I giovani di Ancona si tuffano in attività a servizio della fraternità
Quando partecipai la prima volta mi dissero: “Cerchiamo di portare la fraternità universale ad Ancona”, “Faremo una bellissima esperienza e conosceremo tante realtà” e molto altro, che, per chi non ha mai vissuto qualcosa di simile, può sembrare solamente un’utopia. Eppure, a distanza di alcuni anni, è possibile dire che non vi è definizione migliore per spiegare la settimana Go-miti creativi: un’esperienza in cui molti giovani e adulti della città di Ancona si tuffano in attività di volontariato, imparano nuove cose con i workshops, conoscono nuove realtà e crescono insieme costruendo e rendendo sempre più forte il legame tra loro che sfocia a servizio della città.
E quest’anno neanche il Covid-19 ha fermato l’entusiasmo dei ragazzi. “Sabato – racconta Chiara – siamo partiti più carichi che mai e la mattina, con un gioco di ruolo, abbiamo indossato i panni di richiedenti d’asilo o poveri con lo scopo di trovare un posto per dormire alla Caritas, poi il pomeriggio abbiamo viaggiato in varie parti del mondo, catapultati in nazioni che combattevano per acqua e beni e abbiamo sperimentato che solo condividendo e non sprecando possiamo veramente convivere”.
Un programma frizzante dove il gioco diviene momento di formazione per poi scoprire più da vicino realtà che già operano all’interno del tessuto sociale a favore dei meno abbienti. “Ad Ascoli – spiega Sara – abbiamo conosciuto le realtà del Passamano e del P.A.S. (che racchiude al suo interno 18 diverse associazioni): due esperienze concrete in cui si può cogliere da vicino cosa significa condividere beni materiali a favore dei più bisognosi ma anche lavorare assieme come città per rispondere oggi al grande problema della povertà”.
Non sono mancati momenti per lavorare in piccoli gruppi e affrontare temi come l’ecologia, la cittadinanza attiva, l’economia e in modo particolare il nuovo slancio della Prophetic economy: “al termine di ogni mattina – racconta Antonio – abbiamo condiviso le nostre riflessioni e per evitare assembramenti ci siamo collegati anche via zoom. I pomeriggi, invece, ci siamo dedicati a varie attività come riciclaggio (abbiamo creato dei portachiavi), cucina (gustando le focacce preparate da noi) e giornalismo (e questo articolo che leggete è frutto di quanto abbiamo imparato)”.
Un programma intenso che ha coinvolto alla sera anche gli adulti tramite collegamenti via zoom per conoscere più a fondo l’enciclica di Papa Francesco “Laudato Si” e anche l’esperienza di Tarek, mediatore culturale che attualmente lavora a Lampedusa.
E per sintetizzare bene questa esperienza, troviamo sui social un post di Rebecca: “Testimonianze, rapporti, informazione… alcune delle parole che mi vengono in mente quando penso a tutto questo. Arrivata a metà della settimana di fraternità mi trovo a pensare a questi giorni e a come questa esperienza soprattutto in questo periodo sia così essenziale. La netta differenza con le settimane degli anni precedenti e allo stesso tempo lo spirito che è sempre quello permettono di vivere un’ attività del genere al tempo del Covid-19”.
Andrea Arleo