La mia vocazione al silenzio è nata in una metropoli

Foto Pixabay
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La mia ricerca e frequentazione di Silenzio si è alimentata nel rumore.
Nel rumore del traffico, nel vociare delle persone, nello sbattere dello sportello di un cassonetto, nell’ululato di una sirena.
Come dicono alcuni santi: “come puoi guadagnare il Paradiso se non lavi i piedi al tuo prossimo?”
Come pensi di lavare i piedi al tuo prossimo se vivi lontano da tutti?
Cercare di capire cosa sia il silenzio, questo aiuta.
Se affermiamo che Dio è in tutto e tutto in Dio, allora sappiamo che la metropoli è il posto ideale per incontrarLo.
Silenzio non è assenza di suoni più o meno fastidiosi, ma Presenza che riempie e spinge fuori ciò che ci allontana da essa.
Silenzio è distacco da quello che adombra la Presenza di Dio.
Quanto “chiasso” ti porti dentro, questo determina il tuo disagio nel cogliere questa Presenza, che è Dio.
Non cadiamo nell’inciampo di sotterrare, di non adoperare, quel talento unico che, per timore di essere giudicati con durezza, teniamo da parte: la capacità di ascolto, di aprirsi alla vita e alla Vita.
Nostalgia del canto degli uccelli e della natura nel giovane in cammino?
Oppure nostalgia di un cuore che parzialmente incontaminato sa ancora camminare e respirare il soffio di ciò che lo circonda?
Se voglio capire le tue parole devo ascoltare, quindi faccio silenzio, metto a tacere la ruota panoramica che ho in testa e le labbra, Ascolto.
Quindi benedetta la metropoli che mi insegna l’Ascolto.
Fa più rumore ciò che sento o ciò che guardo?
Parola di eremita.
Mi viene in mente “il deserto nella città” di Carretto.
Quanta Lode possiamo elevare dal cuore del chiasso.
Unici luoghi materiali dove il chiasso non è salutare sono i luoghi di culto.
(Patrizia Rodi Morabito – Provincia di Reggio Calabria)

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