Che per i bambini la vita sia gioco, è scontato. Meno per noi adulti, che spesso la vita ce la complichiamo, dimenticando la semplicità evangelica. Insegno alle elementari. Una mattina, Dario ne aveva combinate di tutti i colori e s’era preso una bella lavata di capo.
Forse avevo alzato un po’ il tono, perché m’era rimasto un certo disagio interno. Passa un po’ di tempo e mi avvicino a lui fra i banchi. Vincendo il mio ruolo di “educatore” che mi porterebbe a salvare la faccia, gli chiedo scusa.
Deve essersi accorto del mio sforzo, perché mi ha liquidato col suo accento romanesco: «A maè, non te sta a preoccupà!», e mi coinvolge all’istante in un bel gioco, dandomi così una bella lezione
(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VII, n. 3, maggio-giugno 2021)