Le impressioni di un giovane partecipante dell’Emilia-Romagna
La freschezza della novità della Mariapoli è ancora più evidente nelle nuove generazioni perché sperimentano un clima relazionale autentico. Fabrizio Faccani ha 21 anni, studia Scienze delle comunicazioni a Bologna, originario di Mordano (BO), un paese di circa cinque mila anime, distante 11 chilometri da Imola e a pochi minuti, superato il fiume Santerno, dalla provincia di Ravenna l’area maggiormente flagellata dalla nuova alluvione.
Quest’estate ha partecipato, dal 27 luglio al 3 agosto, alla Mariapoli di Pampeago a 1750 metri di altezza ai confini tra le province di Trento e Bolzano. I 162 partecipanti provenivano da tutta l’Emilia-Romagna, ma anche da altre regioni italiane e alcuni dall’estero. Ci spiega lui stesso di cosa si tratta.
«Si trascorre una settimana in montagna all’insegna della spiritualità con passeggiate con vari livelli di difficoltà a seconda delle età: bambini, famiglie, anziani. E la sera, dopo cena, si passano varie serate nella sala dell’albergo. Ogni mattina il “la” alla giornata nasce da una frase su cui riflettere e vivere che parla di fratellanza, di perdono. C’è anche la Messa prima della cena e incontri sulla spiritualità dei Focolari, ma ognuno è libero di partecipare a quello che desidera».
É la prima volta che partecipi ad una Mariapoli?
La mia prima volta è stata quattro anni fa. Non sapevo cosa mi aspettasse e non conoscevo nessuno. Mi hanno invitato un mio amico e un mio cugino. Mi sono trovato così bene che quando si è conclusa ho pianto. Sono stato subito accolto, accettato, voluto bene come persona, così come sono. Ho fatto amicizia e una esperienza quasi “magica” con tante persone al di là delle differenze di età. Sono tornato ogni anno e, nelle successive Mariapoli, tanti hanno invitato altre persone e il gruppo si è sempre allargato. È sempre una festa invitare e conoscere gente nuova.
Quest’estate che esperienza hai fatto, ricordi qualche episodio in particolare?
Niente in particolare perché è il tutto che vivi dall’inizio alla fine che mi attira. La parola chiave è inclusione. Posso citare la serata giochi, una sfida in cui tutti sono coinvolti, dai più piccoli ai più grandi, dove non c’è competizione agguerrita, né cattiveria. Tutti sono coinvolti anche chi all’inizio non vuole partecipare perché lo ritiene infantile. Ricordo un ragazzo molto restio che all’inizio si è tirato indietro. Invece siamo riusciti a coinvolgerlo e a farlo sentire parte del gruppo. Si è molto divertito ed ha terminato il gioco con il sorriso sulle labbra. Magari tornerà!
Si crea un ponte anche tra generazioni…
Una sera ero con un mio amico fuori dall’albergo e ci siamo messi a parlare con un signore anziano che appartiene al Movimento dei Focolari. Non ci saremmo mai aspettati che venisse da noi e ci raccontasse tutta la storia dei Focolari, dalla nascita durante la Seconda guerra mondiale fino ad oggi. Una storia che non conoscevamo. Mi ha toccato il fatto che volesse tramandarci l’esperienza dei Focolari perché non fosse dimenticata. Ci trasmetteva le sue emozioni, i suoi vissuti più profondi ed è come se ci invitasse a sperimentare questa vita non per diventare focolarini ma per vivere la felicità che lui aveva provato. È stato come un passaggio di consegne. Siamo rimasti senza parole, non sapevamo come reagire. Lo abbiamo ringraziato e lo abbiamo raccontato al gruppo dei giovani. Vorrei aggiungere un’altra cosa?
Certamente…
La sera, dopo cena, mi ha molto colpito l’esperienza di alcuni alluvionati di Faenza e di come alcuni noi si sono offerti per aiutare a spalare il fango dalle case e le macerie della città. Inoltre durante i pasti si fanno sempre nuove conoscenze e in una settimana si creano diversi rapporti con un gran numero di persone. Questo è uno dei motivi per cui si forma un gruppo così coeso. E ogni anno cresce il numero di giovani che partecipa a questa originale vacanza.
A cura di Gabriele Amenta
Do ragione a Fabrizio anche’io confermo in questi 4 anni che sono andata in Mariapoli vacanza mi sono sentita come se fosse andata con la mia famiglia.
Noi non eravamo 160 persone ma Una persona cioè Gesù in mezzo per questo non riusciamo a non andare perché ci mancherebbe le vitamine che servono per affrontare non solo inverno,ma anche questa vita un po’ faticosa.
Grazie per le vostre testimonianze! Ritrovo la stessa gioia e gratitudine che ho sperimentato anch’io più di 60 anni fa.