lo Sguardo misericordioso di Dio che ci accompagna tutta la vita, e verso il Mondo che mi circonda, dal quale arriva tanto amore.
Buona Pasqua di Misericordia e Resurrezione”.
di Tito Rocci – Abruzzo