Fratelli tutti

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Nella sua enciclica Fratelli tutti papa Francesco dichiara che la pandemia «non è un castigo divino, è la realtà che geme e si ribella». E invita a «sognare come un’unica umanità». Mi sono azzardato a invitare alcuni amici contrari ad ogni fede a una conferenza di un teologo sul significato della pandemia.

Hanno accettato, pur essendo convinti che noi credenti non siamo capaci di vedere il futuro e neanche di immaginarlo, perché sicuri e sazi di quello che sappiamo. Alla fine, tutti mi ringraziavano dell’invito: si erano resi conto che essere cristiani significa essere aperti al nuovo per «sognare come un’unica umanità»

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In questi ultimi tempi un mio cugino che ha sempre tenuto a dichiararsi miscredente mi ha confidato di aver letto l’enciclica di papa Francesco Fratelli tutti. Di questo testo lo ha colpito in particolare un’affermazione: è quando dice che non basta aiutare la gente ad attraversare il fiume, ma bisogna costruire dei ponti.

Questa frase è diventata per lui una specie di esame di coscienza. Mi diceva infatti: «Pensavo che nella vita bastasse essere onesti e fare il bene che si può. Ma costruire un ponte… capisci cosa significa? Vuol dire rimboccarsi le maniche, mettersi al lavoro, e a questo sinceramente non avevo mai pensato. Ciò richiede intelligenza, tempo, anche umiltà: perché non sempre ce la fai a far tutto sempre da solo, a volte bisogna chiedere l’aiuto degli altri…».

E ha concluso dicendo: «Insomma, qualcosa in me sta cambiando. Non che io abbia trovato la fede come ce l’hai tu, ma mi ritrovo ad acquisire una visione diversa del bene».

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VIII, n. 2, marzo-aprile 2021)

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