Del Campo di lavoro dei giovani a Sarsina ne abbiamo già parlato in un predente articolo di alcuni giorni fa e lo potete leggere qui. Riportiamo quanto vissuto negli ultimi giorni e, se così si può dire, le conclusioni . . .
Siamo dunque giunti al termine. Difficile condensare in poche righe una realtà tanto varia e coinvolgente. Al momento di partire qualcuno piangeva, altri nascondevano meglio la commozione, tutti erano consapevoli di aver fatto una esperienza unica che li ha segnati.
Il lavoro che hanno svolto è stato molto duro, altro che venire un giorno a spalare cantando ‘Romagna mia’. Sei giorni in cui non si sono risparmiati, specie le ragazze, che hanno fatto cambiare idea a Giovanni sul rapporto donne-legna, donne-trattore, donne- fatica. Il rapporto fra tutti è costantemente cresciuto; senza una sola sbavatura, un solo giudizio, un solo lamento.
Significativo il fatto che una sera, a tavola, ci siamo accorti che nessuno aveva con sé il cellulare; o che tutti partecipassero, senza che nessuno glielo avesse chiesto, alla sparecchiatura, lavaggio delle stoviglie e pulizia della cucina.
Eleonora, la buona e sorridente padrona di casa, diceva che la sua cucina non aveva mai brillato così tanto. Qualche eco giunto dai genitori dopo il rientro e al momento della partenza confermavano che vedevano i loro figli cambiati, sereni, maturati. Ringraziavano per aver fatto loro vivere questa esperienza.
Gli incontri con gli amici che salivano a portare la loro esperienza sono sempre stati seguiti con interesse e partecipazione, sia che si trattasse di un Imam che recita una sura con una religiosa cantilena, di un prete che ci propone una liturgia della Parola all’eremo di San Vicinio, di Claudio Di Filippo che ha tenuto una lezione di origami.
Tutto è servito . . . anche l’andare tutti insieme, dopo cena, in un paese poco distante per partecipare alla festa di compleanno di un cinquantenne e dormire poi all’aperto ammirando una splendida stellata; o visitare il Museo archeologico di Sarsina con una guida e poi la Cattedrale con la spiegazione dell’ex parroco e la successiva imposizione del Collare di San Vicinio; o l’uscita serale alle vicine Terme di Bagno di Romagna dopo una giornata di duro lavoro. Ne hanno approfittato per lavarsi a fondo, dato che l’unica doccia forniva acqua calda solo per i primi due fortunati. Simpatica la gentilezza con cui ognuno cedeva all’altro il privilegio di lavarsi con acqua calda.
Gli ultimi tre giorni hanno proposto la consueta varietà di interventi. Persone che si sono trovate bene con noi, quasi tutti si sono trattenuti per condividere il pasto e l’incontro con le loro differenti realtà ha avuto modo di approfondirsi in pranzi o cene all’insegna delle risate e della fraternità. Gli spazi lasciati ai momenti di relax e cultura non hanno inciso sulle ore di lavoro nei campi o nelle strutture della Fattoria. Erano lì per aiutare usando le braccia e nessuno si è tirato indietro.
Conclusione? Un’esperienza da riproporre, anche se, appare chiaro, che un Campo nato per venire incontro ad una ‘emergenza’ non potrà essere riproposto con tale formula, ma i campi di azione sono e potranno sempre essere tanti.
Antonio Pacchierini – Cesena
L’iniziativa è stata resa possibile grazie anche alla raccolta fondi del Coordinamento Emergenze del movimento dei Focolari coordinata da AMU/AFN a supporto della situazione di bisogno causata dall’alluvione dello scorso maggio in Romagna.
Grazie Antonio. Traspare una esperienza di vera condivisione e come da un male, può nascere un bene che cambia le cose.
Alberto Dellomonaco
Che bella esperienza! Soprattutto la partecipazione inclusiva delle varie spiritualità in un unico scopo amare e collaborare sia nel lavoro che nella riflessione sia nel divertimento, Mi piacete, Sono buddista SokaGakkai da tanti anni, ma sono stata focolarina negli anni ’70 e la voglia di venirvi a trovare c’è sempre, data la vostra comprensione dell’unicità dell’essere umano. Grazie Franchina