Leadership di comunione

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A scuola per esercitarsi in una leadership di comunione

Seconda tappa di un percorso formativo innovativo per diventare animatori di comunità

di Aurelio Molè

La nuova vita nasce da una trasformazione. La metamorfosi del bruco che diventa farfalla può diventare una metafora anche della vita in evoluzione delle comunità locali dei Focolari in Italia. Nella crisalide avviene un vero e proprio processo di ristrutturazione che porta alla nascita di una farfalla che spiccherà il volo.

Una scuola di formazione, svoltasi in data 1-2 ottobre, sulla leadership di comunione per gli animatori delle comunità dei Focolari in Italia, con circa 800 partecipanti riuniti in 30 gruppi in presenza ed alcuni via Zoom, sono stati come l’involucro, la crisalide, per maturare e avviare nuovi processi per proseguire nel cammino di rinnovamento per portare con creatività e slancio la radicalità del Vangelo.

Crisalide deriva da khrysós “oro”, per l’aspetto dorato dell’involucro. E sappiamo che l’oro è forgiato nel crogiolo. L’incubatore di una comunità cresce in uno scambio di idee, relazioni, incontri, vita quotidiana, contatti, che devono “accarezzare il conflitto”, con la possibilità di confrontarsi, scontrarsi, in un dialogo autentico, con parresia, toccando il cuore delle proprie passioni, sentimenti, pensieri con verità per far scaturire una nuova creatura, una nuova attenzione a se stessi, ai bisogni dell’altro, del territorio per cercare, camminando insieme, delle risposte possibili non misurabili in risultati quantitativi, ma qualitativi perché fecondati da un amore reciproco generativo.

Per far decollare nuove o antiche comunità occorrono dei leader di comunione. Non dei leader d’antica data tutto decisionismo, personalità, carattere, ma degli animatori che per possedere uno stile comunionale ne devono in primo luogo aver fatto l’esperienza per poterlo trasmettere ad altri ed essere in grado di metterlo in pratica. Si spiega così l’impostazione della scuola di leadership di comunione metodologicamente impostata per fare in modo di sperimentare il camminare insieme, ognuno con i propri talenti e passioni, per una comune missione da raggiungere. È stata innanzitutto una esperienza con la caratteristica della leggerezza dove l’umorismo non è inteso come grassa superficialità ma «una medicina – come ha detto Papa Francesco – che fa «relativizzare le cose e ti dà una grande gioia». Permette di abbassare le difese, di rilassarsi per essere più veri, di sentirsi non giudicati, di catturare e mantenere più a lungo l’attenzione, di lavorare insieme con simpatia sapendo che tutti abbiamo dei pregi e dei limiti, ma ci compensiamo solo in cordata, con la forza del gruppo, come in una squadra di calcio, dove ci si sostiene e aiuta a vicenda. È il gruppo che farà la differenza, non il singolo eroe da thriller hollywoodiano.

La figura del leader, anche nella società, sta mutando verso un nuovo tipo di uomo e donna capace di relazioni. Nel corso di un precedente appuntamento formativo, Jesús Morán, co-presidente dei Focolari, aveva definito i leader di comunione come persone, decise, convinte, energiche, ma capaci «di privilegiare il “noi” al di sopra del puro “io”. Coscienti, quindi, che la forza proviene dalla corporatività e non dalla atomizzazione. Persone che suscitano consenso, che invertono la tendenza della competitività snervante e trovano spazio per tutti, anche per i più deboli, soprattutto per loro. Con questo tipo di leadership, i talenti di tutti vengano a galla e non sono sepolti dalla invidia. Il leader di comunione privilegia l’ascolto al parlare, il lasciare fare al fare, il tempo allo spazio, la mitezza alla violenza, il servizio al guadagno, l’amore all’egoismo, l’accordo all’imposizione, la sapienza all’ideologia».

La due giorni si è snodata con scioltezza con un metodo che prevedeva sei brevi video introduttivi di Jonathan Michelon e Giampietro Parolin, esperti di leadership e di processi decisionali, su argomenti come i vari personaggi-tipo delle nostre comunità, dall’organizzatore al criticone, passando per l’assenteista, proseguendo col definire che la vita, le relazioni, i contatti personali vengono da una malattia tipica dei Focolari, “l’incontrite”. Sintomi curabili solo con la conoscenza dei protagonisti delle comunità locali, delle loro passioni, bisogni e talenti. Altro video paragonava le passioni e i talenti della comunità ad un cocktail, da mescolare e miscelare bene, come una bevanda piena di spirito, questa volta Santo, che deve guidare la comunità. Essendo i nostri docenti veneti non appaiono casuali le metafore alcoliche. Poco dopo, infatti, paragonano la leadership ad un buon vino bianco spumeggiante. Che sia pubblicità occulta del Prosecco?

Il discorso, però, è serio e non fa una piega. La leadership come un buon vino ha bisogno di un calice che la renda aperta e trasparente, ha bisogno di una buona fermentazione, di idee che abbiano il tempo di nascere, maturare, crescere in una vigna, l’humus, su cui si sviluppa la vita comunitaria.

Le idee devono quindi essere raccolte, catalogate per poter intraprendere successivamente un processo in cui si prendono insieme le decisioni secondo le regole del gioco che si sono autonomamente scelte in modo chiaro per tutti. L’importante è non essere autoreferenziali, ma realizzare progetti che rispondano ai reali bisogni delle persone e del territorio. Alcune iniziative si esauriscono nella comunità locale, altre debordano nello stesso alveo con altre città, o confluiscono in ambito nazionale. L’importanza è calcolare bene le proprie forze, i passi che si possono compiere, altrimenti costruiamo torri che non si possono completare.  È meglio portare a termine un piccolo progetto dove si crea entusiasmo, parola che deriva dal greco: en dentro thèos dio. Il dio dentro.

Nella scuola non si sono seguite lezioni frontali, con filmati, Power point, ma subito dopo i brevi video, si è passati alla condivisione, allo scambio di idee, alla ricerca delle parole chiave da mettere in luce basandosi su delle domande stimolo. Anche perché un leader di comunione sa ascoltare, è al servizio, mette in risalto le ispirazioni degli altri, valorizza i talenti, le differenze e li sa armonizzare, sa cogliere i bisogni e gestire gli inevitabili conflitti. Finché c’è conflitto c’è vita e c’è speranza. Senza conflitti è una comunità già morta. Le comunità locali così possono avviare un discernimento comunitario, dal basso, in piccolo cercando di evidenziare, basandosi sulla cultura della fiducia e non del sospetto come si può agire su un territorio, qual è il grido a cui dare una risposta, con amore, creatività, audacia.

Incoraggianti alcune impressioni dei partecipanti che hanno molto gradito i contenuti e il metodo di lavoro. «Nelle nostre comunità di Treviso, Venezia e Belluno a volte il “riscaldare”, che apparentemente potrebbe creare maggiore disordine, consente in realtà di “aggiustare” i rapporti fra noi». Dall’Abruzzo scrivono: «C’è aria di nuova libertà rispetto al periodo precedente; come azione pensiamo di fare una mappatura dei bisogni della città e raccogliere le disponibilità delle persone; inserire in ogni attività della comunità l’aspetto umoristico, così da creare anche le condizioni adatte per andare anche in profondità». In Friuli-Venezia-Giulia: «è stata molto apprezzata la novità dei video seguiti dalle domande che serviranno da stimolo per tutto l’anno. Ci siamo detti che sarebbe importante trasmettere questo patrimonio a tutti i membri delle comunità locali, per farli partecipare direttamente a questa fase evolutiva dei Focolari». «In fondo è semplice – dicono a Roma – occorre un cambio di prospettiva: cercare l’altro e lavorare sulle connessioni».

Domande nei gruppi

Per approfondire

AA.VV.,Chiamati a essere comunità: una guida per vivere una spiritualità di comunione,  Città Nuova, Roma, 2021

La presente guida può essere utilizzata nelle comunità, nei gruppi della Parola di Vita, in gruppi nella parrocchia . . .  L’accento sarà sull’imparare come mettere in pratica il Vangelo nello spirito di comunione, a casa, al lavoro, tra gli amici e nella comunità. Ciascuno dei 12 punti della spiritualità dell’unità, come per esempio “Dio è Amore” o “La volontà di Dio”, è visto nella prospettiva della comunione. Per ogni punto sono poi presentate esperienze di Vangelo vissute da persone di ogni età e vocazione nel loro impegno di vivere una spiritualità di comunione. Trovi il libro qui: https://www.cittanuova.it/libri/9788831165914/chiamati-a-essere-comunita/

Luigino Bruni – La comunità fragile – Città Nuova
Un testo ispirato che aiuta a leggere l’esperienza comunitaria nelle sue ombre, nelle sue luci, nelle prospettive che abbiamo davanti.

Sguardi sulla comunità
Elena Granata – Placemaker, gli inventori dei luoghi che abiteremo – Einaudi
Johnny Dotti – Chiara Nogarotto – Generare luoghi di vita – Paoline

Leadership
Barbara Sgarzi – Vino, donne e leadership – Sole24ore

Decisioni
Olivier Sibony – Stai per commettere un terribile errore! Come evitare le trappole del pensiero – Raffaello Cortina
David Perkins – La saggezza di Re Artù, la tavola rotonda come metafora per creare organizzazioni intelligenti – Etas

Marianella Sclavi – Arte di ascoltare e mondi possibili. Come si esce dalle cornici di cui siamo parte – Bruno Mondadori https://www.youtube.com/watch?v=MrlGCKHpRLk

Leadership nella Chiesa:  https://youtu.be/VnbeyU7xKqc

Modelli decisionali e di presa di decisione nella Chiesa: https://youtu.be/ziSlaR8C9Bs

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3 Commenti

  1. FINALMENTE !!!
    Sinceramente mi sembra di sognare sentendo parlare di confronto sincero di idee, opinioni, sentimenti, progetti e dove il lavoro di squadra viene valorizzato come condizione imprescindibile.
    Per lavorare efficacemente sul territorio collaborando con le altre associazioni da cui c’è molto da imparare, il lavoro di squadra è fondamentale…

  2. Sarà vero che questa sinodalita’ è nei desideri profondi di tutti ????
    Con tanta Preghiera e fiducia in Chi ci ha donato il Carisma , faremo risorgere Speranza ed entusiasmo .

  3. È un lungo e difficile cammino, certamente, ma…..a Dio tutto è possibile , se faremo spazio a Lui!!! Mi tornano in mente le parole di Chiara riferite a quello che avrebbe fatto poi in paradiso……” continuare a lavorare per l’Opera di Maria”. Su questa certezza, noi quaggiù…darci da fare!!!!

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