Una domanda che si ripete

foto da pixabay.com
Condividi

«Dio, dove sei?», mormorava piangendo un’anziana profuga ucraina. Quando le ho offerto un tè caldo, ha voluto prima stringermi la mano. «Vedi, figlio mio, la guerra ci mette in ginocchio… Tutti appaiono nemici. Ho perso un figlio, mio marito è rimasto in ospedale, i nipoti fuggiti con la madre non so dove siano. Chi rimetterà insieme la famiglia?

Ero bambina ai tempi della Seconda guerra mondiale ed ero convinta che certe scene non le avrei più riviste… Ed eccoci nella stessa brace di odio. Dio vede queste cose? Gli arriva il pianto dei bambini?».

L’ho aiutata a prendere il tè. Non sapevo cosa dire. Cosa dire quando regna l’assurdo? Piangere con lei era consolatorio anche per me. Eppure in quel mare di disperazione la sensazione che siamo un’unica famiglia era forte. Sì, come dice papa Francesco, siamo tutti nella stessa barca. Come me sono tanti i giovani che hanno lasciato la scuola o il lavoro per mettersi a disposizione dei profughi, senza altro progetto che star loro accanto, in silenzio. E veramente non c’è altro che si possa fare

(Tratto da Il Vangelo del giorno, Città Nuova, anno VIII, n. 4, luglio-agosto 2022)

 

image_pdfimage_print
Condividi

Nessun commento

LASCIA UN COMMENTO