Pubblichiamo delle esperienze vissute da alcuni sacerdoti in queste settimane di emergenza sanitaria.
Il Collegamento… un appuntamento per convertirsi
Con un amico riflettevamo su questo periodo che stiamo vivendo, desiderando e impegnandoci perché non rimanga tutto come prima quando sarà finita l’emergenza, anche per noi sacerdoti. Mi chiedevo se in passato non ci fosse più impegno nel mettere in pratica il Vangelo e, quando ascoltavamo ad esempio qualche pensiero che Chiara Lubich ci comunicava, non fossimo più pronti a riconvertirci, a ricominciare. Ma un’occasione per me è stata ascoltare il collegamento CH del mese di marzo, quel momento di comunione fra tutte le persone del Movimento dei focolari delle varie parti del mondo con le notizie di quanto si sta vivendo. È stato per me una gioia grandissima perché le esperienze che ho ascoltato erano attuali e coniugavano la spiritualità e la concretezza nella situazione di oggi, il coronavirus. Un panorama mondiale con micro e macro esperienze, uno sprone a vivere l’attimo presente, il mondo unito, la fraternità universale. Mi son detto che si può sempre ricominciare.
G.V.
Il Rosario … roba da anziani?
In questi giorni di epidemia posso visitare i vari reparti all’interno della casa di riposo: non posso uscire ma mi è consentito incontrare la gente dentro la struttura. Ovviamente, non potendo fare altro, recito rosari su rosari. Ricordo che durante la guerra, quando cadevano le bombe, con la mia famiglia recitavamo sempre questa preghiera. La cosa che mi stupisce è il vedere come gli anziani accettino volentieri la recita del rosario. E ho riflettuto: in questi anni ho cercato di fare conoscere e amare la Parola di Dio e, lo ammetto, ho abbastanza snobbato il rosario, considerandolo una preghiera pietistica. Ora mi chiedevo: quando i nostri vecchi parroci insistevano sul rosario, siamo sicuri che predicavano una devozione ingenua, oppure seminavano del grano buono? Quando la gente si trova in difficoltà raramente – penso – si aggrappa a pagine bibliche, ma va sul concreto: il rosario, una candelina, un ex-voto, un pellegrinaggio. Così, in questo tempo, ho riscoperto la forza di questa preghiera, apparentemente semplice ma che ha in sé la forza di unirci al cielo.
R.N.
Apprezzare l’altro
Prima di andare dalle suore a celebrare la messa mi preparo l’omelia. Per via del coronavirus concelebriamo e l’altro sacerdote sceglie di presiedere lui. All’omelia, essendo il mercoledì delle ceneri, commenta in maniera solita le tre indicazioni della preghiera, elemosina, digiuno. Istintivamente mi viene il paragone con l’omelia che avevo preparato e penso che sarebbe stata più utile per le suore! Ma nel mio cuore sento che occorre valorizzare il bene degli altri e comprendo che devo perdere nell’attimo presente il mio attaccamento. Dopo la messa la suora che ci accompagna dice all’altro sacerdote: “È stata una messa speciale!”. È la risposta che Gesù mi dà.
G.V.