Cercare Gesù Abbandonato

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Si sta concludendo il secondo anno del cammino sinodale nelle comunità dei Focolari: l’attenzione ai giovani.

 Di Aurelio Molè

 «In principio è la relazione» – scrive Martin Buber, teologo e pedagogista austriaco, naturalizzato israeliano – può essere uno slogan che ben descrive la dimensione plurale del secondo anno di Cammino Sinodale della Chiesa cattolica che in Italia è stato declinato sui tre Cantieri di Betania della strada e del villaggio; della casa e dell’ospitalità; del servizio e della formazione spirituale e un quarto Cantiere; lavorare insieme alle nuove generazioni.

Se il principio è la relazione, la fratellanza e la sorellanza vengono prima di ogni vocazione particolare, sia laica che religiosa, prima dell’essere uomo e donna, appartenenti ai Focolari o ad altre Comunità ecclesiali presenti nel territorio e così è stato, dove possibile, il ritrovarsi in gruppi eterogenei sparsi per il Belpaese animati da un unico spirito dove il dare e il ricevere sono due facce della stessa medaglia.

Avviare il processo di comunione ha generato una maggiore unità nei gruppi e all’interno della comunità ecclesiale facendo crescere la consapevolezza che per una Chiesa in uscita occorre rischiare di più e valorizzare e dare visibilità al molto vissuto già in atto.

Tra le tante esperienze avviate in Italia il più “trasversale” e “inclusivo” è risultato il quarto Cantiere come ponte e punto di incontro tra generazioni in attività di solidarietà con i poveri a Torino, a Bologna e in altre comunità; i percorsi, in varie città d’Italia, di Upto2me per approfondire i valori dell’affettività e della sessualità, e in Trentino di Ecoplan, sui temi ambientali.

A Corato, in provincia di Bari, si nota una vivacità di iniziative. I giovani hanno partecipato alla terza edizione di Sognitudo 2030 sulle tematiche degli obiettivi Onu sull’Agenda 2030 per coinvolgere una comunità di persone di buona volontà che affronta i problemi del presente proiettando i propri sogni nel futuro con tante attività creative e artistiche. È in programma il progetto Give and sharing sulle problematiche che nascono dall’ascolto del territorio per trovare, attraverso la condivisione in piccoli gruppi, delle possibili risposte perché, come diceva, Chiara Lubich, rivolgendosi a dei bambini: «Non c’è nessuno che non abbia qualcosa da dare: un aiuto, un sorriso, l’ascolto, la gioia, condividere la merenda…».

In Italia le esperienze sono le più varie in campo sociale come la raccolta e distribuzione di alimenti e farmaci per popolazioni bisognose, campi di lavoro presso la cittadella Faro in Croazia, in campo ambientale con azioni puntuali, in campo formativo con scuole sociali, interculturali e di dialogo con i musulmani, ma, in genere, si riscontra la difficoltà del mondo degli adulti nel saper dialogare con i giovani che ruotano poco attorno le comunità locali anche se sono disponibili al confronto e a mettersi in gioco.

Tra gli ultimi eventi, nella diocesi di Foggia-Bovino, il 18 giugno si è conclusa la settimana della legalità e della giustizia sociale. Nella Capitanata preoccupa l’esplosione della criminalità e l’assuefazione per la crescita del numero dei delitti, spesso impuniti. L’eclissi di una mentalità di incontro, dialogo, fraternità genera sfiducia nella popolazione che spesso rinuncia anche a denunciare i delitti. La reazione della città passa per una nuova cultura ben espressa anche dalla recente iniziativa che ha presentato una mostra con dieci grandi testimoni della legalità e della giustizia sociale, tra cui don Pino Puglisi, ucciso nel 1993, nel quartiere Brancaccio di Palermo da mano mafiosa, e Chiara Lubich che ha portato in tutto il mondo un vento di speranza seminando la cultura della fraternità.

Notevole la risposta dei giovani, proprio nei momenti in cui, forse, meno si aspetta la loro partecipazione: una affollata Adorazione eucaristica nella cripta della cattedrale attirati dal silenzio e dalla vita interiore. Giovani definiti seminatori di legalità per cominciare una cultura della legalità dal basso, protagonisti di nuovi rapporti sociali, per un nuovo cammino di speranza, anche in accordo con il progetto 3P, piccoli passi possibili verso la legalità, nato all’interno del cammino sinodale.

A Caltanisetta, la docente di religione Maria Curatolo, ha portato i principi del cammino sinodale dentro le mura della scuola superiore, l’ISS A. Volta, dove insegna, per un dialogo con gli studenti e con i colleghi. Dopo un primo anno di ascolto, anche con risposte scritte a dei quesiti in cui sono emerse alcune caratteristiche della contemporaneità: la dimensione religiosa spesso taciuta in famiglia, l’abnorme uso del tempo trascorso con i device elettronici, cellulari e affini, ma anche il desiderio di affrontare i temi della misericordia e della giustizia da declinarsi in armonia, per una cultura della pace.

La seconda tappa del cammino sinodale si è allora declinata con la collaborazione, già iniziata da anni nella scuola, con la Caritas diocesana, con azioni per persone bisognose e la popolazione ucraina. Ed è proseguita con il cappellano della casa circondariale di Caltanisetta. L’attenzione a chi è recluso, anche con modalità a distanza, il sostegno concreto delle famiglie dei detenuti, è una esperienza straordinaria anche per chi la compie. Come ha ben spiegato Papa Francesco il 2 aprile scorso: «Cristo Abbandonato ci smuove a cercarlo e ad amarlo negli abbandonati» e «anch’io ho bisogno che Gesù mi accarezzi e si avvicini a me, e per questo vado a trovarlo negli abbandonati, nei soli».

Un discorso da rileggere e meditare con attenzione, perché è un manifesto della vita di ogni di ogni comunità: andare a cercare Gesù abbandonato per le vie della città. L’ultima chicca è la partecipazione ad un concorso per le scuole superiori promosso dal Progetto Policoro sul tema del martirio per la giustizia che frutta la pace. Il primo premio, di mille euro, per le spese di iscrizione all’università è stato vinto da uno studente della scuola A. Volta con un elaborato dal titolo: il perdono e la migliore delle vendette. L’unica via per ritrovare la pace perduta, dentro di noi e tra noi.

Ci prepariamo ora a compiere un altro tratto di strada, sempre insieme. Come sappiamo il Cammino italiano è strutturato in tre fasi: narrativa, sapienziale e profetica. “Sono fasi che si intrecciano e si richiamano: i racconti hanno già offerto un primo discernimento e alcune intuizioni profetiche; nel discernimento incontriamo la ricchezza delle storie e l’esigenza di fare delle scelte; infine, nelle decisioni raccoglieremo il frutto delle esperienze narrate e del discernimento compiuto […] Il passaggio alla fase sapienziale fa tesoro di quanto emerso nei primi due anni e intende approfondirlo, in prospettiva spirituale e operativa” (dalle Linee guida per la fase sapienziale del cammino sinodale delle Chiese in Italia).

Vedi anche:

https://www.focolaritalia.it/2022/06/10/il-sinodo-dei-focolari-in-italia-per-un-nuovo-inizio/

https://www.focolaritalia.it/2022/02/14/la-sfida-del-sinodo-le-comunita-si-incontrano/

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