“Immagini d’estate” di Dori Zamboni
Ai primi calori d’estate si aspira ad uscir fuori dal cemento e dal traffico di città. Persino il cielo e il sole sembrano più belli fuori dall’abitato.
Ero in viaggio: nel nord d’Italia mi fermai alla ricerca di un angolo di quiete vera, perché anche nei boschi, in campagna, le radioline e le motorette ti perseguitano.
Dovetti girare molto prima di trovare. Scorsi un piccolo angolo verde, ombreggiato, al limite di una strada senza sbocco. Quale distensione al contatto con l’erba! Osservavo un bottone giallo, davanti al mio viso, tutto ritto sul suo stelo, un fiore semplice di cui non conosco il nome. Un insetto si posò lievemente sulla sua corolla e con le zampette si fece strada per poter penetrare fin nel cuore e succhiare.
Riflettevo quanto era docile quel fiore che si lasciava mangiare, dal primo insetto di passaggio, tutto il meglio di sé, ciò che con la cura di tutta la sua esistenza aveva prodotto ed immagazzinato. Mi accorsi come noi uomini siamo diversi, così poco in accordo con la natura, col creato tutto.
La natura vive la legge dell’amore e del dono, non immagazzina, non tiene nulla. Non solo dà, ma si lascia prendere. Mi trovai a fare un esame di coscienza e mi vidi tanto lontana.
[…] Nella natura tutto ha un fine: il fiore si lascia succhiare, ma solo così è moltiplicato. Se noi pure ci donassimo nello spirito a chi ci viene accanto, come le piante, chissà cosa accadrebbe. Se le mie conoscenze, il mio studio, le mie scoperte, le mie capacità, il mio buon umore li offrissi, li lasciassi prendere da chi vuole, tutti accrescerebbero le proprie capacità.
La natura è un tutt’uno, tutto è il rapporto d’amore con tutto, riceve perché dà […]. Anche gli uomini sono un tutt’uno, un corpo: l’umanità. Non è vero che si perde, donando. Forse che un padre, un maestro è menomato se comunica il suo sapere al figlio, al discepolo? Anzi, si realizza!
Così è in tutti i rapporti umani, anche se a tutta prima non sembra: può sembrare una perdita ed è un guadagno. Come il seme che diventa pianta solo se accetta di andare sottoterra di annientarsi. E’ una legge così difficile da realizzare per noi uomini; eppure, se una volta provassimo con costanza, ne vedremo gli effetti.
Chi ama domina, si espande senza imporsi e senza armi.
Dori Zamboni, Il dialogo delle ginestre, Città Nuova, 1992, pp.105/107
Sono commosso dalle riflessioni di Dori, la natura ci suggerisce splendidi insegnamenti. L’immagine poi del seme che, sotterrato, si apre a nuova vita è suggestivo. La natura ci offre altresì molti aspetti di conflitto, inevitabile nell’esistenza umana. La risposta qui è molto complessa, una delle vie di uscita può essere la regola d’oro presente in tutte le culture, di cui esiste una notevole letteratura, ed è citata anche da Gesù (Mt 7, 12), valida per credenti e non credenti, ma anche il “saper perdere” di Chiara Lubich.
Bellissimo.
Più ti immergi nella natura più ti accorgi di quanto sei diverso.
Lontano quando reprimi disappunto nell’accettare le potenti manifestazioni naturali che ti lasciano sgomento.
Eppure lei procede sicura imperterrita e implacabile nella gentilezza nell’armonia e nella forza che ci fa tremare !
Pur convinti ancora di essere al centro dell’universo continuiamo a correre, forse unici al mondo, a chiedere aiuto a Dio nostro Signore, il quale, spesso inascoltato continua, continua e continua a mostrarci la giusta via. Beati coloro che la imboccano !