Dal 26 al 30 luglio 2024 si è svolto a Lamezia Terme il Genfest Calabria dal titolo: “Prendiamoci Cura, dal Brasile alla Calabria”. Un Genfest in rete con il Brasile, punto di partenza della staffetta e con gli altri eventi che si sono realizzati e si stanno realizzando in molte parti del mondo, tra i quali tre in Italia prima a Loppiano, poi a Roma e in seguito a Lamezia Terme. Il 26 luglio è stato un giorno di arrivi mentre il 30 luglio giorno di partenze per i 400 partecipanti provenienti da Campania, Sicilia, Calabria, Sardegna, Puglia, Basilicata, qualcuno da altre regioni italiane e un gruppo dalla vicina Albania. Alcune rappresentanze provenivano anche da Palestina, Egitto, Ghana e altri stati.
Prendersi cura è il tema portante che si è declinato nell’evento lametino nei giorni tra il 27 e il 29 luglio. Il primo giorno ci si è soffermati a riflettere sul prendersi cura dell’«io», grazie anche alla presenza di Valentina Gaudiano, vicerettrice dell’Istituto Universitario Sophia che ha accompagnato i presenti a pensare sul come sin dalla nascita ciascuno è in relazione oltre che con sé stesso con tutto ciò che lo circonda, sull’ influenza che l’io ha per l’ambiente circostante e sull’ influenza che l’ambiente circostante ha sull’ io. Un momento importante che ha invogliato ciascuno a fare un piccolo viaggio in se stesso per prendere consapevolezza di essere unico e chiamato dalla vita ad essere in costante relazione e quindi in dono.
La giornata è proseguita con la suddivisione in gruppi per le attività sociali in diverse realtà della Calabria, un’opportunità – soprattutto per i non autoctoni – di conoscere alcune realtà che vivono e agiscono nel territorio. La giornata si è conclusa a Curinga, prima con una passeggiata per ammirare il Platano Millenario e il Monastero di Sant’ Elia Vecchio, dopo cena con una festa per far si che ciascuno si ritrovasse immerso nel cuore delle tradizioni della città ospitante. Guardare oltre se stessi ed essere protagonisti dell’oggi per realizzare le basi di quel cambiamento che si spera vedere nel mondo con un invito ad essere artigiani di pace.
In queste poche parole giace un po’ l’anima della seconda giornata vissuta dai 400 partecipanti a Isola di Capo Rizzuto, con un momento in cui l’ambasciatore Pasquale Ferrara ha offerto nuove chiavi di lettura sul tempo che stiamo vivendo, portando uno sguardo geopolitico e delineando la responsabilità locale ed individuale per diventare costruttori di pace. Una giornata dedicata all’ «altro», un altro me, più giovane, più anziano, più ricco, più povero, nato in un’altra porzione del pianeta terra, ma pur sempre un altro me, presentato in balia delle acque, sospeso tra passato e futuro nella rappresentazione “Solo Andata” dove ciascuno ha avuto la possibilità di immedesimarsi in un altro che-con nel cuore la speranza ed in tasca un pugno sogni – si affida alla vita e al mare.
“Ogni persona è una luce che viene nel mondo, alcune per brillare devono attraversare il mare, il mare che se le prende”. Queste parole, insieme alla musica, hanno fatto da sfondo a una performance partecipativa sulla spiaggia di Steccato di Cutro dal titolo “Luce di ogni anima”. Le parole e la musica erano intervallate da frammenti di storie, con all’orizzonte una barca con luci che diventavano più fioche o del tutto spente arrivando a riva, un momento di memoria, ma soprattutto un momento di impegno, che ha generato nell’ anima dei giovani presenti un sincero perché. Il 29 luglio è stata la giornata conclusiva: “scegliere” è stato l’argomento che ha dato il via alla giornata.
I presenti si sono interrogati ed hanno provato a dar risposta all’ interrogativo: qual è la prima parola che mi viene in mente se penso al verbo scegliere? Per qualche istante l’attenzione si è focalizzata sul “scegliere di prendersi cura“ prima di dedicare l’ascolto ad alcune storie ed esperienze di persone che hanno scelto di “prendersi cura” e che hanno avuto come comune denominatore, presa consapevolezza di avere una vita sola, il chiedere ai presenti: per chi/ per che cosa vivi ? Un viaggio ciclico quello vissuto al Genfest Calabria, iniziato dall’io, incontrando l’altro il secondo giorno, costruendo il “noi” il terzo giorno. Se ognuno fa qualcosa si può fare molto, diceva don Pino Puglisi, esperienza proposta e concretizzata nel ventaglio di workshop: ogni partecipante ne ha scelto uno, un’occasione per diventare insieme tramite l’ascolto, il dialogo e l’impegno di ciascuno, costruttori di pace e fraternità.
Dopo un pomeriggio di riflessione e condivisione di ciò che è stato e l’esposizione di idee, trampolini di lancio di ciò che si spera sarà, la serata finale dal titolo “Un Mediterraneo di fraternità”, nel Lungomare Falcone – Borsellino di Lamezia Terme: il programma si è snodato attraverso un talk a cui hanno preso parte Vincenzo Linarello e don Luigi Ciotti e altri “testimoni” e diversi momenti artistici con vari gruppi artistici e il cantautore siciliano Giovanni Caccamo. Poi le quinte di questo Genfest si sono chiuse.
Gratitudine è stata la parola di cambiamento spiegata da Giovanni Caccamo, ma anche quella parola incisa nell’ anima di ciascuno, in questi giorni che hanno scritto una pagina nella storia dei Genfest e nella vita di ognuno. Gratitudine ai sindaci di Curinga, di Lamezia Terme, di Cutro e alle istituzioni di queste città, ai vescovi delle diverse diocesi della Calabria, a tutti coloro che con piccoli o grandi gesti hanno supportato l’organizzazione di quest’ evento, a chi molti anni fa questo evento lo ha sognato e a chi ignaro di ciò con dedizione e cura questo sogno lo ha fatto diventare realtà, a tutti coloro che hanno detto il loro si nel partecipare, agli artisti, agli esperti dei diversi workshop, alle diverse realtà locali che hanno ospitato le attività sociali del primo giorno.
Oltre a gratitudine tra le parole che i giovani presenti portano con sé da quest’ esperienza ci sono impegno, progresso, rinascita, evoluzione, fiducia, cambiamento, riconnessione, sorrisi, presente, rigenerazione, speranza. Spenti i riflettori di quest’ evento, il Genfest continua nelle diverse strade che ciascuno percorrerà: ognuno per la propria strada con in cuore la certezza di continuare ad essere insieme sotto lo stesso cielo, illuminati dallo stesso sole, artigiani di pace.
Melina Morana
Rassegna stampa Genfest Italia 2024
Grazie Melina per questa bella sintesi!
Bellissimo! Rende bene la straordinaria esperienza vissuta!!