Come uscire dall’oppressione

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In poltrona, inerte, ero così giù di morale che non rispondevo alle chiamate. Intanto i coinquilini del piano di sotto, come al solito, stavano litigando. Altre volte avevo cambiato stanza per non sentirli. Ma stavolta mi sentii spinta a fare qualcosa e ricordando che in quel- la famiglia c’era stato un anniversario, presi una bottiglia di vino ricevuta in regalo e in vestaglia com’ero andai a bussare da loro.

Sorpresa, momenti di incertezza, poi mi invitarono a prendere un caffè. Non ricordo cosa ci dicemmo, ma nella gran voglia di parlare che m’era venuta arrivammo alle risate. Di nuovo a casa, mi sentivo diversa: dov’era la tristezza? Mi sentivo “abitata” dal bene

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VII, n. 6, novembre-dicembre 2021)

 

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2 Commenti

  1. So cosa significa! Spesso ho fatto così. Tutti nei nostri palazzi, ridotti un po’ a Cappelle da Cimitero, dobbiamo fare questa umana esperienza. Senza invadenza ma con naturalezza dovremmo stare con le porte d’ingresso aperte. Lasciamo perdere gli allarmi che ci fanno chiudere nel “Carcere dei defunti” Riscopriamo i pianerottoli come spazio di incontro comunicativo, di scambio di vicinanza

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