Intervista a Margaret Karram: il dialogo sia la via di riconciliazione

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“E quale futuro vogliamo offrire se non ci sono i bambini o se i bambini hanno vissuto il trauma di una guerra che non ha senso?”.

La presidente del Movimento dei Focolari, all’indomani dell’appello del Papa per la fine delle ostilità in Terra Santa, invita al dialogo e all’incontro perché, pur nelle diversità, ci si riscopra umani e fratelli. La sua voce di araba, cristiana – cattolica è quella di chi conosce le dinamiche, i conflitti ma anche le ricchezze di una convivenza all’insegna del rispetto e dei diritti di ognuno. (Intervista di Benedetta Capelli – Città del Vaticano )

Ascolta l’intervista a Margaret Karram

– Per me quello che sta succedendo è veramente causa di grande grande dolore, non solo perché sono di quel Paese, perché ho vissuto lì e perché ho conosciuto la gente del posto, palestinesi di Gaza ma anche di altre parti dei Territori sia ebrei, e mi fa veramente soffrire vedere come la situazione stia peggiorando giorno dopo giorno. Sentendo ieri il Papa mi ha proprio colpito nel profondo perché anch’io sento che chi alla fine paga il prezzo più alto sono le persone innocenti, i bambini. Ho assistito negli anni precedenti a vari conflitti dell’Intifada e posso dire che queste cose non finiscono con il cessare del conflitto ma durano per molto ancora. Questi bambini che crescono, queste famiglie che hanno perso qualcuno di caro vivono delle situazioni drammatiche e il loro futuro è veramente spezzato, buio. Non hanno neanche la speranza di guardare ad un futuro in cui vivere in libertà e in sicurezza perché finché non c’è la giustizia, il rispetto dei diritti umani di tutti, non ci sarà la pace. Non possiamo costruire un futuro diverso. E quale futuro vogliamo offrire se non ci sono i bambini o se i bambini hanno vissuto il trauma di una guerra che non ha senso.

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3 Commenti

  1. Vero.. l’esperienza è Vedere Dio nella propria vita..e rendersi conto che, l’uomo ha bisogno di poco e semplicità per vivere .La guerra è povertà per tutti, non porta nulla né economicamente e nemmeno cultura ma uccide il presente che dovrebbe prepararsi per un futuro migliore.

  2. A chi non vive nei territori interessati la soluzione sembra facile : due Popoli = due Nazioni.
    Perché i due Popoli interessati non accettano questa soluzione ?

  3. Bisogna continuare a lavorare, pregare, sperare per la pace! E soprattutto chiedere la pienezza delli Spirito Santo per i governanti, gli attori di quei territori. E che i molti volontari che iperano lì, parlino, agiscano e intervengono sempre in favore della pace e della fraternità universale.

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