A scuola per fare Economia

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È possibile perseguire i propri sogni? Luca Guandalini di Trento, 35 anni, con la sua vicenda personale persegue l’ideale di mettere la persona al centro del mondo economico.

L’economia questa sconosciuta. «Le prime associazioni che si fanno verso la parola economia sono: denaro, commercio, guadagno». A cosa serve l’economia? «Le prime risposte sono: amministrare i soldi, mantenersi, maggiorare i profitti». Parte dallo sfatare i luoghi comuni un video realizzato dagli studenti della terza classe del liceo scientifico G. Galilei di Trento per capire cos’è l’economia e come le nostre azioni e le scelte quotidiane possono rinnovare davvero il sistema economico.

Dal 2017 ad oggi circa 800 studenti delle scuole secondarie di secondo grado della Provincia di Trento hanno partecipato al progetto Economia Etica co-fondato da Luca Guandalini nell’ambito dell’Economia di Comunione. Molti i dubbi e gli interrogativi degli studenti. Tante le risposte e le iniziative. Eppure, tutto parte da una storia personale perché la responsabilità è di ciascuno.

Luca Guandalini, 35 anni, originario di Trento si iscrive alla Facoltà di Economia di Trento senza aver fugato del tutto i suoi dubbi, e cioè se sarebbe stato meglio diventare un medico. Il suo professore di Storia e Filosofia del liceo scientifico G. Galilei lo convince. L’economia regge il mondo: i fatti, gli accadimenti, le guerre, hanno alla radice non «l’amor», ma delle motivazioni economiche che muovono «il sole e le altre stelle». Dopo aver frequentato il primo anno si ritrova nel mezzo di una valle oscura: smarrito.

L’ homo oeconomicus, definito per la prima volta da J.S. Mill «mi appare una figura di uomo molto distante dalla mia esperienza, – racconta Luca Guandalini – rivolto com’è solo ai suoi interessi». Di nuovo un docente, questa volta di Storia economica, lo incoraggia ad andare avanti perché altri mattoni si aggiungeranno nella costruzione della teoria economica e si faranno scoperte interessanti.

Alla fine della triennale scopre il filone dell’Economia della felicità e cioè che oltre un certo limite di ricchezza materiale la felicità pare non seguire più lo stesso andamento di crescita proporzionale, in alcuni casi con un andamento che sembra perfino non correlato. L’aumento indefinito del consumo, del Pil, implica una spinta indefinita di lavoro necessario a finanziarlo e di tempo da dedicare all’attività professionale. A scapito delle relazioni umane. Proprio quelle relazioni che invece costituiscono il principale generatore di felicità. «Rimettevo – spiega Luca Guandalini – insieme i pezzi. Ora avevo una visione di ampio respiro sull’economia e sulle cose veramente importanti per l’uomo. Bilanciavo in un giusto equilibrio le questioni sul benessere materiale, comunque fondamentale per l’essere umano, e sul benessere non materiale».

Dopo la magistrale, il sogno di Luca è fare un tirocinio all’estero, possibilità che, però, non si concretizza. Cerca di  trovare lavoro a Trento e in una settimana trova una possibilità di tirocinio come buyer nell’ufficio acquisti di una multinazionale americana nel settore della metalmeccanica con una sede nella provincia trentina, ma c’è una sorpresa. Si reca al lavoro e, invece di fare un classico tirocinio di apprendimento a supporto di un professionista, siccome un impiegato si era appena licenziato, inizia subito in autonomia.

«Versione arrangiati! Avevo un gran timore di fermare le linee produttive, ma al termine del semestre mi hanno assunto a tempo indeterminato». Luca si guarda attorno, vede colleghi un po’ frustrati da una vita sempre nella stessa azienda. Sono affiatati, ma poco aperti alle novità e dopo la prima esperienza lavorativa erano sedimentati nella compagnia senza soddisfazioni personali spinti solo dal senso del dovere del tirare a campare. Che tristezza, pensa Luca. Altro che economia della felicità.

«Sono situazioni – commenta Luca Guandalini – frutto anche del sistema scolastico dove è quasi sempre assente un accompagnamento sul tuo possibile lavoro futuro. La scuola, quando va bene, fornisce solo un bagaglio di nozioni sufficienti per renderti competitivo e funzionale sul mercato del lavoro senza riguardi della tua soddisfazione personale. Nel mercato del lavoro è logica conseguenza andare in crisi perché ti prendi il primo lavoro che arriva anche se non ti piace».

Dopo tre anni, osservando un sempre maggior peso della burocrazia in ufficio, meno attenzione al riconoscimento del lavoro delle persone e un controllo maggiore solo alla riduzione dei costi e alla massimizzazione del profitto spremendo le persone come un limone, decide di compiere un passo con un grande rischio: licenziarsi. Siamo nel 2019. Contemporaneamente, dal 2017, come volontariato insieme ad alcuni amici, porta avanti dei progetti per l’alternanza scuola-lavoro che «era vissuta male dai docenti perché si trovavano con del lavoro in più non retribuito. Per gli studenti, spesso, si trattava di fare fotocopie per due settimane».

Comincia con una classe «perché agli studenti non si insegna economia e volevamo andare in fondo, alla base della teoria economica, per far emergere il positivo e il negativo e provare a ipotizzare delle soluzioni alternative, come l’Economia civile o l’Economia di comunione». Negli anni il progetto si evolve, cambia adattandosi alle nuove leggi che mutano e alle nuove richieste delle scuole. Dai corsi, ai tirocini nelle aziende, alla partecipazione a Loppiano Lab, si arriva alla formulazione del progetto Economia Etica, portato nelle scuole superiori, con un percorso di quattro moduli così strutturati:

  1. L’economia oggi: partendo dai concetti di base (definire l’economia e la crescita economica per i ragazzi), analisi degli effetti positivi e negativi del capitalismo negli anni, discussione di alcuni paradossi che permangono e di come misuriamo il progresso, con riflessione dei ragazzi su modalità alternative e migliori.
  2. L’economia Civile e l’Economia di Comunione: storia e spiegazione di come questi due paradigmi economici rappresentino un modo nuovo di vivere l’economia e come possa essere una risposta per migliorare il sistema. Integrato con esperienza diretta di un imprenditore.
  3. 4. La responsabilità di ciascuno (suddiviso in due incontri): perché e come ciascuno di noi ha un ruolo nel favorire il cambiamento dell’economia. Responsabilità come consumatore, come cittadino, come lavoratore e come risparmiatore. Il tutto con esempi pratici e testimonianze.

Lasciato il lavoro Luca Guandalini diventa assegnista di ricerca per l’Università di Trento per uno studio sulla sostenibilità economica di un progetto sociosanitario finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento. Sa che è un assegno di un anno non rinnovabile e attraversa un periodo di disoccupazione, sperimentando di persona la frustrazione che ne consegue. Con un Master per il Management del non profit approfondisce uno dei suoi sogni: mettere in comunicazione il mondo profit e non profit. «Il profit – chiosa Luca Guandalini – ha ottime tendenze gestionali, ma sono molto orientate al profitto, con poca visione sui valori, le aspirazioni e gli ideali che l’impresa dovrà seguire in futuro. Il non profit ha ottime possibilità di costruire valore sociale e di coinvolgimento ambientale, ma poi in diversi casi fallisce perché manca la capacità gestionale spicciola».

Senza farsi pubblicità, apre la Partita Iva, e arrivano tante richieste di lavoro. Tutte quelle prestazioni che aveva fatto a titolo gratuito erano state un modo per farsi conoscere, come persona e come lavoratore. Oggi fa il consulente aziendale a tempo pieno per diverse imprese, continua la sua attività di formatore, ora retribuito, per il progetto di Economia etica che ha fondato, ha messo in comunicazioni due realtà simili: il Movimento internazionale dell’Economia del Bene Comune fondato da Christian Felber in Austria e l’Economia di Comunione. «Lavoro con i soggetti più diversi – conclude Luca Guandalini – ma il minimo comune denominatore è il tentativo di utilizzare le mie competenze economiche per aiutare a mettere la persona al centro del sistema economico e creare una economia più sostenibile».

Aurelio Molè

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