Augusta, Sicilia: una catena di solidarietà per i migranti

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“Ad Augusta, lo sguardo si è alzato sui bisogni degli ultimi. Dopo aver appreso di alcune iniziative in altre città, la Comunità dei Focolari si è chiesta come vivere questo momento di emrgenza sanitaria. Ogni territorio vive una realtà diversa e affronta diverse problematiche e criticità. Si è pensato di guardare a chi meno ha e più ha bisogno. Il primo pensiero è andato ad alcuni giovani africani che vivono ad Augusta. La nostra città, infatti, negli ultimi anni, è stata méta continua di approdi di migranti arrivati con le tante imbarcazioni che solcano il Mediterraneo. Qui, nel 2014, una scuola del centro storico è stata adibita a centro di primissima accoglienza per minori stranieri non accompagnati. La scuola si trovava nei pressi della casa di una di noi: Lilly. Negli anni, Lilly ha costruito rapporti con tanti di loro, facendo anche da tutore e vivendo con loro tante situazioni di vita quotidiana. Per tanti di questi ragazzi, Augusta è diventata una seconda casa: dopo i primi momenti di diffidenza, tante famiglie anche con figli si sono aperte all’accoglienza e all’affido di parecchi di loro. Altri giovani, hanno provato a spostarsi in altre nazioni (Francia, Germania, …), ma alcuni sono tornati e oggi vivono in piccoli appartamenti ad Augusta. Sono loro, questi giovani soli e lontani dalle loro famiglie, il prossimo da amare. Ci si è resi conto che, per loro, la pandemia è veramente un disastro, soprattutto perché soli: molti  non hanno potuto mantenere il lavoro precario che avevano, quindi sono senza un provento economico.

Ci si è chiesti se avessero di che vivere e si è cercato di capire che lavoro avessero prima della pandemia e se i datori di lavoro avessero dato loro la possibilità di mantenerlo. Lilly, che li sente giornalmente, ha dato conferma che per alcuni di loro era saltato tutto, esattamente come era accaduto per tanti ragazzi italiani. Altri aspettavano l’avvio della cassa integrazione: le poche risorse che avevano, giorno dopo giorno, si stavano esaurendo. Insieme, si è deciso di fare qualcosa per loro. Lilly – proprio per il rapporto con loro – ha fatto da tramite ed ha scritto una lista della spesa da lasciare “in sospeso” nel supermercato dove sono soliti fare gli acquisti e dove ormai sono “di casa”. Tante persone hanno aderito all’iniziativa. Anche il titolare del supermercato collabora e racconta a chi si reca lì per fare la spesa che conosce quei giovani in prima persona e che sono bravissimi. 

Nel frattempo è iniziato anche il Ramadan. Ma non sarà un Ramadan senza cibo. I ragazzi africani si recano al supermercato e trovano lì la spesa che qualcuno ha già pagato per loro. Vi trovano i cibi ed i prodotti della loro tradizione, che loro consumano perché quella “lista della spesa” è stata scritta da chi li conosce, proprio partendo dalle loro esigenze. I ragazzi rispondono con un messaggio vocale esprimendo la loro gratitudine: la loro voce tradisce l’emozione e la gioia per aver ricevuto una “spesa sospesa personalizzata”, adatta a loro, ai loro gusti, rispettando la loro cultura e religione. Ognuno di loro personalmente ringrazia, promettendo le preghiere per tutti, in ognuno dei momenti di preghiera di questo mese di Ramadan.  E parte da loro l’invito a mangiare “all’africana”, appena ci sarà la possibilità di ritrovarci tutti insieme. Le loro parole e la loro gioia emozionano e commuovono: un momento vero di fraternità. E l’esperienza continua ancora con una consapevolezza nuova: che questi momenti difficili ci hanno reso, ancora di più una famiglia: fratelli e figli dello stesso Padre, parte della stessa umanità, anche se di razze e nazioni diverse”.

La comunità di Augusta

 

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