Nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, dal 18 al 25 gennaio, la storia dell’amicizia di Carlo Gallian con la Chiesa evangelica battista
Di Aurelio Molè
Il cambiamento parte sempre dalla vita, dal mettersi in moto, dal vivere in modo concreto il Vangelo. Niente disquisizioni ideologiche, ma concretezza. La svolta nella vita di Carlo Gallian di Rovigo accade per un piccolo Vangelo appoggiato discretamente da sua mamma su un tavolo. Un libro mai sfogliato.
Correva l’anno 1968 e prima d’ora, era solito leggere libri di Carlo Carretto, Charles de Foucauld, Santa Caterina, Teresina del Bambin Gesù, ma non il Vangelo. Questa è la volta buona per aprirlo, ma suonano alla porta. È Giovanni, un suo amico, gli chiede se può avere in prestito i dischi dei Beatles.
Carlo lo scruta, lo conosce e non si fida di un tipo strano che gira per Rovigo su un tandem a quattro posti con un ombrellone. Inventa una scusa e i long-playing dei Beatles restano nella sua stanza. Chiude la porta e apre il Vangelo. Legge questa frase: «A chiunque ti chiede dà senza domandare restituzione». (Lc 6,30).
Esce di casa, cerca Giovanni e gli consegna i dischi. Una gioia incontenibile lo inonda. Da un gesto d’amore si spalanca dentro un orizzonte d’infinito e la vita cambia. Era impegnato con il GA, Gruppo amici del Rosario, ma ora l’incontro con il Vangelo e con i Focolari gli aprono orizzonti impensati verso l’unità anche con persone di altre chiese cristiane.
Con sua moglie Patrizia riprende i contatti con il pastore della Chiesa evangelica battista dottor Giuseppe Lulich. Un uomo di Dio, di profonda preghiera da cui era legato da profonda amicizia umana e spirituale sin da giovane. «La morte non mi fa paura – gli disse un giorno il pastore Lulich – perché mi permetterà di andare da chi ho cercato di amare di più».
Una vicinanza a Dio che lascia il segno nel vescovo di Rovigo del tempo, mons. Luigi Sartori, che incoraggia Carlo Gallian a portare avanti le relazioni con il pastore e cristiani appartenenti ad altre chiese. L’iniziativa e il coraggio non gli mancano e Carlo si presenta davanti al cancello della Chiesa evangelica, una piccola casa di una sola stanza, come «un fratello cattolico» non sapendo che allora la loro comunità si chiamava la Chiesa evangelica dei fratelli.
L’amicizia si cementa con la frequentazione, con la partecipazione alle loro celebrazioni, con il trascorrere le vacanze insieme e i primi incontri ecumenici nel Triveneto. Da loro impara l’attenzione, la cura e la profondità di saper leggere le parole del Vangelo, i dettagli della parabola del Buon Samaritano gli sembrano nuovi. «Una volta – ricorda – ad un incontro in cui si meditava il brano del Buon Samaritano, che conoscevo bene, capii come Gesù vuole che la persona si ami nei minimi particolari».
L’amicizia cresce e si espande, varcando anche i confini. Con alcuni amici della Chiesa poi divenuta evangelica battista si recano a Ottmaring in Germania, una cittadella ecumenica dei Focolari e ad Ausburg, sempre in Baviera, quando venne conferito a Chiara Lubich il premio “per la grande festa della pace augustana”.
Due anni dopo partecipano a Berlino al primo Congresso degli Evangelici amici dei Focolari. «La comunione fu così profonda – commenta Carlo – che ci sembrò di aver vissuto un momento di vera unità in Cristo. Ricordo che all’omelia del vescovo evangelico di Berlino, Cruise, mi sono commosso, perché non mi era mai capitato di sentire approfondire un brano evangelico con tanta originalità, e ho pensato quale ricchezza sarà l’unità tra le chiese».
La vita si snoda proseguendo nel dialogo tra la Chiesa evangelica Battista e i Focolari, fatta di azioni concrete per i poveri, per gli immigrati, con la condivisione delle esperienze sulla vita del Vangelo vissuto, con la collaborazione all’associazione Bandiera gialla che ha più di due mila soci che raccolgono fondi destinati all’acquisto di generi di prima necessità per le persone indigenti, e con la trasmissione della Parola di vita nella radio Voce del deserto che nasce nell’ambito della Chiesa evangelica di Rovigo.
Cosa vi unisce? «Ci unisce – conclude Carlo – l’amore. Non trattiamo argomenti teologici, ci vogliamo bene con libertà e con fatti concreti. Siamo veramente fratelli tutto l’anno, non solo per la Settimana dell’unità tra i cristiani e, speriamo che un giorno sia visibile l’unità tra le Chiese. Solo così il mondo andrà meglio».
Che bello, credo che uniti nel messaggio del Vangelo si possa davvero fare la differenza. Sono contento che anche a Rovigo ci siano iniziative, cerco di restare aggiornato
Grazie per aver messo in luce il Vangelo, come Parola che genera VITA nuova, che ci trasforma e si diffonde come fuoco che brucia!!
Bella questa unità con i fratelli valdesi che produce arricchimento reciproco senza desiderio di prevalere ma col solo scopo di sentirci Uno in Cristo Gesù
L’unità è il frutto dell’amore quando diventa reciproco. L’amore aumenta quando si allacciano rapporti di amicizia con scambio di di esperienze e con le opere di carità fatte insieme. La conoscenza umana porta anche la conoscenza dei sentimenti che rivelano la nostra intimità che è anche la nostra parte migliore che rende il il il rapporto più forte e duraturo..