Ci ha lasciato improvvisamente il 23 gennaio 2022 Paolo Abati, 75 anni, originario di Sorbolo, in provincia di Parma e da qualche tempo in focolare a Portici (Napoli). Molti gli amici increduli alla notizia che hanno scritto sui social e che lo ricordano con affetto. Era stato in focolare in varie parti d’Italia, da Parma, dove ha conosciuto il Movimento dei Focolari, a Roma, e poi Abruzzo, Grottaferrata, Sicilia e infine Portici (Napoli).
In alcuni suoi scritti lui stesso racconta, con il suo tipico humor, la sua storia, quella della sua famiglia, del suo incontro con il carisma di Chiara Lubich. Ne trascriviamo alcuni stralci:
«Era il primo dopoguerra e, come tutte le famiglie del vicinato, la mia cercava di sbarcare il lunario facendo bastare quei pochi soldi dei magri stipendi di allora. Io portavo tutti i vestiti smessi da mio fratello di due anni più grande di me, ma era cosa comune per tutti i bambini del vicinato. […] Anche se in tutto il “parentado” c’era solo qualche donna che frequentava la chiesa, la parte adulta maschile si vedeva solo per matrimoni, funerali e battesimi, ma non me ne scandalizzavo: era così per tutti. Qualcosa però era entrato e sentivo di voler bene a Gesù, un bene che poi si traduceva nel non raccontare bugie, d’essere obbediente, di fare il dovere di scolaro, non litigare coi compagni oltre all’andare a Messa la domenica. Ricordo una domenica mentre stavo entrando in chiesa per la Messa e, vedendo tutti gli uomini in piazza e nessuno che entrava in chiesa, ho avuto un pensiero nitido: “Io, anche quando diventerò grande, non ti abbandonerò”».
Non volendo più proseguire gli studi, Paolo inizia subito a lavorare, conquistandosi subito la fiducia dei datori di lavoro che lo inseriscono in ufficio. Impara anche il francese per motivi di lavoro. Intanto il fratello maggiore, dopo varie opposizioni da parte della famiglia, entra in seminario. «Questa partenza venne a scombussolare il mio vivere di quel tempo in cui mi si prospettavano nuovi problemi esistenziali: vale la pena di vivere una vita fatta di lavoro, di fatiche, di preoccupazioni, di difficoltà in famiglia e fuori, per che cosa? Tutta questa fatica per chi? Per arrivare al traguardo della pensione con una casa propria (sogno rimasto tale di mio padre) e qualche soldo per fare qualche viaggio con i pensionati benestanti? Quel che vedevo intorno mi diceva che non ne valeva la pena».
Inizia così a leggere Dostoevskij, Tolstoj e altri autori russi, americani e francesi che gli suscitano tante domande esistenziali. Tutte le settimane andava a trovare il fratello in seminario e vedeva con stupore quanto fosse contento e realizzato in quella scelta. Voleva capirne il segreto. «Nacque così in me il desiderio di scoprire questo segreto ma non sapevo come fare e lui non mi diceva nulla a parole: era una presenza che parlava. Un giorno capii: non posso pretendere di capire stando a guardare da fuori, devo mettermi dentro, e non in modo critico. Detto e fatto. Presi un appuntamento con il viceparroco della mia parrocchia che si occupava dei giovani e chiesi di far parte di un gruppo. Cominciai a leggere il Vangelo e altri libri che mi procuravo o da mio fratello o da questo giovane viceparroco. Mi riavvicinai ai sacramenti e mi buttai in questa ricerca».
In parrocchia conosce un giovane, Marco, che gli porta la rivista Città Nuova e lo invita ad un incontro nel gennaio 1965. Paolo inizia così a frequentare il focolare. Nel dicembre 1966 partecipa a un convegno dove conosce Chiara Lubich. Il mese dopo parte per il servizio militare: anche questa un’esperienza di donazione, di tanti rapporti costruiti, di un clima di serenità e di gioia costruito in caserma che rafforzerà Paolo nella sua futura scelta. «Avevo avuto senza alcun dubbio una grazia straordinaria in quei 15 mesi passati in caserma e ne venivo via con la certezza che l’ideale era vero e che Gesù mi chiamava a lasciar tutto per Lui».
Nel 1969 Paolo parte per Loppiano, nonostante l’incredulità dei colleghi di lavoro e del padre, che comunque gli dà la sua benedizione. Dopo, si recherà a Roma, viaggiando per alcune città del Lazio e in Abruzzo. L’esperienza continua a Grottaferrata, dove aiuterà nella segreteria dei Vescovi. La storia scritta da Paolo si ferma qui. Dopo Grottaferrata, andrà in Sicilia e poi nel focolare di Portici dove conclude la sua vita terrena.
Grazie Paolo per questo tuo percorso nel quale hai lasciato tanto amore concreto per i tanti che ti hanno conosciuto, toccati dalla tua profonda umanità e nello stresso tempo dalla tua fedeltà a quel Dio che hai scelto e per il quale hai vissuto.
Patrizia Mazzola
Anch’io ho avuto l’onore di conoscere Paolo nel Focolare di Palermo, Popo sempre disponibile e attento, pronto ad accogliere chiunque bussasse in Focolare, di grande Fede , Esempio concreto di Vita Cristiana e scelta di Dio totalitaria.Grazie Paolo del Tuo Amore incondizionato!
Ho avuto la gioia di conoscere Paolo nel focolare a Portici e lui mi ha accolta come una vecchia amica di sempre subito si e instaurato trae di noi un rapporto con Gesù in mezzo che mi portava a parlare con lui dei miei problemi e lui con quel sorriso di quel bambino evangelici come ci dice Chiara mi ascoltavae io mi sentivo amata ho stampato dentro di me quel suo sorriso che mi dava tanta pace grazie Paolo
Ho avuto la gioia di conoscere Paolo nel focolare di Portici
Grazie Paolo della tua vita concreto e spirituale nello stesso tempo. Sei stato un angelo per la nostra famiglia ci hai accompagnato nelle gioie e nei dolori. Anche se poi la vita ci ha diviso eri sempre presente nei nostri cuori. Che felicità averti rivisto a dicembre a Castelgandolfo. Mi porterò sempre dentro il tuo sorriso. Buon viaggio
Paolo
Ricordi di 50 anni fa, ma vivi e ben presenti ancora nella mia vita di oggi.
Roma anni ’70, io studente in mezzo alla turbolenza rivoluzionaria di quella stagione, Paolo giovane lavoratore in tipografia.
Incontri periodici in focolare, in via Marianna Dionigi.
Tanto parlare, qualche volta anche un po’ acceso, con il responsabile, ma una rassicurante cornice di giovani entusiasti di quella vita di donazione.
Paolo non molto loquace ma sempre sorridente e attento, molto attento, alle minime necessità di ognuno. Un esempio per tutti: sapeva che studiando riempivo pagine e pagine di appunti e esercizi che poi utilizzavo nella fase di ripasso e allora lui mi riforniva periodicamente di risme di carta ricavate dai ritagli di tipografia.
E poi tranquille e frugali cene, domeniche mattina a giocare a pallone a villa Ada, qualche semplice e tonificante incontro di spiritualità.
Una volta si è creato un problema. Proprio per una disattenzione nei riguardi di Paolo mi sono beccato una letteraccia dal responsabile e una sorta di processo durante una cena. Mi ha soccorso la saggezza del più “vecchio” e vissuto dei focolarini, Soave e riemergendo dal pozzo del disagio di una incomprensione non cercata ho incontrato il volto di Paolo, semplice e aperto: amici come prima, amici per sempre.
L’ultima immagine che mi si forma nella mente è del ’78, il giorno del mio matrimonio, lui sorridente, con un quadro sotto il braccio, dono di nozze di tutto il Focolare.
Non ci siamo più sentiti, ognuno di corsa per la sua strada, ma nel cuore, cristallizzata, la certezza di un bene capace di sorreggere con sicurezza i passi traballanti lungo una vita piena di incognite.
Grazie Paolo, torneremo a giocare sui prati di villa Ada.
Carissimo Paolo, GREAZIE!
Sono stato in focolare con Paolo per parecchi anni. Ci eravamo sentiti, per ultimo. in occasione delle recenti festività di Natale. Alla mia domanda ” come stai Paolo ? ” la sua risposta di sempre ” come un leone “.
La notizia della sua partenza per il Paradiso mi ha scioccato. Porto ancora vivo il dolore di chi ha perso un fratello unico : perché Paolo era proprio unico nell’amare, nel condividere, nel servire.
Mi restano vivi i momenti di intensa unità vissuti insieme.