Pedalavo in bici quando mi sono accorto d’aver portato con me le chiavi di casa che di solito lasciamo in un posto del giardino. Mia moglie era al lavoro e la bambina non avrebbe potuto entrare dopo scuola. Non potevo far altro che riportare le chiavi.
Sulla via del ritorno, accasciato su una panchina, ho riconosciuto un mio amico. Era ubriaco e si lamentava per una storta al piede, che era molto gonfio. L’ho preso su e portato dai genitori, per fortuna non lontani. Essendo anziani e non in grado di accom- pagnare il figlio al pronto soccorso, me ne sono occupato io.
Prima però ho fatto un salto a casa, per rimettere le chiavi a posto. Mentre in ospedale attendevamo il nostro turno, l’amico, che intanto aveva ripreso lucidità, mi ha detto della moglie e dei figli che non lo accettavano.
Da quel giorno provvedere all’amico e ai suoi genitori è diventato per me un impegno fisso. Ho contattato anche i familiari di lui: ora sembrano più disposti a riconciliarsi. Dimenticare le chiavi era stato provvidenziale
(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VII, n. 1, gennaio-febbraio 2021)