Dare un sorriso, la nostra disponibilità, il nostro tempo, i nostri beni a chi è nel bisogno

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Tre anni fa, con l’anno della Misericordia indetto da papa Francesco, ho deciso di dare il mio contributo a favore di tanti fratelli bisognosi, impegnandomi sul fronte “Migrantes”, e assicurando così la mia adesione come Volontario presso il Centro di Ascolto “G.B.Scalabrini”, in Reggio Calabria. Collaboro pertanto con un esperto legale del Centro stesso, per l’approntamento della complessa documentazione, relativa al rilascio o al rinnovo dei permessi di soggiorno di tante persone, arrivate in città e provenienti in gran parte dall’Africa e dall’Est Europa.

Molte sono anche le pratiche riguardanti la residenza ed il lavoro, per le quali necessita un trait d’union tra idonei interlocutori e i richiedenti interessati, che spesso non sanno scrivere, né parlare in lingua italiana! La fatica è intensa, ma rimane la certezza di potere aiutare tante persone sprovviste di tutto e lontane dalla propria terra e dai propri affetti.

In occasione di una liturgia funebre per un giovane del Togo, morto per una grave malattia, ho conosciuto un giovane musulmano, proveniente dalla Costa d’Avorio, al quale ho dato un passaggio per permettergli di raggiungere il luogo di sepoltura dell’amico. Al ritorno, di comune accordo con mia moglie Paola, lo abbiamo invitato a casa nostra per pranzare con noi.

Questo è stato l’inizio di un rapporto profondo, per cui Ibraim ormai considera la nostra famiglia come la sua, non avendo più i genitori o altri parenti. Questo rapporto si è intensificato nel tempo, per cui ai nostri quattro figli, se n’è aggiunto un altro, anche se di colore diverso!

Per lui la nostra famiglia è stata un’ancora di speranza, soprattutto alla scadenza del periodo vissuto nella Cooperativa di prima accoglienza! Ha trovato così l’energia indispensabile per iniziare un lavoro come “factotum” in un villaggio turistico,  riscuotendo fiducia ed apprezzamento, a tal punto da meritare lusinghiere referenze che hanno reso possibile il suo trasferimento presso un quotato ristorante nel centro di Firenze! Ma le leggi restrittive varate nel frattempo in Italia, hanno reso molto complicata la legalizzazione degli immigrati. Per cui Ibra ha perso il lavoro, non essendo la ristorazione contemplata fra le attività previste per il permesso di soggiorno. Il suo ritorno in Calabria è stato molto doloroso e senza speranza!

In quella preoccupante situazione, mi sono venute in mente le parole di Gesù “l’avete fatto a me” e mi è sembrato che il Signore chiedesse proprio a me di servire “quel povero”.

Ho preso così a cuore il problema di Ibra e, accertato che tra le poche attività consentite c’era la “collaborazione domestica”, ho raccomandato al buon Dio questo fratello e, tramite whatsapp, ho diramato nel gruppo del Movimento dei Focolari, la disponibilità di Ibra ad accettare questo lavoro, pur sapendo le difficoltà pregiudiziali per l’assunzione in una famiglia calabrese, di un giovane sconosciuto e, per giunta di colore!

Ma la Provvidenza non ci ha abbandonati e dopo un’attesa snervante di 15 giorni, è arrivata la chiamata da parte di una buona famiglia. Ho garantito personalmente sull’affidabilità del giovane e così, dopo il disbrigo di estenuanti procedure, Ibra ha potuto prendere servizio, diventando il principale e permanente sostegno di un simpatico  nonnino, dando tranquillità e puntuale servizio a lui ed ai figli, impegnati professionisti.

Se non fossi stato sostenuto dall’Ideale dell’Unità e dall’amore dei fratelli del Movimento, probabilmente avrei avuto tante perplessità ad espormi, specie in un periodo così difficile come quello in cui stiamo vivendo. Ma non ho avuto tentennamenti, convinto che i doni che Dio mi ha concesso, nell’arco della mia vita, devo farli circolare.

Pensando al futuro di Ibra, mi sono inoltre impegnato per assicurargli una base culturale, con un adeguato titolo di studio: sono così riuscito a fargli  ritagliare del tempo, nelle pause di lavoro, per frequentare una Scuola che, alla fine dell’anno, potrebbe rilasciargli un diploma di terza media, necessario per accedere ad altre possibili attività.

Con l’occasione, munito di un computer, messo a disposizione dalla famiglia presso cui lavora, sta apprendendo anche i primi elementi di informatica . Non solo, ma mia moglie Paola, a cui Ibra è particolarmente legato, chiamandola “mamma”, lo sta aiutando, pur con la sua salute malferma, a diventare bravo in matematica, essendo lei stata docente in tale materia.

Questa avventura che ancora continua, è stata possibile grazie alla “cultura del dare”, alla quale il Movimento ci ha formati. Dare un sorriso, l’ascolto, la nostra disponibilità, il nostro tempo, i nostri beni, a chi è nel bisogno. Solo così troveremo la nostra realizzazione: nell’amare, nel dare, per la gloria di Dio.

Enzo Bagnato e famiglia

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