Come uno spicchio di arancia

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Il cammino di unità è un’esperienza vitale, anche in un incontro di preparazione di una veglia ecumenica per giovani di tutta Europa.

60 movimenti e tradizioni cristiani. Migliaia di persone da tutta Europa parteciperanno a Roma, il prossimo 30 settembre ad una veglia ecumenica che si chiama “Together | Raduno del Popolo di Dio” per pregare in vista dell’Assemblea sinodale di ottobre. Del resto, la parola insieme è contenuta anche nell’etimologia di Sinodo: camminare insieme. Verso quale direzione? L’unità sognata da Gesù che non ha solo un significato escatologico, della fine dei tempi, ma ha un’attrattiva anche nel presente. Il motivo? Si realizza anche oggi, pur con tutti i limiti e le difficoltà. S’intravede, si sperimenta, si realizza nel “qui e ora” in tante esperienze, piccole ma profetiche e significative.

Alice Montrucchio di Torino (la ragazza a destra)

Papa Francesco ha ricordato come «il cammino verso l’unità dei cristiani e il cammino di conversione sinodale della Chiesa sono legati» e ha invitato anche i giovani a partecipare alla veglia ecumenica e al programma speciale curato per loro per tutto il fine settimana curato dalla comunità di Taizè. Di questo cammino ed esperienza già in atto ne è testimone Alice Montrucchio di Torino, una giovane dei Focolari, che lo scorso novembre si è recata a Taizè, in Francia, per una tre giorni di incontro preparatorio della veglia ecumenica. Dalla freschezza del suo racconto in prima persona traspare l’esperienza fatta.

«Appena mi è stata proposta questa iniziativa ho avvertito dentro di me una spinta ad andarci. Non avevo capito di cosa si trattasse, avevo già preso degli impegni ed ero preoccupata perché il viaggio sarebbe stato costoso. Una voce interiore continuava a pungolarmi e ho deciso di ascoltarla. Avevo poco tempo per decidere e alla fine, dopo giorni di silenzio e discernimento, ho detto il mio sì. Con lo zaino in spalle sono partita e sul treno continuavo a chiedermi come mai stavo andando a Taizè, un posto perfettamente sconosciuto. Non ero mai stata in Francia e non parlo il francese. Non avevo davvero capito di cosa si trattasse e non avevo idea di chi avrei incontrato. Così ho pregato e ho affidato tutto al Signore, chiedendogli di farmi strumento della Sua volontà.

Dopo sei ore di viaggio sono arrivata nella comunità di Taizé. Che bello! Sono rimasta colpita dalla loro semplicità e mi sono sentita subito a casa. Mi hanno accolta e mi hanno indicato la camera da letto. Pian piano che arrivavano persone da tutta l’Europa mi sentivo sempre più ricca e piena di entusiasmo. Non conoscevo nessuno, ma sentivo una forte connessione e avevo tanta voglia di conoscere quelle anime così luminose. Ho messo da parte l’imbarazzo e la timidezza e ho iniziato a parlare in inglese con chi incontravo. Quante belle storie, parole, pensieri, idee e racconti che ho sentito in quei giorni speciali.

Ho conosciuto Irene una focolarina originaria del Madagascar che vive a Ginevra in Svizzera. Ci siamo abbracciate come sorelle nonostante non ci fossimo mai incontrate prima. In quei giorni abbiamo avuto la grazia di condividere la stanza e di conoscerci più in profondità. È stato bello poterci confrontare. Siamo di due confessioni cristiane differenti, io cattolica, lei protestante, ma anziché essere un motivo di divisione, la comunione spirituale ci ha, invece, arricchito e rese più vicine e unite.

Le giornate sono trascorse in un’aria di famiglia. Eravamo tutti uguali, indipendentemente da dove provenivamo, dalla nostra età e dal ruolo che ricoprivamo nella società. Per i pasti insieme lavavamo i piatti e sistemavamo i locali.

Nei momenti di preghiera è stato stupendo vedere così tante persone, più o meno giovani, inginocchiate o sedute per terra. Persone di diversi pensieri, vite e confessioni cristiane. Una donna vescovo luterana seduta vicino a un sacerdote ortodosso, un uomo anziano accanto a una ribelle adolescente e un bambino piccolo di fianco a una suora cattolica. Tutti a lodare lo stesso Dio. Si pregava cantando in mille lingue, alternando momenti di silenzio a letture della Bibbia che illuminavano la vita di ognuno.

Trascorsa la prima giornata non avevo ancora compreso fino in fondo il motivo per cui ero lì, ma il mio cuore era pieno di emozioni e di gioia.

Il giorno dopo tutto era chiaro: ero stata invitata per preparare “Together | Raduno del Popolo di Dio”, l’evento del 30 settembre a Roma, per confrontarci e vivere in fraternità. Che idea stupenda! Ma la cosa ancora più bella è stato che non abbiamo semplicemente parlato, ma agito. Abbiamo fatto esperienza di cosa vuol dire concretamente camminare insieme. Quanto vorrei che tutto il mondo vivesse quello che abbiamo sperimentato in questi giorni, vorrebbe dire abbattere tutte le barriere e vivere nella pace, proprio come voleva Chiara Lubich: tutti figli di uno stesso Dio che è Amore.

I momenti così ricchi di condivisione mi hanno fatto pensare a quanto sarebbe bello se tutti fossimo più umili e riconoscessimo che le nostre convinzioni di fede non sono assolute, ma una piccola parte di Dio, come se ognuno di noi fosse uno spicchio di un’arancia che prende forma nel momento in cui si unisce agli altri. Un solo spicchio non rappresenta l’intera arancia, ma solo una parte di essa. Se ci fosse amore e unità tra tutti noi il mondo sarebbe completo e migliore.

La tre giorni si è conclusa con la concretizzazione del progetto e l’organizzazione della veglia ecumenica, ma resta il sapore di un’esperienza straordinaria, come se fossimo stati insieme una vita intera.

Ci sentivamo fratelli e sorelle in cammino, uniti e vivi”.

Dal 12 al 15 marzo, si è tenuto a Roma un secondo incontro di preparazione che ha affrontato le sfide della logistica, dell’ospitalità, dell’accessibilità a tutti e alla coerenza ecologica dell’evento. La tre giorni si è conclusa con un’udienza privata di Papa Francesco che ha ringraziato tutti di «tessere unità» e ha sottolineato l’importanza di formare insieme una Chiesa di riconciliazione.

La veglia ecumenica del 30 settembre, ci tiene a sottolineare Alice Montrucchio: «Non è rivolta solo ai giovani ma a tutte le fasce d’età: anche bambini, adulti e anziani. Il desiderio è quello che ci sia unità anche tra le diverse generazioni. La Chiesa è fatta di tanti pensieri, tante storie e tanti punti di vista: tutto è prezioso.

A cura di Aurelio Molè

 

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1 commento

  1. Muito lindo! Será uma ótima oportunidade para crescer na comunhão intergeracional, ecumênica além de pedir a plenitude do Espírito Santo para o Sinodo,: que traga para todos nós, muitos frutos de conversão para uma Igreja Sinodal.
    Vou tentar envolver minha comunidade para estar em comunhão com o evento central.

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