L. e L. sono due ragazzi giovani. Lei viene dall’Asia, e Lui è italiano. Il 20/02/2021 sono venuti con una 30 di persone amiche nel Santuario della Madonna di Castelmonte (Udine – Italia) perché nella cappella del Borgo, dove avvengono le celebrazioni private, si sono consacrati a Dio con voti privati. Gli abbiamo chiesto:
- Nel mondo d’oggi non è frequente incontrarsi con persone che si dedicano in modo totalitario a Dio. Oggi voi lo fate. Perché e cosa significa per voi?
L. Prima di tutto è importante dire che Dio mi ha chiamata ed io ho risposto. Dopo tanto cercare, ho fatto questo passo con Lui. Poi ho sentito subito dentro di me la felicità per questa scelta fatta con LUI.
L. Anche per me è proprio così: è una risposta ad una… richiesta. Non proprio una richiesta, ma un “sentire” che Dio ti chiama ed ho avvertivo che la mia era una risposta fatta con coerenza. Perché oggi faccio i voti? Sono arrivato a questo momento dopo alcuni anni di cammino spirituale. Mi sono sentito chiamare quando avevo vent’anni ed oggi voglio essere coerente e gli rispondo con il mio sì.
- Se vi consacrate a Dio, pur in forma privata, certamente in qualche modo, Dio lo avete incontrato nella vostra vita. Cosa vi è successo prima di giungere a questo passo?
L. Nella mia esperienza posso dire che non è stato facile. Però, ho visto che Dio mi ha aiutata tanto. Mella mia famiglia non hanno accettato subito questa scelta, poi mi hanno lasciata libera di fare la mia formazione cristiana nel Movimento dei Focolari. Ad un certo punto ho sentito più forte in me l’amore di Dio che mi ha chiesto di andare avanti per questa strada e portare l’unità di Gesù in tutto il mondo. Sono molto contenta di averlo fatto. Ci sono tante difficoltà, ma Dio mi ama tantissimo e anch’io lo amo, in modo speciale quando guardo alle difficoltà, vedendo in quelle il volto di Gesù crocifisso e abbandonato, e mi dico: Questo è il mio Sposo! Questo sguardo mi cambia le cose e vedo tutto nel positivo, perché, anche se negativo, Dio ti fa vedere le cose con amore, che invece, con la mia mentalità spesso non capisco. Però, quando credo in Dio-Amore e sono pronta ad abbracciare il mio Sposo Gesù Abbandonato, allora vado avanti per questa strada, accorgendomi che l’amore di Dio è sempre positivo, anche quando ci sono le sofferenze.
L. La mia risposta a Dio è incominciata in un momento molto particolare in cui ho dovuto superarmi. Fu un momento di una semplicità assurda. Però, Dio ti chiama proprio in quei momenti. Ero in vacanza con i miei genitori, e un giorno, come sempre, stavano andando a messa e mi hanno detto: vieni anche tu con noi. La messa era in una casa di riposo, un luogo che non mi piace per niente. Volevo restare perché avevo bisogno di studiare. Li ho visti uscire ed io, dentro di me, mi sono posto questo interrogativo: perché non vado a messa? Per il luogo che non mi piace, oppure perché lì c’è un amico che mi sta aspettando e io non mi faccio vedere? Sono partito subito e ho sentito che in quella messa Dio mi chiamava. Quindi, ho sempre legato la mia chiamata ad un atto d’amore che ho fatto a Lui, andando con i miei genitori in quel luogo, dove poi mi sono intrattenuto con le signore che erano lì. Per me è stata questa la chiave della mia storia. Ho incontrato Dio nel momento in cui mi sono messo a buttarmi fuori e ad amare gli altri per primo. Così nel dire il mio ‘si’ ogni giorno sento che Dio c’è. Per me quel momento è stata come una felice scoperta.
- La vostra scelta è mirata e specifica, perché tra tante possibilità avete scelto di consacrarvi nell’Opera di Maria che è l’Associazione laicale del Movimento dei Focolari. Perché, tra le tante possibilità, vi siete orientati su questa scelta?
L. Penso che questo sia dovuto alla voce di Dio. Infatti, prima di conoscere questo Movimento ero sempre con dei sacerdoti e con delle suore e lavoravo insieme con loro. Ho pensato, infatti, che la mia strada era quella di farmi suora. Allora, sono andata dai miei genitori e ho detto loro che voglio diventare suora. Mio padre si è molto arrabbiato, è diventato pallido, faceva fatica a respirare perché soffriva di asma e in quel momento stava male. Ho preso paura e vedendo mio padre così, ho pianto e sono andata nella mia stanza davanti all’immagine di Gesù e Gli ho detto: Dio, dimmi che cosa devo fare? Io vorrei seguirti. E dentro di me una voce mi diceva: la tua strada non è quella di farti suora, ma quella di rimanere nella società e seguirmi su questa via come consacrata in mezzo al mondo. Sinceramente, in quel momento non ho avuto chiaro quello che dovevo fare. Lavoravo già come infermiera e, quindi, ho capito che per intanto dovevo stare con i malati ed andare avanti così. In seguito ho incontrato il Movimento dei Focolari e ho conosciuto le focolarine e i focolarini. Così quella voce che mi aveva già parlato, mi ha fatto conoscere questa via e pian piano mi sono avvicinata a questa realtà. Ho provato una felicità grandissima e quando l’ho detto a mio padre, non ha avuto quella reazione che mi aspettavo. Vedendomi invece contenta, mi ha lasciata libera. Perciò, Dio stava aiutando anche la mia famiglia e ho sentito in modo ancor più forte che la mia strada era quella del focolare. Il mio ‘sì’ è andato in questa direzione.
L. Io invece sono nato in una famiglia che già faceva parte del Movimento dei Focolari perché i miei genitori sono dei coniugi consacrati. Quando ho sentito questa chiamata di Dio, mi sono rivolto a Lui e Gli ho detto: Tu devi farmi capire bene qual è la mia strada! Io infatti vedevo che tutte le strade erano giuste: pensavo di sposarmi, di avere tanti figli… poi sentivo anche un’attrattiva per il sacerdozio e mi dicevo: perché no se Dio mi chiama? Sentivo anche l’orientamento per la vita di focolare… Allora ho detto a Dio: Guarda! Io mi sento chiamato da Te e sono pronto a darti tuta la mia vita, ma devi essere specifico con me. Ti chiedo di farmi capire qual è la mia strada. E fu sempre in quell’estate, quando durante la celebrazione della messa ho sentito forte la sua chiamata. Per le circostanze che stavo vivendo in quel momento, e inoltre, per l’esperienza che stavo facendo con altri ragazzi che in quel periodo stavano facendo un discernimento per vedere l’opportunità di diventare consacrati laici, mi sono rivolto a Gesù e Gli ho detto: Va bene. Credo proprio che mi stai suggerendo questo. Quindi mi sono incamminato per questa strada e ora posso dire: Ho trovato.
- La vostra vita di consacrazione non è un “separarsi” dal mondo, ma “essere aperti” al mondo e alla gente. Questo perché? Pensate di cambiare il mondo, oppure vedete la possibilità di poterlo migliorare?
L. Io voglio soltanto agire secondo il desiderio di Gesù: Che tutti siano uno. Io la penso così! Cioè, voglio portare l’unità dove c’è bisogno. Sono passata per tanti posti e ovunque ci sono tante difficoltà. Però, se io porto Gesù fra di loro, quelle difficoltà si potrebbero sciogliere e subentra la gioia e la pace. In questo mondo a volte manca questa pace. Secondo me, amare le persone, non solo il prossimo, ma qualunque persona nel mondo intero dove io andrò, è importante. È questo che conta: portare Gesù fra loro, facendo delle cose concrete. Nel mondo d’oggi quando tu parli esplicitamente di Gesù, non si viene accettati. Ma quando tu fai le cose con quel amore concreto che ti viene da Gesù, le persone cambiano e cambia anche il mondo. Certo, io non posso cambiare il mondo, ma Dio sì che lo può fare. È importante che io faccia la mia parte ed amare tutte le persone e basta. Poi Dio farà la sua parte. Ecco così.
L. Mi viene da dire che anche per me è importante essere nel mondo un altro Gesù, o un’altra Maria che cammina nell’oggi, in questa società. Qui siamo nella sua casa e, inoltre, il movimento dei Focolari si chiama Opera di Maria. Dio, certo, ha una pedagogia divina nei nostri confronti, non ci “violenta” mai. Allora, perché io non devo fare come Gesù e Maria ci insegnano. Quando vado da uno e gli dico: devi credere! È così! Questa è la verità! Non è giusto fare così. Quando, invece, gli dono quello che sento dentro, amo il prossimo, allora sì. Poi magari, sarà l’altro a chiedermi perché fai così. Perché effettivamente, l’unità voluta da Gesù, la fa Dio, non la facciamo noi. Quindi è Dio che smuove le coscienze, che smuove i cuori. A noi spetta di essere quello strumento che in qualche modo agita un po’ le acque di quella persona. Ma sicuramente il passo lo deve fare l’altro, se aiutato. A noi, quindi, essere strumenti di Dio.
Intervista di Mariano Steffan