“Io sono l’altro”. Udine Summer Campus 2022

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Io sono l’altro, canzone di Nicolò Fabi, è stata la colonna sonora della seconda edizione del Summer Campus di Udine che ha coinvolto 25 giovani provenienti da diverse Regioni italiane, riuniti dal 24 al 31 luglio, con l’intento di entrare in contatto con alcune realtà considerate marginali dalla nostra società.

In particolare, è stata l’Omelia di Papa Francesco pronunciata a Lampedusa a dare il via a quest’esperienza, invitando noi giovani ad aprire i nostri cuori, preparandoci alla settimana di intense attività, spingendoci ad andare oltre l’indifferenza.

Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia, commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo. È la qualità più bella di un buon rivoluzionario. (Che Guevara)

Ogni mattina, motivati anche da una pillola meditativa come questa di Che Guevara, divisi in gruppi, ci siamo recati in diverse strutture per metterci al servizio dell’altro. Innanzitutto, il Centro solidarietà Giovani di Ribis (UD), che accoglie persone tossicodipendenti e sottoposti a misure alternative al carcere, la mensa della Caritas e l’Emporio della Solidarietà, Hattivalab, cooperativa sociale che offre servizi nell’area delle disabilità e dei minori con disturbi evolutivi specifici e, infine, il centro di accoglienza e di promozione culturale Ernesto Balducci che ospita rifugiati di varie nazioni.

Chi ha prestato servizio presso l’emporio della Caritas e al Centro Solidarietà Giovani, sente che queste attività hanno permesso di dare un aiuto concreto mettendo da parte i pregiudizi e lasciando spazio alle persone. “Con una maggiore consapevolezza riguardo i privilegi di cui godiamo e le situazioni di marginalità che ci stanno attorno e con la convinzione che la dignità umana è uguale per tutti indipendentemente dagli errori che ognuno può aver fatto nella vita.”

E’ stata molto apprezzata la testimonianza degli educatori del centro Hattivalab che con cura hanno trasmesso l’importanza del loro ruolo all’interno dell’associazione: “L’obiettivo comune non era lavorare al posto degli ospiti, bensì insegnare loro come diventare autonomi, sfruttando le proprie capacità di mantenersi.”

Infine, operando al Centro Balducci “Abbiamo ri-imparato a fermarci per dare spazio al racconto della vita dell’altro, ad apprezzare il coraggio di chi ci ha fatto partecipi delle loro storie. Nonostante non parlassimo la stessa lingua, i giochi e la musica ci hanno permesso di ridere e stare assieme. In particolare, ci siamo sentiti accolti quando le famiglie hanno deciso di condividere con noi le proprie bevande e cibi tipici: ci è sembrato un loro modo bellissimo di “raccontare” un aspetto importante della loro cultura.”

Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnali a pescare e lo nutrirai per tutta la vita. (Proverbio cinese)

Nei pomeriggi, invece, si sono svolti numerosi e intensi momenti di formazione, di condivisione e d’ascolto. ogni riflessione pomeridiana voleva essere un incentivo a vivere con più consapevolezza e profondità quanto sperimentato nelle attività mattutine. In generale, però, ogni approfondimento ci ha portati a conoscere realtà marginali che ci circondano quotidianamente senza che noi ce ne rendiamo conto, ad esempio il primo soccorso offerto dall’Associazione Linea d’Ombra a Trieste, che con silenzio e dedizione si prende cura degli ultimi che arrivano nel capoluogo giuliano. Sempre seguendo il tema della marginalità, interessante e profondo è stato l’intervento di Fausta Favotti, assistente sociale, che ci ha portato “Ai margini della libertà”, titolo scelto per questo pomeriggio. Fausta,  avvicinandoci alla realtà delle carceri e ad ulteriori misure alternative alla reclusione a noi poco note, soffermandosi in particolare sulla messa alla prova, che consente alle persone che commettono un reato non di particolare gravità, di evitare lo sconto della pena in carcere, svolgendo lavori di pubblica utilità e di volontariato. Successivamente, anche Antoine e Marie Habonimana, giunti in Italia dal Burundi in seguito alla guerra civile tra le etnie hutu e tutsi, ha hanno condiviso con noi sia i difficili momenti vissuti nel loro Paese, sia quelli riscontrati qui in Italia legati al complesso processo di integrazione.

L’incontro con Andrea Mosca “Micro-credito maxi-aiuto?” ha invece ci ha consentito di confrontarci con una nuova idea di economia, il micro-credito, che ha riscosso un discreto successo in alcuni villaggi africani, grazie a progetti sostenuti e finanziati dall’associazione AMU. Attraverso le parole di Andrea, abbiamo conosciuto una realtà diversa da quella quotidiana, rendendoci più coscienti dei benefici economici e materiali di cui godiamo.

A concludere i pomeriggi di formazione è stata Silvia Cotula, operatrice della Caritas, che ci ha invitato a meditare sui pregiudizi e gli stereotipi espliciti ed  impliciti che ci circondano e che ci limitano nell’approcciarci all’altro.

Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. (Mahatma Gandhi)

Questa settimana non è stata assolutamente un’esperienza di volontariato perché si è rivelata  un’occasione per ogni ragazzo di uscire dalla propria “bolla”, mettendosi in gioco e valorizzando le proprie qualità e capacità per offrirle a chi ci sta attorno.

La bolla da cui abbiamo tentato di uscire è quella dell’indifferenza che ci porta a considerare l’altro, il diverso, ombra del nostro mondo e non si può pensare che egli non abbia influenza su di noi e viceversa. La nostra è stata una palestra di rapporti veri nella reciprocità. Ci impegniamo, ora, a portare i frutti positivi di questa esperienza anche nella nostra quotidianità.

Inoltre, la partecipazione della comunità di Udine ha reso l’esperienza ancora più arricchente. Il sostegno di famiglie, volontari e focolarini ci ha fatti sentire accompagnati e motivati a metterci in gioco. Siamo grati di aver condiviso questa settimana con loro, consapevoli che senza il loro aiuto, il loro tempo e le loro energie spese per la riuscita del Campus, nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile.

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